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IL COSACCO

KAZAK - Periodico indipendente bilingue italiano e russo- n° 13/2010 del Registro della Stampa del Trib. di Roma in data 19/01/2010 Cultura-Politica-Gossip . Redazione info@romameeting.it

 

 

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 "Holodomor" la fame artificiale del 1933.

Post n°8 pubblicato il 28 Novembre 2006 da romameeting
 
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Holodomor" la fame "artificiale" che nel 1932-1933 provocò la morte di più di dieci milioni di cittadini ucraini. L’Ucraina di Viktor Yuchchenko commemora i feroci eventi di quegli anni tristi dell’era sovietica alla presenza di una nutrita rappresentanza diplomatica proveniente dalle attuali più evolute nazioni del mondo.

Nonostante nel 1932 il raccolto di grano in Ucraina fosse stato particolarmente buono, nell’inverno per decisione di Stalin la popolazione ucraina fu privata del cibo sufficiente per sfamarsi: le autorità sovietiche perpetrarono l’abominio in questo modo del crimine della pulizia etnica contro un intero Popolo inerme, che aveva l’unica colpa di essere legato alle proprie tradizioni cristiane, avendo già tra l’atro accettato le regole della collettivizzazione per la produzione e la gestione delle risorse agricole. In quell’inverno 1932-1933 le famiglie ucraine furono costrette a cibarsi delle carcasse di animali, ed anche delle carni dei propri bambini. Tuttavia l’elemento che consente di afferma re che Mosca perpetrò, allora il crimine della "guerra etnica" risiede nel fatto che assieme alla "artificiale fame" i comunisti vietarono l’uso della "lingua ucraina" imponendo invece l’uso forzato del "russo".
Parole forti sono sta dette finalmente, dopo decenni di imposto silenzio, sulla Carestia artificiale del 1933, eco della denuncia fatta lo scorso anno dal Presidente della Repubblica di Ucraina Viktor Yushchenko di fronte ai rappresentanti delle Nazioni Unite. La Rivoluzione di Ottobre e il dilagare del comunismo avevano operato una immensa, duplice discriminazione. Durante la Guerra Civile Russa (1917-1920) un milione trecentomila russi della "nobiltà bianca" latifondista vicina allo Zar e l'elite intellettuale del Paese erano stati privati di ogni diritto reale e costretti all'esilio o condotti a morte dalla spietata polizia politica, la C'eka. L'Unione Sovietica ha mantenuto per più di 70 anni, in nome della scelta politica collettivista, intere generazioni prive dei più sacri diritti civili e quelli reali sanciti dalla Carta dei Diritti dell'Uomo e contenuti nelle Carte Costituzionali di tutti i Paesi democratici a cominciare da quella americana del 1787, soggiogando le masse ed estirpando dalle coscienze il desiderio della libera espressione e quello del possesso individuale di beni spirituali e materiali. Bukharin affermòٍ: "La scienza dell'economia non è più necessaria in un paese come l'U.r.s.s., in cui i rapporti economici possono essere liberamente decisi per gli uomini, senza sottostare a "leggi naturali", misteriose e tiranniche". Tutto era semplice, di una stupenda e brillante semplicità: furono nazionalizzati i mezzi di produzione, fu collettivizzata la terra e fu istituito un ufficio di pianificazione centrale, che doveva dirigere da Mosca l'attività economica dell'immenso, sconfinato paese. Non a caso Stalin consente ed ordina in Polonia la deportazione dei polacchi dell'Est nella Pomerania ed il trasferimento dei polacchi pomerani verso i territori di confine con la Russia: il tentativo che viene condotto è la russificazione dei cittadini. Portare la gente della Polonia Orientale slavizzata ed abbastanza comunisticizzata a stretto contatto con il confine tedesco, mirava a creare una naturale barriera sociale e culturale. Simili spostamenti coatti di intere popolazioni sono stati effettuati dal potere centrale sovietico anche in Ucraina, in seguito ulteriormente vessata insieme al Caucaso settentrionale, al Volga e al Kazachistan, dalla storica Carestia tra 1932 e 1933 che fece 18 milioni di morti, "pilotata" dal dittatore Stalin ma per sterminare i piccoli proprietari? No fu sporca guerra etnica.

"Squarciamo il sudario della memoria sulle responsabilità dirette del regime staliniano nella politica che scientemente condusse al massacro nell'ambito della dekulakizzazione per l'eliminazione dei piccoli e medi contadini proprietari, ma anche per sterminare con la guerra etnica quelle popolazioni tradizionalmente resistenti ad accettare la sostituzione dell’ideologia comunista alla fede in Dio. Di tutto ciò non si seppe nulla in Italia: di chi la responsabilità? Chi si salvò , venne trasferito, deportato e dovette abbandonare tutto, riuscendo a portare poco con sé, nulla più degli effetti personali e la grande umiliazione di non poter possedere nulla di proprio, pedissequamente afflitto dall'arroganza dei commissari politici di Regime: ragion di stato esasperata che poco aveva a che fare con la pura ideologia socialista che oggi è una delle anime dell’attuale Europa a 25

". Ciò afferma la Dott.ssa Liliya Bilyk presidente del Movimento "Ukraina in Europa" e membro della delegazione ucraina al ‘Culture and Cultural Policies for Development’ 5th Ministerial Colloquy, organizzato dal Consiglio d’Europa a Kiev 15-17 settembre, candidata del MIDS alla carica di Consigliere Municipale aggiunto nel primo municipio di Roma: "Oggi, a settanta anni da questi tragici avvenimenti e dopo dodici anni dal ristabilimento progressivo delle libertà con l'avvio della Perestroika gorbacioviana, il nuovo corso politico ucraino voluto dal Viktor Yushchenko dopo la rivoluzione arancione del 2004 e la volontà dell’Ucraina di aderire all’Europa hanno reso maturi i tempi per svelare il dramma "artificiale" del 1933".

Giulio de Nicolais

 
 
 
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