"NARRARE è RESISTERE"
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Appello per la verità sui traffici nazionali e internazionali di rifiuti e materiali radioattivi Quinto appuntamento della piattaforma Cyber Attiva di Vodisca. Chiediamo il vostro cyber aiuto per contrastare i traffici illegali di rifiuti radioattivi. Questa petizione che Vodisca propone è stata lanciata da Legambiente In seguito troverete il testo integrale della petizione Noi sottoscritti, chiediamo alle istituzioni del nostro Paese il massimo impegno affinché sia fatta piena luce sui traffici nazionali e internazionali di rifiuti e materiali radioattivi che hanno interessato a vario titolo l’Italia, in particolare tra la metà degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta. Di questi traffici si sono occupati nel tempo diversi uffici giudiziari (le procure di Reggio Calabria, di Paola, di Catanzaro, di Matera, di Potenza, di Padova, di La Spezia di Bari, e di Asti) che individuarono diversi filoni di indagini tutti riconducibili ad un network criminale dedito professionalmente allo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi in mare, lungo le coste di paesi Africani (Somalia, Libia etc.) o nelle montagne dell’Aspromonte e della Lucania. Tutte le indagini portano alle stesse persone e vede il coinvolgimento di soggetti appartenenti al mondo imprenditoriale e delle professioni, armatori, esponenti di spicco di organizzazioni criminali di stampo mafioso, faccendieri e soggetti legati ai servizi segreti deviati e/o ai capi di governo di diversi paesi. A queste attività criminali fanno riferimento anche importanti documenti istituzionali, come le relazioni approvate dalle diverse commissioni parlamentari d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti succedutesi dal 1995 ad oggi e le testimonianze raccolte dalle stesse commissioni. Vale la pena ricordare, al riguardo, quanto affermato nel 1999 dall’allora Procuratore di Reggio Calabria, Antonio Catanese, secondo il quale, in base agli elementi probatori fino ad allora acquisiti, si poteva affermare che colui che era considerato a capo della rete aveva provveduto ad affondare circa trentadue navi, grazie alla complicità delle cosche reggine. Il sospetto che emerge dalle indagini della magistratura e delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sui traffici di rifiuti è che lungo le rotte internazionali dei rifiuti tossici viaggino sovente anche armi e munizioni. Un intreccio su cui stava probabilmente lavorando anche Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio insieme a Miran Hrovatin, subito dopo essere tornata dall’area di Bosaso, vero e proprio epicentro di traffici e mala-cooperazione. Scenari inquietanti, segnati anche da altri episodi luttuosi, come la morte improvvisa del capitano di corvetta Natale De Grazia, punta di diamante del pool investigativo della procura di Reggio Calabria, impegnato nelle indagini sugli affondamenti sospetti di navi lungo le coste italiane. A queste vicende sono state dedicate numerose indagini giornalistiche che hanno consentito di acquisire importanti testimonianze, in Italia e all’estero. Come il racconto dei due pescatori di Soverato che durante una battuta di pesca raccolsero nelle loro reti una strana “palla di fango”, molto probabilmente una sorgente radioattiva (nello stesso punto dove poco tempo prima erano stati recuperati alcuni fusti gialli buttati da una nave) che sul momento ustionò loro le mani: i due poi si ammalarono entrambi di leucemia. O le conferme di chi ha operato in Somalia, duranti i lavori di costruzione della strada Garowe-Bosaso, seppellendo container di rifiuti. Le ultimi notizie riferite dagli organi di stampa in merito alla emissione da parte della Direzione distrettuale antimafia di Potenza di 10 avvisi di garanzia a otto ex direttori del centro Enea di Rotondella e a due boss della ‘ndrangheta con l’accusa di “produzione clandestina di plutonio, traffico di sostanze radioattive e violazione dei regolamenti per la custodia di materiali e scorie nucleari”, hanno rilanciato i dubbi e le preoccupazioni sollevate a più riprese dalle associazioni ambientaliste. E’ per tutte queste ragioni che rivolgiamo al governo e al Parlamento il nostro appello affinché sia assicurato il massimo impegno delle istituzioni per il raggiungimento della verità. In particolare chiediamo: 1) il massimo sostegno alla magistratura nelle indagini ancora in corso sia per quanto riguarda gli affondamenti sospetti delle cosiddette “navi dei veleni” sia per quanto concerne i presunti traffici di materiale radioattivo; 2) la realizzazione di un’approfondita campagna di monitoraggio nei siti marini dove si presuma siano avvenuti gli affondamenti delle navi e dei loro carichi tossici, avvalendosi del supporto tecnico-scientifico dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; 3) l’immediato avvio di progetti di cooperazione internazionale con la Somalia, al fine di verificare l’eventuale seppellimento lungo la strada Garowe-Bosaso, di fusti e container di rifiuti pericolosi; 4) l’immediata istituzione della Commissione d’inchiesta sulla morte della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, affinché possa proseguire l’indispensabile approfondimento del contesto in cui è maturato il loro omicidio. Promotori dell’Iniziativa Nuccio Barillà (Legambiente Calabria) Mauro Bulgarelli (Senatore) Barbara Carazzolo (Giornalista Famiglia Cristiana) Alberto Chiara (Giornalista Famiglia Cristiana) Danilo Chirico (Giornalista) Marco De Biasi (Legambiente Basilicata) Roberto Della Seta (Legambiente) Gianni De Podestà (Corpo forestale dello Stato) Francesco Ferrante (Senatore) Enrico Fontana (Legambiente) Monica Frassoni (Europarlamentare) Marco Fratoddi (Direttore La Nuova Ecologia) Antonino Morabito (Legambiente Calabria) Francesco Neri (Magistrato) Nicola Maria Pace (Magistrato) Cristiana Muscardini (Europarlamentare) Ermete Realacci (Deputato) Paolo Russo (Deputato) Luciano Scalettari (Giornalista Famiglia Cristiana) Massimo Scalia (Professore, ex presidente Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti) Luciano Tarditi (Magistrato) Maurizio Torrealta (Giornalista) Anna Vespia (vedova Cap.no Natale De Grazia) Nicola Zingaretti (Europarlamentare) SCHEDA DI PRESENTAZIONE Il “Comitato per la verità” sui traffici nazionali e internazionali di rifiuti e materiali radioattivi, promosso da Legambiente, è costituito da magistrati, giornalisti, esponenti politici, familiari di vittime, ambientalisti che hanno dovuto misurarsi con una vicenda ancora oggi oscura, densa di pericoli concreti, innanzitutto per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. In questi anni, tutte le persone impegnate, nei rispettivi ruoli, affinché fosse accertata la verità sugli affondamenti sospetti di navi lungo le coste italiane e i traffici di rifiuti e materiali radioattivi hanno avvertito, e qualche volta subito, un clima di ostilità, di ostruzionismo se non di vera e propria minaccia. La convinzione maturata in questi anni è che sull’insieme delle vicende oggetto di indagini giudiziarie, attività d’inchiesta parlamentare, dossier e reportage giornalistici, gravi una sorta di “congiura del silenzio”, tesa ad evitare o depistare gli indispensabili accertamenti. Il “Comitato per la verità” nasce con l’obiettivo di contrastare questa “congiura”, attraverso l’impegno diretto di chi l’ha costituito e la raccolta di nuove testimonianze; il sostegno alle attività d’indagine giornalistica e di approfondimento; lo stimolo costante verso le istituzioni affinché siano assicurati mezzi e risorse idonee per l’accertamento dei fatti. L’Appello che lanciamo oggi, presentando il “Comitato” è aperto alla sottoscrizione di tutti quanti vorranno condividere le ragioni di questa iniziativa (e ci auguriamo che siano tanti). Altre ne seguiranno, a cominciare dalla raccolta e pubblicazione di atti e documenti utili per ricostruire la memoria storica di queste vicende. Così come non mancheranno iniziative tese a sollecitare una maggiore attenzione da parte di quegli organismi internazionali, a cominciare dalla Commissione europea, che hanno il dovere di contribuire all’accertamento di una verità che non riguarda soltanto il nostro Paese. Il “Comitato per la verità” avrà sede presso l’Osservatorio Nazionale Ambiente & Legalità – Legambiente Direzione Nazionale http://www.legambiente.eu/onal/index.php ; tel. 06 86268372 – 396 Roberto Della Seta Enrico Fontana Presidente nazionale Legambiente Responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità Cronologia degli eventi Luglio-Novembre 1985 nel porto di La Spezia ne venne arrestato il comandante e disposto il sequestro conservativo del carico e della stessa motonave; quando infine riuscì a partire, dichiarò quale porto di destinazione quello di Lomè (Togo) dove non è mai arrivata, ed anzi risultò che avesse scalato in porti fuori rotta quali Cipro, libano, Grecia. (fonte: Zona Nucleare, Le inchieste e le indagini avviate dalle procure, 2003) negli anni ’90 31 Ottobre 1986 calabrese con un carico sconosciuto di cui è certa solo la presenza di granulato di marmo. Le dinamiche del naufragio e di come si sia “lasciata andare” verso i fondali presentano impressionanti analogie con il successivo naufragio della Rigel. (fonte: Legambiente, Terre Blu, 2004) 21 settembre 1987 alla denuncia di Legambiente che preso avvio l’inchiesta della magistratura. Un procedimento giudiziario per truffa ai danni della compagnia assicurativa accerta che si trattò di uno strano affondamento: la merce dichiarata per ottenere il risarcimento del danno non era in realtà mai salita a bordo. L’ispezione del carico dal porto di partenza di Marina di Carrara non fu mai effettuato, grazie alla corruzione del funzionario doganale incaricato. Coincidenza significativa: Giorgio Comerio segnala questo evento sulla sua agenda personale: “la nave è affondata”. Dopo l’affondamento inoltre l’equipaggio è sparito e non fu più rintracciato neanche il Comandante. (fonte: Legambiente, L’intrigo radioattivo, 1996) 9 Dicembre 1988 non noto dello Ionio meridionale, durante il viaggio da Barcellona ad Antalya (Turchia) (fonte: Legambiente, Le navi dei veleni, 2004) Agosto 1989 Ravenna, in acque internazionali. (fonte: Legambiente, Rifiuti radioattivi: il caso Italia, 1995) 14 Dicembre 1990 finisce per piaggiarsi a Capo Sudero. (fonte: Legambiente, L’intrigo radioattivo, 1996) 1 Febbraio 1991 errore del Comandante, mentre dai dati tecnici fu dimostrato che la stabilità della nave fosse tale che essa era predisposta alla possibilità di “ingavonamento” (ossia disposizione sul fianco). (fonte: Zona Nucleare, Le inchieste e le indagini avviate dalle Procure negli anni ’90, 2006) Maggio 1993 dalla motonave furono trovati quasi un anno dopo in mare, al largo delle coste della Campania. Dalle misurazioni effettuate fu riscontrata una radioattività da torio 234, con valori almeno cinque volte sopra la media. (fonte: Legambiente, Terre Blu, 2004) 1 Marzo 1994 denunciato come rottami di rame. Il 2 marzo la nave giunge nell’antiporto di Crotone, e il 3 viene ispezionata dalla locale Capitaneria di Porto che sospetta un trasporto clandestino di profughi albanesi. Invece nella stiva figurano effettivamente solo rottami di rame gettati un po’ alla rinfusa: 1200 tonnellate. La nave viene comunque scortata per 15 miglia da una motovedetta: procedura singolare dal momento che tutto risultava in ordine. Successivamente da Crotone viene allertata la Capitaneria di Porto di Palermo dove la Korabi arriva il 4 marzo. Le autorità marittime, oltre a ripetere i controlli già effettuati a Crotone, effettuano anche dei rilievi per valutare eventuali tracce di radioattività: il controllo dà esito positivo, e il carico di radioattività risulta superiore ai limiti previsti dalla legge. Viene negato alla nave il permesso di scaricare il proprio carico e di entrare nel porto di Palermo. Il 9 marzo la nave riparte da Palermo con destinazione Durazzo, ma il 10 la nave compare nelle acque di Pentimele, nei pressi di Reggio Calabria, senza presentare tracce di radioattività ai nuovi controlli delle autorità marittime. Parte così l’inchiesta giudiziaria per accertare un eventuale scarico in mare da parte della suddetta nave. La nave scompare poi fino all’aprile 1995. Il circolo di Legambiente di Catanzaro raccolse in quel caso puntuali testimonianze da un gruppo di sub circa la sosta anomala di una motonave, durante quei tre giorni, a ridosso della cosiddetta fossa di Badolato, profonda oltre 1000 metri. (fonte: Legambiente, Rifiuti radioattivi: il, 1995) caso Italia 20 Marzo 1994 l'operatore Miran Hrovatin. I due erano in Somalia per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa, insieme ad altri paesi tra cui l’Italia, con il nome di "Restor Hope". Stando alle numerose testimonianze in loco, poco prima dell’omicidio i due giornalisti stavano indagando su un traffico di rifiuti e armi che vedeva coinvolto il nostro paese e la stessa Somalia. 13 dicembre 1995 spiaggiamento della motonave Rosso, il capitano di corvetta Natale De Grazie muore improvvisamente in circostanze a dir poco sospette: gli esami autoptici e le perizie predisposte dalla magistratura non hanno mai fornito risposte certe sulle cause della morte. Va rilevato che il capitano De Grazie era uno dei più attivi e capaci collaboratori dei magistrati calabresi e che la sua morte fu un colpo mortale per il prosieguo delle indagini. Nel 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì alla memoria del capitano De Grazie la Medaglia d’oro al valore di Marina. – durante un viaggio verso La Spezia, decisivo per le indagini sullo- A Mogadiscio, un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai, e- Inizia il viaggio della Korabi Durres dal porto di Durazzo: il carico ufficialmente è- All’altezza del canale di Sicilia affonda la Marco Polo. Alcuni containers “persi”- affondamento della motonave Alessandro I nei pressi di Molfetta attribuito ad un- La Jolly Rosso si trova in difficoltà al largo di Vibo Valenzia, viene trainata e- la motonave maltese Anni affonda in Alto Adriatico durante il viaggio dal Pireo a- Affondamento della Four Star I, battente bandiera dello Sri Lanka in un punto- La motonave Rigel fa naufragio a 20 miglia da Capo Spartivento. Fu grazie- La nave Mikigan, partita dal porto di Marina di Carrara, affonda nel mar Tirreno- Sparizione della motonave Nicos 1 e del suo carico. Già mentre caricò |
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