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I Comunisti e la Costituente

Post n°41 pubblicato il 23 Giugno 2006 da rossebandiere
 

da Rinascita, I comunisti e la Costituente, Anno III, n. 4, aprile 1946
trascrizione e conversione in html a cura del CCDP


E'arrivata per 1'Italia l'ora delle grandi decisioni: il 2 giugno il popolo italiano eleggerà la Costituente. Per la prima volta nella sua storia esso potrà liberamente giudicare uomini e istituti del passato e decidere la sorte del paese per l'avvenire. Il passato è il fascismo, la monarchia, la guerra infame contro la libertà dei popoli e contro gli interessi della Nazione, la disfatta militare, la rovina, il disastro nazionale. Dall'abisso in cui è precipitato il popolo italiano si ergerà dinnanzi ai responsabili delle sue sciagure e, giudice implacabile dei loro misfatti, pronuncerà il verdetto definitivo. La monarchia, complice del fascismo e di tutti i suoi crimini, già condannata nella coscienza degli italiani, sarà definitivamente eliminata dalla vita nazionale. Spetterà agli elettori, donne e uomini, gettare le basi di una Italia nuova, libera, indipendente, democratica, progressiva, nella quale non sia mai più possibile che il fascismo rinasca, e siano aperte al popolo tutte le vie del progresso politico e sociale.

A tutti i cittadini italiani il Partito comunista presenta il suo programma, che è programma di rinnovamento democratico e ricostruzione del paese nell'interesse dei lavoratori.
Per assicurare le libertà del popolo e garantirle contro ogni minaccia di rinascita reazionaria e fascista, i comunisti rivendicano prima di tutto: la soppressione dell'istituto monarchico, complice del fascismo, riparo e centro di organizzazione di tutte le forze reazionarie ancora in agguato e la proclamazione della Repubblica democratica dei lavoratori.

Nella Costituzione repubblicana devono essere garantite tutte le libertà del cittadino:
la libertà di parola, di domicilio, di riunione, di organizzazione sindacale e politica, di stampa;
la libertà di coscienza, di culto, di propaganda e di organizzazione religiosa;
parità di diritti economici e politici agli uomini, alle donne, ai giovani, a tutti i cittadini, qualunque siano la loro razza, la loro posizione sociale, le loro convinzioni politiche o religiose.

Nella Repubblica democratica italiana dovranno però essere prese misure efficaci per impedire ogni tentativo di ridare vita aperta o clandestina al fascismo.
Libertà a tutti i cittadini, ma nessuna libertà a coloro che vogliono sopprimere le istituzioni democratiche.

Nella Costituzione repubblicana dovranno essere proclamati e sanciti i nuovi diritti dei lavoratori del braccio e della mente.
Il diritto al lavoro, al riposo, all'educazione, all'assicurazione sociale contro le malattie, la disoccupazione, l'infortunio e la vecchiaia.
A garanzia di questi nuovi diritti deve stare un nuovo concetto sociale della proprietà, che pur riconoscendo ampi limiti allo sviluppo della iniziativa privata per la ricostruzione nazionale, permetta allo Stato di combattere contro i privilegi della plutocrazia e di intervenire con efficacia per alleviare le miserie del popolo.

I comunisti propongono che la Repubblica sia organizzata sulla base parlamentare, riconoscendo il popolo come depositario della sovranità nazionale, dando piena autonomia agli organismi locali senza sovrapposizioni e inciampi burocratici, riconoscendo alla Sicilia e alla Sardegna diritti di regioni autonome nel quadro dello Stato italiano, attribuendo alla regione determinate funzioni, ma senza spezzare la compagine organica dello Stato unitario.

La Magistratura dovrà essere organizzata come potere giudiziario indipendente, sulla base di un radicale miglioramento della condizione economica dei magistrati e facendo larga parte al principio elettivo.

Per sradicare i privilegi di quei gruppi economici ancora semifeudali e monopolistici, che sono stati gli artefici del fascismo, della guerra e del disastro nazionale, il Partito comunista, deciso a sostenere nella Costituente il programma di rinnovamento economico proposto dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro, rivendica:
la nazionalizzazione della grande industria monopolistica essenziale ai fini della riorganizzazione industriale, dei servizi pubblici, delle grandi banche e delle società di assicurazione;
la istituzione di Consigli di gestione con rappresentanza di tutti i fattori che contribuiscono alla produzione;
la difesa dell'artigianato e della piccola e media industria;
una profonda riforma agraria che tenda a eliminare la grande proprietà latifondista, ad avviare la grande azienda verso forme di conduzione cooperativa, a rinnovare i contratti agrari a favore dei coltivatori, a estendere, proteggere e aiutare la piccola e media proprietà, a far sparire la disoccupazione cronica, a elevare la produttività generale dell'agricoltura italiana.

Per garantire all'Italia una pace giusta e ridare alla nazione italiana liberata dal fascismo il posto che le spetta nel consesso degli Stati democratici e nella organizzazione delle Nazioni Unite, il Partito comunista propugna una politica estera che ripudi decisamente e per sempre ogni tendenza nazionalistica e ogni velleità di militarismo e di imperialismo. I comunisti considerano esiziale al paese e respingono una politica estera che speculando su dissensi tra le grandi potenze democratiche tenda a fare dell'Italia lo strumento di gruppi imperialistici stranieri e denunciano le campagne di provocazione sciovinistica e di calunnie contro l'Unione Sovietica le quali, ostacolando i nostri rapporti con questo grande paese, aggravano ancora di più la già difficile situazione d'Italia.

L'Italia deve fare una politica di amicizia e intesa con l'Unione Sovietica come con le altre grandi potenze democratiche, di comprensione e collaborazione con le nazioni confinanti a occidente e oriente, rifiutando di aderire a qualsiasi blocco di potenze rivali.
Scopi concreti di questa politica estera devono essere innanzitutto:
la fine dell'occupazione alleata e del controllo alleato e il ritiro da ogni regione italiana di qualsiasi forza militare straniera;
una pace giusta che non umili il popolo italiano, lasci all'Italia la città italiana di Trieste, e in tutti i campi tenga conto dello sforzo fatto dal popolo italiano per l'annientamento del fascismo, e dei sacrifici da esso sopportati nella guerra di liberazione;
la riconquista della piena indipendenza nazionale;
la garanzia al popolo italiano della pace che è indispensabile per la ricostruzione economica e politica e per il rinnovamento sociale del Paese.

L'opera della Costituente sarà vana se il governo che uscirà da questa assemblea non adotterà immediatamente un programma di misure economiche di emergenza allo scopo di far fronte subito alle miserie dei lavoratori, dei senza tetto, dei reduci, alla disoccupazione, alla insufficienza dei salari e degli stipendi, al pauroso aumento della tubercolosi e della mortalità infantile. Per questo il Partito comunista propugna:
un vastissimo programma di lavori pubblici nelle città e nelle campagne e in prima linea la sistematica ricostruzione delle case, con l'intervento dello Stato e dei Comuni per stimolare la iniziativa privata e sostituirsi ad essa se indispensabile per il bene della Nazione;
un miglioramento dei salari e degli stipendi reali e l'istituzione di un efficace sussidio di disoccupazione;
l'aumento delle pensioni ai vecchi lavoratori;
la rapida liquidazione delle pensioni alle famiglie dei caduti e ai mutilati ed invalidi sia per causa della guerra di liberazione nazionale, sia per causa della guerra imposta dal fascismo al popolo italiano;
il risarcimento dei danni ai sinistrati di guerra e vittime di rappresaglie tedesche, escludendo invece dal risarcimento coloro che dalla guerra e dal fascismo hanno tratto profitto e che hanno collaborato con l'invasore;
la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria ai lavoratori e una vasta campagna nazionale di solidarietà per la salvezza dell'infanzia;
e, allo scopo di avere i mezzi necessari alla realizzazione di queste misure senza compromettere la stabilità della moneta:
la confisca effettiva e rapida dei profitti fascisti e di guerra;
l'appello al risparmio mediante un grande prestito per la ricostruzione;
una imposta straordinaria sui grandi patrimoni;
la riorganizzazione di tutto il sistema tributario, in modo che la imposta, semplificata, venga pagata dagli abbienti e non gravi in modo intollerabile sui lavoratori e sui produttori piccoli e medi.

Per la realizzazione di questo programma di profondo rinnovamento democratico e sociale il Partito comunista auspica la unità dei lavoratori e di tutte le forze sinceramente democratiche e progressive. Qualunque sia l'esito elettorale il Partito comunista sosterrà in seno alla Costituente la necessità di una particolare collaborazione di quei partiti che hanno più largo seguito nelle masse lavoratrici.

I comunisti lavorano e lottano per l'unità materiale e morale del popolo italiano. Essi invitano a votare per loro tutti i cittadini i quali vogliono che attraverso una politica costruttiva di unità nazionale l'Italia abbia garantito un governo stabile, che la guidi con fermezza sulla via della ricostruzione.

Repubblica, pace e lavoro.
Unità del popolo attorno alle bandiere della democrazia.
La maggioranza del popolo attorno alle bandiere del Partito comunista, per la rinascita e il rinnovamento d'Italia.
Questo dovrà essere, il 2 giugno, il responso delle urne.
Viva la Repubblica democratica dei lavoratori!
Viva il Partito Comunista Italiano!

Il Comitato Centrale Del Partito Comunista Italiano

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