cronache parallele

La sala era piena… come un uovo multirazze.. gente di ogni ceto ed eta’.. la signora moglie di un milionario gomito a gomito con quel barbone che elemosina qualche euro al semaforo per poi berselo al bar all’angolo.. l’impiegato delle poste con gli occhiali in contrasto con la propria faccia fianco a fianco con la ballerina del privèè del piu’ trasandato locale per single della città con le sue smagliature scolpite nell’abbondante cellulite che senza vergogne cercava di mostrare a chiunque.. il professore di latino che sentiva la disoccupazione mettergli il fiato sul collo a braccetto con l’amante del milionario di cui sopra nel suo lungo vestito da sera marchiato ipercoop.. c’erano tutti.. e tutti si fermarono in silenzio a fissarmi quando mi affacciai alla porta della sala.. oohh maestosa sala tutta illuminata da festose luci natalizie,con tavolini e sedie in plastica verdi camuffati da serata di gran gala.. una piccola orchestra in scomodi abiti di raso blu suonava all’angolo della sala,ovviamente in playback,ovviamente perchè tutto doveva seguire il tema serale… avevo tutti gli sguardi su di me… avevo tutte le espressioni di severa indagine a passarmi ai raggi x… avevo come una mano nello stomaco che mi ispezionava da dentro.. ma restavo immobile.. col solo sguardo a passare a ispezione tutti gli occhi su di me.. uno ad uno... solo dopo aver passato a rassegna ogni coppia di occhi mossi il primo passo.. il silenzio era tale che riecheggiava ogni singolo rimore di ogni mio singolo passo.. uno piu’ lento dell’altro quasi a godersi quella parata.. le teste della gente giravano seguendo il mio tragitto come una partita di tennis al rallenty.. finchè arrivai al banco del bar.. un tavolaccio crudo con una ciotolina cruda di salatini raggrizziti dal tempo..il barista camicia bianca stropicciata agitava uno sciecher vuoto in plastica posizione e sorrideva per deformazione professionale.. ripose lo sciecher appena le mie dita cominciarono a trotterellare sul tavolaccio.. sentivo ogni singola coppia di occhi riscaldarmi la nuca con gelida severita’.. tutto era immobile e silenzioso.. guardai il barista imitando il suo sorriso e chiesi da bere.. come con uno schiocco tutto riparti’.. la musica si alzo’ alta nella sala.. la gente si giro’ a chiacchierare per i fatti suoi..  chi a ballare.. chi intorno a me a ordinare da bere.. chi cercava  il bagno.. chi flirtava con la piu’ simpatica.. chi si accontentava della piu’ antipatica.. nessuno sguardo era piu’ su di me..ritornato nell’ombra chiamai la camicia bianca stropicciata chiedendogli “un altro”..