Creato da: ruconcon il 25/07/2005
Sul ritmo della pachanga i ricordi di un giovane 'rivoluzionario'

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

damianojackgg1950g.filistrucchielcicala_1944save.lellaruconcondino.nitratolllllTCllllldemachegrazianosalsaugodegrandisorienteavanasilviasprizzacharat2Gramsci451
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« La Ciudad Escolar Camilo...El Ejercito Rebelde. »

Al lavoro, compagni!

Post n°15 pubblicato il 12 Settembre 2005 da ruconcon

La Brigada si compone di oltre cento giovani, di molti Paesi. Una bella forza di lavoro, peccato che quelli che sanno davvero lavorare siano poche unità: l’italiano Guizzardi, qualcuno tra i cinesi, i russi, altri dell’Est europeo e tra i latinoamericani. Dopo averci censiti e suddivisi in squadre, un Tenente – siamo aggregati all’unità militare che lavora alla Ciudad – destina gli italiani al completamento di una palazzina nei pressi della strada. Destiamo la curiosità dei campesinos di passaggio a cavallo, ma il risultato produttivo è scarso e da allora siamo impiegati solo in compiti generici di picco, pala e carriola. La fatica è tanta ed il sole scotta assai, ma ce la metto tutta a scavare e poi a smuovere pietre, rastrellare, ripulire il terreno, con l’animo – non racconto storie – del volontario che lavora per realizzare un obiettivo rivoluzionario.  Lo stesso entusiasmo anima tutta la Brigada; i cinesi, addirittura, si stabiliscono delle mete di lavoro, piantando una bandiera rossa nel punto dove arrivare alla fine della giornata. Purtroppo il sole del Tropico è sfiancante anche per chi c’è nato, figurarsi per noi; così decidiamo di tutelare la nostra salute, stabilendo una sosta di dieci minuti per ogni ora di lavoro, che forse poi diventano quindici. D’altra parte i soldati e le soldate che vediamo lavorare nei pressi tengono un ritmo chiaramente adatto al clima ed alla loro umanità tropicale; chissà perché alla più carina (foto) tocca soltanto il compito di innaffiare. I cinesi ci copiano presto, pur mantenendo il sistema della bandiera.
Forse perché non ci si annoi a ripetere lo stesso lavoro il Tenente ha la bell’idea di farci sistemare a prato una vasta zona, trapiantando cotiche erbose ricavate dal terreno incolto fuori della Ciudad. Al picco ed alla pala si aggiunge così la zappa, per la squadra ‘esterna’, che si alterna – mattina e pomeriggio - con l’altra ‘interna’ nel compito di mettere a dimora le benedette zolle. Preleviamo anche e trapiantiamo qualche alberello e cespugli. Dicono che il Capitàn Peres è contento.
In meno di trenta giornate di effettivo lavoro la Brigada non potè costruire qualcosa che consentisse la posa di una targa commemorativa - d’altra parte la Ciudad era già tutta edificata - ma di lavoro di sistemazione ambientale ne fece parecchio, con tanta onesta volontà e con risultati di buona utilità. Il pensiero che alla ripresa della scuola i bambini avrebbero potuto correre sui  prati da noi formati, ci riempiva di legittima soddisfazione. La squadra internazionale di lavoratori dell’edilizia, veri, riuscì anche a finire la palazzina, destinata a centro di informazioni ed accoglienza.
                                           ♪ 

La vita alla Ciudad non era solo fatica. A parte le visite turistiche, vennero a intrattenerci un paio di complessini musicali (Pachanga!); ci riposavamo al fresco nei nostri alloggiamenti o andavamo alla Tienda, la tettoia dove c’erano bar-ristorante, televisione, jukebox e flipper. Era lo spaccio e circolo militare (truppa e ufficiali facevano vita comune), aperto ai campesinos di passaggio, che fermavano il cavallo legandolo all’apposita stanga, stile far-west. Non c’erano alcolici, anche la birra era analcolica, ma facevano dei frullati di frutta e dei frappè eccezionali; se ci entrassi ora saprei ancora cosa ordinare: un batido de fruta bomba oppure una leche malteada.

 

Un giorno, sono in squadra esterna, sento un fruscio e vedo un movimento vicino, nel folto d’erba. Qualcuno lancia urli, tutti mollano gli strumenti e saltano in là. Non so se anch’io faccio altrettanto, forse sì perché ad un paio di metri di distanza passa un serpentone: non ne vedo la testa, il corpo avrà una spanna di diametro; la lunghezza non so dire, non finisce mai di passare, ma certo qualche metro. Mi suonano ancora le allarmistiche voci sentite all’Avana sulle bestie pericolose d’Oriente, ma passando i giorni cessano le preoccupazioni ed in effetti dopo il serpente non vedo altri animali strani, salvo una povera iguana, portata al guinzaglio da un campesino.
Nella Ciudad c’è invece un’invasione di mosche, evidentemente attirate dall’agglomerato umano e relativi rifiuti; ma veramente malefici, non solo fastidiosi, sono i mosquitos che ci sono nella campagna, piccoli – quasi invisibili – ma terribili per le punture che mi riempiono di ponfi, soprattutto le gambe. Grattando, buttano sangue e pus. Nei momenti di riposo è un continuo sventolare sulle gambe per cacciare le mosche che, vigliacche, tendono a posarsi proprio sulle croste. Capisco perché i cubani lavorino sempre vestiti, nonostante il caldo. Un argentino, che chiama tutti hermano - fratello -  e così per tutti il suo nome diventa Hermano, s’investe del compito d’infermiere e gira negli alloggiamenti con cotone e disinfettante, bravo samaritano che ricordo con gratitudine.
Caldo, fatica e punture sono un sacrificio, che sopporto ricordando che in questa stessa zona tanti combattenti ne hanno passate di ben peggio, fino alla morte. Stringere i denti e lavorare. Questa zolla d’erba che mi fa faticare per staccarla – penso – è il mio piccolo contributo alla Rivoluzione, forza!
I cinesi cantano, anche, benedetti loro!
                                             
 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963