Creato da: ruconcon il 25/07/2005
Sul ritmo della pachanga i ricordi di un giovane 'rivoluzionario'

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Revolución con pachanga.

Post n°26 pubblicato il 03 Novembre 2005 da ruconcon

Nel 1998 nei negozi di dischi dell’Avana non trovai copia della Pachanga, né alcuna traccia nella memoria delle persone interpellate; solo un anziano elemento di un complessino musicale se ne ricordava, ma poi non si combinò per eseguirla. In tutto il mondo i motivi musicali passano di moda, ma a Cuba la musica è vita, è cultura che conserva precisa traccia delle evoluzioni avvenute da oltre un secolo; non proprio di tutte, però. Oggi sui siti cubani di musica trovo rare citazioni della Pachanga. Il buco è forse conseguenza dell’esodo verso gli Stati Uniti, prodotto dall’instaurarsi del regime comunista, dei gusanos (vermi) i dissidenti - o semplice gente che pensava a campare - compresi tanti musicisti. E’ stato in pratica cancellato dalla memoria musicale collettiva, così importante per i cubani, quanto è legato ai gusanos. Pachanga è divenuto sinonimo di festa, carnevale, baldoria.
Di un certo Andrés Sorel, scrittore spagnolo, trovo un’affermazione del 2003, in polemica con gli intellettuali che si erano pronunciati contro la repressione a Cuba: sono gli stessi che negli anni ’60 appoggiavano incondizionatamente la Rivoluzione cubana, dicendo “aquella es diferente, es una revolución con pachanga, aquella es muy bonita”.

Difficile trovare nella Storia rivoluzioni con esito bonito, che abbiano cioè portato libertà al popolo nel cui nome furono combattute. Di solito viene anzi citato un solo esempio, quello che diede vita agli Stati Uniti d’America; ma non fu, a mio parere, una rivoluzione bensì una guerra d’indipendenza dal dominio coloniale. A mia cognizione si possono invece citare (consultare Enciclopedia) le rivoluzioni del 1915 in Messico (Pancho Villa); del 1923 in Turchia (Atatürk); quella sandinista in Nicaragua (anni 1970), quest’ultima costretta alla democrazia dalla pressione USA. Purtroppo non riesco ad aggiungerne altre: la costante storica è che le rivoluzioni danno presto luogo a regimi dittatoriali, più o meno sanguinari - in primis contro i loro propri esponenti - e la Pachanga non poté certo rendere diversa la rivoluzione castrista.

 

 
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