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« Messaggio per un caldo natale.. »

 L'incoscienza del suo nome

Post n°3 pubblicato il 05 Novembre 2005 da sakura1983

Non sapeva né il come né il perché. Sapeva solo che lui era lì, davanti a lei, e che per niente al mondo avrebbe voluto fermare quell’istante.Non conosceva la ragione della sua visita né perché i suoi occhi penetrassero così prepotentemente nei suoi pensieri, ma niente avrebbe impedito che quel momento svanisse. Frettolosamente lo invitò ad entrare, quasi avesse commesso un peccato mortale non pensandoci prima, e richiudendo dolcemente la porta dietro di loro non poté fare a meno di notare le sue mani tremare e la sua voce perdere per un attimo quella sicurezza che l’aveva contraddistinta per così tanto tempo. Il pensiero di quel bacio strappato sotto la pioggia risuonava ossessivamente nel suo animo. Cosa mai lo aveva spinto a tornare?. La sua tortura non era stata forse più che sufficiente per dimenticare un amore infelice?. Quasi alla ricerca di un rifugio, si diresse in cucina per preparare una tazza di caffè. Era stato un periodo difficile per lei. Prima la morte della madre in quella squallida casa di cura ed in seguito la malattia del padre che non faceva altro che aggravarsi sempre più. La solitudine della sua vita era ormai diventata l’abitudine quotidiana, la certezza di non voler più legarsi a nessuno per non soffrire della sua perdita. Non doveva lasciare la sua anima in balia dei sentimenti, vivere dei ricordi che solo il cuore poteva custodire!. Lentamente, dirigendosi verso il salotto, si sentì afferrare da dietro le spalle: le sue gambe tremavano, il suo cuore batteva all’impazzata, mentre le parole che venivano sussurrate al suo orecchio rendevano la sua volontà priva di qualsiasi genere di difesa. Avrebbe voluto divincolarsi, gridargli il suo tormento, ma il suo corpo e la sua bocca erano come paralizzate di fronte ad una forza invisibile.

Le dispiaceva.Aveva iniziato così bruscamente la loro relazione che sentiva di doversi scusare con lui. Le capitava spesso di parlare dei suoi pensieri folli agli amici ma con lui era diverso. Per questa ragione, forse, aveva deciso di frequentarlo, di parlargli non della vita che le scorreva intorno ma delle vicissitudini che la caratterizzavano; di capire ciò che realmente pensava del mondo e dei suoi abitanti. A volte le capitava di pensare che ciò che diceva non era mai ciò che realmente pensava. Era una persona facilmente suggestionabile, influenzabile con estrema facilità da persone con un carisma più forte del suo. Tendeva ad essere introversa, incapace di esprimere i suoi sentimenti alle persone che la circondavano. In risposta ad un’esigenza interiore aveva deciso di amarlo: sentiva che con lui poteva liberare tutte le sue emozioni, capire ciò che realmente le albergava dentro. Era come lei. Attento e scrupoloso in ogni piccolo gesto, ma anche freddo e distante in ogni singola parola. Forte all’apparenza, ma estremamente timido nel profondo del suo animo. Perché ognuno di noi deve soffrire?.Si viene alla luce spinti dal desiderio di conoscere la vita, di assaporare ogni attimo che la natura può concederci, ma la routine quotidiana ci blocca in un mondo che ci rende schiavi di noi stessi e della nostra ipocrisia. Vorremmo evadere, ma le catene che ci trattengono sono troppo pesanti; vorremmo fantasticare, ma la fantasia non esiste più; vorremmo parlare e giocare con i nostri figli, ma la nostra vita è già troppo complicata per accollarci anche i problemi di adolescenti in crisi. Tutti abbiamo paura di soffrire: chi si crogiola in questa situazione d’insofferenza alla vita per crearsi una protezione; chi ogni volta che soffre, tenta immediatamente di rialzarsi dal suo stato d’impotenza. Ma che bello sarebbe vivere senza costrizioni, assaporando quell’attimo fuggente che ci rende pazzi ma allo stesso tempo liberi. Che questo non le fosse concesso? Tuffarsi in quella che ormai vedeva come la sua tortura, era forse quell’unico universo che la vita poteva concederle? Quasi come destandosi da un sogno piacevole, si allontanò da lui dolcemente e lo pregò di andarsene. -“Io domani parto”- sussurrò-. -“Addio”- mormorò lei . Non ebbe il coraggio di voltarsi a guardarlo; questo forse per tentare di nascondere quelle lacrime che gli avrebbero impedito di realizzare il suo sogno. Ma quando sentì che tutto era finito, che dietro quella porta oggetto di desideri e speranze non avrebbe più atteso il suo volto, sentì dentro di lei un vuoto che scoppiò in una folle corsa alla ricerca di un suo nuovo sorriso. Correva senza rendersi conto di ciò che stava facendo; non le importava di niente ma solo ed esclusivamente di lui; non poteva lasciarlo andare senza avergli detto quelle parole che non era riuscita a dirgli otto anni fa. Sarebbe stato lì prima di partire,nel loro parco preferito ad assaporare quei ricordi che riaffioravano nella sua mente in maniera convulsa e disordinata. Gli avrebbe detto tutto, niente sarebbe stato al caso: per la prima volta in vita sua avrebbe liberato il suo cuore.

 Procedeva senza tregua né sosta: spinta solo dal desiderio di vederlo ancora una volta, non sentiva neanche gli sguardi indiscreti dei passanti che la scrutavano quasi indispettiti: nel suo desiderio di agire con lucidità, la sua metamorfosi da persona passiva e strumentalizzata a persona attiva era diventata una forza troppo impetuosa per potersi opporre. Non riusciva a pensare ad una vita senza di lui: non sentire più i suoi occhi su di sé, il profumo della sua pelle, le sue mani che la sfioravano dolcemente. Si era innamorata quasi inconsciamente, senza neanche rendersi conto di appartenere anima a corpo a quella persona; viveva esclusivamente dei ricordi che riusciva ad infonderle, dei respiri che depositava sulla sua pelle, dei suoi sorrisi caldi che la facevano sentire protetta.

Piangeva.Non poteva trattenere quella forte emozione che violentemente sgorgava dai suoi occhi. Lui era lì,sulla loro panchina, con il volto rivolto alla fontana vicino alla quale si erano scambiati il loro primo bacio. Avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo a sé per non lasciarlo mai più, ma tutta la sua determinazione, il suo coraggio, svanirono per lasciare spazio ad una breve e debole invocazione del suo nome . -“Andrea”- sussurrò - . Imprimere ciò che si sente sentendo dentro il desiderio recondito di scaricare i nostri sogni e le nostre delusioni sul candido foglio bianco del destino, avviene solo in alcuni brevi istanti, attimi privi di quella consistenza che solo il tempo e lo spazio riescono ad infonderle. Giochi innocenti come bambini che scrutano il cielo in cerca di nuvole; i loro sguardi che incrociandosi legarono i loro cuori per sempre.

Commenti al Post:
lorteyuw
lorteyuw il 24/03/09 alle 13:54 via WEB
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Data di creazione: 04/11/2005
 

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