Creato da: ferrari1_s il 17/12/2005
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« il peccatoLA CHIESA IN AZIONE »

la salvezza e' per tutti

Post n°2 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da ferrari1_s
Foto di ferrari1_s

 

Isaia 55, 1-5; (leggi anche Luca 14, 15-24; Efesini 2, 17-22).

O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti! Porgete l'orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete; io farò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l'ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del Signore, del tuo Dio, del Santo d'Israele, perché egli ti avrà glorificato.

La gioia della comunione con Dio è l'elemento centrale di questo brano che descrive il ritorno in Israele come un nuovo esodo.

Un nuovo esodo che non è soltanto una semplice ripresa dell'esodo dei tempi di Mosè, così, come se fosse un'immagine ricalcata, poiché questo profeta del sesto secolo, il Deuteroisaia, descrive questo esodo come la realizzazione del Regno di Dio, della piena comunione tra Dio ed il suo popolo.

Quest'armonia viene espressa riprendendo l'immagine del pasto rituale che viene desacralizzato ed esteso all'intero popolo. Il banchetto diventa l'immagine stessa della comunione con Dio, non è un caso che questa immagine sia ripresa più volte da Gesù nei suoi insegnamenti.

La particolarità di questo tempo di Dio è caratterizzato da un Patto eterno che si richiama alle promesse fatte al re Davide che vengono estese a tutto il popolo.

Il Patto eterno che Dio stabilisce con il suo popolo pone in evidenzia come l'iniziativa è e rimane di Dio: è lui che si fa promotore di questo Patto e la sua validità risiede nella capacità di Dio di mantenere le promesse fatte indipendentemente dalla capacità della controparte di riuscire a mantenerle o realizzarle.

E' dunque Dio che chiama e che invita ad ascoltare, e non viceversa: questo significa per noi che l'essere umano è chiamato ad essere tale e a non cercare di essere qualcosa in più. Un fatto su cui riflettere, visto che nella nostra società si cerca sempre di essere o di raggiungere il massimo, con tristi risultati che alla fine si trasformano in incresciose e tristi notizie nei telegiornali che rientrano nei capitoli della cronaca nera.

Ascoltare la Parola di Dio è l'elemento essenziale per vivere una vita che tenga conto delle necessità della propria vita: significa, in poche parole, accettare sé stessi e gli altri.

Gesù evidenzia molto bene la necessità di ascoltare la Parola di Dio nella parabola del gran convito nella quale gli invitati pensano soltanto a delle scuse, anche buone, per non partecipare al banchetto che era stato preparato per loro.

Una parabola estremamente attuale perché invita a prendere sul serio Parola di Dio a viverla, e non a rinchiudersi in certezze da appartenenza ad un "club", da appartenenza di una classe eletta e santa. Gesù infatti risponde con questa parabola ad una persona che diceva: "Beato chi mangerà pane nel Regno di Dio!", e gli risponde dicendo sì è vero, ma colui che mangerà di questo pane sarà colui che ascolterà e accoglierà l'invito, non basta essere invitati, bisogna fare anche gli invitati.

Queste parole debbono farci riflettere in quanto le nostre chiese lottano sempre più contro quella che viene chiamata la secolarizzazione, ossia lo scollamento dei membri di chiesa che come nella parabola di Gesù, trovano scuse per declinare l'invito fatto dal Signore. La Parola di Dio così, non è più una parola guida, ma una parola come tante altre, che si può relativizzare, la chiesa, di conseguenza, diventa, un luogo di battesimi e funerali, il pastore si tramuta in uno pseudo-sacerdote, riuscito anche male, o in un povero cristo al quale si può dare retta o meno… e comunque è molto meglio non dargli tanta retta perché la vita reale è un'altra cosa.

I brani scelti oggi ci dicono invece questo: che la parola di Dio è una Parola concreta, è una parola personale, non delegabile ad alcuna persona o istituzione.

Il secondo Isaia parla delle promesse fatte a Davide, in prospettiva di un rientro in Israele, in prospettiva soprattutto comunitaria, le promesse fatte a Davide sono ora promesse rivolte al popolo d'Israele e non solo, poiché c'è la grande apertura universale.

La Parola di Dio, non si può codificare in base alle consuetudini della nostra società, non si può inscatolare, e l'universalità di questa Parola ne è un esempio.

Una universalità che passa per Israele, per la sua storia, o meglio per la storia della salvezza che si realizza attraverso questo popolo scelto dal Signore, come ricorda anche l'apostolo Paolo che rivolgendosi ai cristiani di origine ebrea e pagana scriveva che Gesù Cristo: "Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini".

Pace è un termine che si ritrova nella bocca di molti e nei cuori di pochi. In effetti la pace è qualcosa di estremamente difficile da realizzare, la storia dell'uomo è fatta da una serie interminabile di guerre, e l'ingegno dell'uomo spesso e volentieri è stato sfruttato più per distruggere che per costruire.

Ancora oggi nel mondo vi sono numerosi conflitti, di alcuni di questi ne siamo a conoscenza, altri sono dimenticati perché non fanno tanta notizia.

L'essere umano non è in grado di vivere in pace, soprattutto perché non è in grado di accettare l'altro e a volte non è in grado di accettare neanche sé stesso.

La pace universale che ci viene dalla Parola di Dio si realizza in Cristo in quanto di fronte a lui dobbiamo riconoscerci tutti come peccatori, ed in lui abbiamo la possibilità di rinnovare le nostre vite, di cambiare il nostro modo di pensare che non si basa sulle consuetudini, sulle divisioni, ma sull'unità, una unità gioiosa che si riveste di speranza, ossia di fiducia nei confronti di Dio e della sua parola.

Il messaggio che ci viene dalla Bibbia è che la Parola di Dio è una parola esclusiva, una parola concreta e personale; è la Parola universale che chiama alla pace con sé stessi ed il prossimo; è la Parola da vivere giorno per giorno in grado di rinnovare il nostro essere, dando un senso, alle nostre vite.

Sia gloria all'Eterno, nei secoli dei secoli. Amen

 
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