Creato da: ferrari1_s il 17/12/2005
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la salvezza e' per tutti »

il peccato

Post n°1 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da ferrari1_s

 

Genesi 3,1-19.

"Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il Signore aveva fatti. Esso disse alla donna: <<Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessuno albero del giardino?>>. La donna rispose al serpente: <<Del frutto e degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete">>. Il serpente disse alla donna: <<No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male>>. La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s'accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. Poi udirono la voce di Dio il Signore, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l'uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il Signore fra gli alberi del giardino. Dio il Signore chiamo l'uomo e gli disse: <<Dove sei?>>. Egli rispose: <<Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero muto, e mi sono nascosto>>. Dio disse: <<Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell'albero, che ti avevo comandato di non mangiare?>>. L'uomo rispose: <<La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato>>. Dio il Signore disse alla donna: <<Perché hai fatto questo?>>. La donna rispose: <<Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato>>. Allora Dio il Signore disse al serpente: <<Poiché hai fatto questo, sarai il maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le bestie selvatiche! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno>>. Alla donna disse: <<Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te>>. Ad Adamo disse: <<Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dell'albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l'erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai>>.

La contraddittorietà è qualcosa che fa parte della nostra vita. In alcune occasioni, ad esempio, non sappiamo come comportarci perché non riusciamo a cogliere i lati positivi e quelli negativi della situazione nella quale ci troviamo, ed alla fine il nostro agire risulta contraddittorio, od errato, anche se tutto ciò non lo volevamo. I films alla John Wayne dove i cattivi sono veramente cattivi e fanno soltanto cose cattive, e i buoni sono veramente buoni e fanno soltanto cose buone, appartengono alla finzione.

Noi possiamo renderci conto della contraddittorietà delle nostre azioni, delle nostre parole, questo è vero, ma quando ciò avviene, ci rendiamo conto che siamo divisi in noi stessi.

Proprio di questa contraddittorietà ci parla la Bibbia nel brano in cui si parla del peccato di Adamo ed Eva.

La Bibbia non vuole darci informazioni sull'origine del male, ma testimoniare il suo carattere di colpa ed il peso immenso che grava su l'essere umano, per il quale il divieto che Adamo aveva ascoltato come Grazia, si trasforma in legge che suscita ira nell'uomo e in Dio; la donna creata come aiuto dell'uomo per sostenerlo, diventa causa di seduzione, il serpente, creatura fra le altre, diviene strumento del male.

Il male, un concetto difficile da definire persino difficile da identificare, tanto da sentirlo come estraneo a sé stessi, qualcosa di cui non ci si sente responsabili, bensì vittime.

Ma come dice giustamente Bonhoeffer: "Non sarà mai possibile richiamarsi al demonio che avrebbe sedotto uno di noi, ma il demonio si troverà sempre in quel preciso punto in cui io creatura di Dio, avrei dovuto vivere nel mondo di Dio e non l'ho voluto.".

Così la Bibbia ci dice che l'essere umano è responsabile della sua condizione esistenziale, è responsabile della contraddittorietà di cui è vittima e carnefice allo stesso tempo.

Il serpente dice alla donna: "Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessuno albero del giardino?".

Non è che egli contesti questo comando, ma fornisce all'uomo una prospettiva che prima non conosceva, una profondità da cui potersi giustificare o mettere in discussione una parola in quanto parola di Dio.

Nella domanda viene fatta intendere la possibilità, per l'essere umano, di risalire per suo conto oltre la parola di Dio e di fondarla sulla fase della propria intelligenza sulla natura di Dio.

Con la prima domanda posta nella devozione a Dio, il male è entrato nel mondo. Il male però non è nella domanda in sé, ma nel fatto che nella domanda e già contenuta la risposta sbagliata, è il primo attacco della creatura verso il Creatore.

Solo perché la domanda è posta in modo da intenderla come una nuova possibilità di "essere per Dio", è in grado di portare l'essere umano ad "essere contro Dio".

La risposta di Eva al serpente rimane sul piano dell'ignoranza. Ella non sa niente del male, non lo conosce, ma si fa prendere dal ragionamento del serpente tanto che all'improvviso ella si accorge che l'albero era bello da vedere e desiderabile per acquistare la conoscenza.

L'essere umano oltre ad essere immagine di Dio vuole essere come Dio, non gli basta essere una creatura solamente e la conoscenza del bene e del male gli permette questo.

Così Eva e Adamo mangiano del frutto della conoscenza del bene e del male, Adamo cade a causa di Eva, Eva a causa di Adamo i due sono una cosa sola. Dio creò l'uomo maschio e femmina, e l'uomo lo ha rinnegato maschio e femmina.

In effetti il serpente non aveva torto, Adamo ed Eva non muoiono pur mangiando del cibo proibito, ma essi vivranno lontano da Dio, una considerazione che la Bibbia esprime nella coscienza della propria nudità. Adamo ed Eva si accorgono che il loro legame con Dio è incrinato.

La condanna a cui l'essere umano va incontro, è quella di vivere nel mondo decaduto egli è il padrone della sua volontà, deve vivere come Dio nel suo mondo come Dio: la maledizione è tutto questo. L'essere umano vive tra maledizione e promessa.

Una maledizione che trova la sua fine in Gesù Cristo, e la tentazione alla quale egli va incontro (Matteo 4, 1-11), rappresenta proprio il superamento di questa contraddittorietà nella quale vive l'essere umano.

Egli mostra la sua fiducia in Dio, una fiducia incondizionata di fronte alla fame, alle normali esigenze della vita, egli accetta la condizione nella quale si trova, non si piega a voler tentare, a voler mettere alla prova Dio: gettati dal pinnacolo del Tempio, dice il diavolo. Di fronte al potere e alla possibilità di possedere ciò che vuole, Gesù dice al diavolo che bisogna soltanto onorare Dio. Gesù sarà fedele a Dio sino alla croce, una fedeltà che porterà Gesù alla resurrezione che rappresenta una unione, non contraddittoria, tra l'uomo e Dio.

Ma cosa può dirci in pratica il testo di Genesi visto nella prospettiva cristiana?

Prima di tutto che la causa del male non è Dio, ma l'essere umano che cerca di realizzare sé stesso ad ogni costo e prima di tutto. Una realizzazione che in certi momenti può sembrare giusta come per Adamo ed Eva: se mangiate il frutto della conoscenza del bene e del male, cosa succederà? Succederà che si troverà giusto sfruttare il proprio prossimo, sarà giusto sfruttare il lavoro minorile, sarà giusto per le grandi aziende pagare quattro soldi per produrre prodotti in paesi con difficoltà economiche, per poi rivenderli in Occidente a prezzi elevati, sarà giusto non azzerare i debiti di alcuni paesi che ormai danno tutto il loro reddito nazionale per cercare di estinguere il proprio debito.

Ma in tutto questo qualcuno o qualcuna di voi potrà dirmi: "Dov'è Dio?".

Una domanda alla quale potrei rispondere con un: "Dov'è invece l'uomo?". Dov'è l'uomo con tutta la sua giustizia, la sua ragione, i suoi principi di uguaglianza, di diritto.

Il salmo 51 recita al verso 4: "Il mio peccato è sempre davanti a me", una frase strana perché saremmo molto più propensi a dire: "Il mio peccato è davanti a te" rivolgendoci a Dio.

Invece no, il peccato, la contraddittorietà, l'incapacità di fare del bene, non è qualcosa di cui ci si può liberare buttandola addosso a Dio: il mio peccato è davanti a me, e questo mi impedisce di vedere Dio, di avvicinarmi a lui, di sentirlo come un principio per il quale vale la pena vivere.

Grazie a Gesù questo impedimento è tolto, egli non vede la ragione di Dio come qualcosa che si oppone alla sua ragione, entrambi le ragioni, trovano in lui quella armonia che la Bibbia esprime nella descrizione del paradiso terrestre.

Fondamentale è che tutto ciò si realizza nell'uomo Gesù, in una persona fatta di carne ed ossa che ha vissuto la sua vita fino in fondo, e che ha pagato con la vita questa sua linearità. In un mondo fatto di contraddizioni e di compromessi continui, piccoli e grandi, una simile impostazione dava e dà veramente fastidio.

Per questo bisogna lottare con quelle concezioni che vogliono relegare Dio nel paradiso, in un futuro indistinto per il quale c'è sempre tempo per pensarci. Questa è la tentazione verso la quale tutti noi siamo chiamati a lottare contro tutti ed anche contro noi stessi.

Per questo Lutero diceva che eravamo giusti e peccatori allo stesso tempo e Wesley parlava di santificazione, entrambi sia pure con un linguaggio diverso, mettevano in evidenza come per noi è impossibile vincere la nostra contraddittorietà con le nostre forze; ma è possibile farlo con l'aiuto di Dio in Cristo Gesù, e questa vittoria è una vittoria che possiamo e che dobbiamo vivere oggi senza preoccuparci del fatto che si possa andare incontro a delle battute di arresto, anche queste, con il tempo, si possono superare.

L'unione con Dio è una unione che va vissuta non sentendola come qualcosa di estraneo a noi, ma come qualcosa che fa parte di noi; una unione che è fondamentale nella nostra vita quotidiana che si esprime nello stare assieme, nel darsi coraggio, nel consolarci, nell'allegria di passare un po' di tempo insieme, nel riconoscere che è possibile vivere insieme anche se in alcune occasioni la pensiamo in maniera differente.

Facendo questo noi realizziamo e testimoniamo la comunione con Dio, facendo questo noi possiamo dire senza rancori e malinconie di vivere e di aver vissuto le nostre vite, ed allo stesso tempo di aver vissuto la vita di Gesù Cristo, una vita che trova la sua realizzazione nella resurrezione ossia nella possibilità di una vita rivolta senza dubbi e di incertezze verso il nostro Creatore, amen.

 
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toorresa
toorresa il 24/03/09 alle 16:13 via WEB
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