Creato da: ferrari1_s il 17/12/2005
QUESTO è UN SITO EVANGELICO CHE HA LO SCOPO DI PROCLAMARE LA PAROLA DI DIO

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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 07 Gennaio 2006 da ferrari1_s

La forza vera sta nell’amore. Esopo, rinomato scrittore latino di fiabe, concludeva i suoi racconti con delle massime che, a buon vedere, trovano la loro concreta applicazione anche nel mondo di oggi. Purtroppo per lui, però, viveva in una società improntata alla violenza, la cui legge principale era quella della giungla: la legge del più forte. In una società dove qualunque tipo di handicap significava essere tagliati fuori dalla gente, essere messi da parte come un ferro vecchio da cui disfarsi prima possibile, si inserisce con potenza e con gloria il semplice messaggio d’amore dell’Evangelo di Gesù Cristo. Alla legge del taglione si sovrappone, contrastandola, la legge dell’amore. Dinanzi alla forza dell’impero romano e dei suoi generali si eleva la legge dell’amore di Dio. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha donato il suo unigenito figliolo, affinché chiunque creda in Lui non perisca ma abbia la vita eterna”. Tutti coloro che ascoltarono il messaggio di Gesù erano stati allevati secondo certi insegnamenti che li vedevano costretti a reagire con le stesse armi di offesa (occhio per occhio e dente per dente). Tutti erano convinti che fosse quella la giusta via, il giusto modo di affrontare chi ci stava dinanzi. A tutti costoro Gesù venne a mostrare la vera forza. “Se alcuno vi percuote sulla guancia sinistra, voi porgetegli la destra,….., se alcuno vi chiede il vostro mantello, donategli pure la tunica,….., chi avrà fatto perdita di tutte le sue ricchezze per me, diventerà veramente ricco,….”. Riflettiamo su questo punto: quando qualcuno ci offende, o mette a nudo qualche nostro difetto, o comunque ci fa un torto, il primo impulso è quello di rispondere pan per focaccia. Perché questa è la nostra natura. Perché siamo fatti così. E’ molto più difficile riuscire a trovare il coraggio e la forza di passare sopra le offese e di perdonare. L’unica forza in grado di compire questo miracolo è l’amore. Se questa forza fosse veramente presente nel mondo e nei cuori degli uomini, non ci sarebbero più azioni malvagie, né conflitti, né diatribe di alcun genere. Questo è il regno verso il quale Gesù ci vuole portare, “ed allora esisterà solo il Signore ed il nome del Signore,….”. Gabriele .C

 
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IL LIBRO DEGLI OSPITI

Post n°4 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da ferrari1_s

CLICCATE LA SCRITTA IN ROSSO

 
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LA CHIESA IN AZIONE

Post n°3 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da ferrari1_s
Foto di ferrari1_s


QUALCUNO SI PRENDE CURA DI TE.
CHIESA CRISTIANA EVANGELICA JESHUA SEDE DI PALERMO VIA R GERBASI nn.37-41(HOTEL PRESIDENT)
ORARI DEI CULTI
MARTEDì E VENERDì ORE 18:30

DOMENICA ORE 17:30

PASTORE RESPONSABILE VINCENZO SALVATORE CHINNICI

 
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la salvezza e' per tutti

Post n°2 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da ferrari1_s
Foto di ferrari1_s

 

Isaia 55, 1-5; (leggi anche Luca 14, 15-24; Efesini 2, 17-22).

O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti! Porgete l'orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete; io farò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l'ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del Signore, del tuo Dio, del Santo d'Israele, perché egli ti avrà glorificato.

La gioia della comunione con Dio è l'elemento centrale di questo brano che descrive il ritorno in Israele come un nuovo esodo.

Un nuovo esodo che non è soltanto una semplice ripresa dell'esodo dei tempi di Mosè, così, come se fosse un'immagine ricalcata, poiché questo profeta del sesto secolo, il Deuteroisaia, descrive questo esodo come la realizzazione del Regno di Dio, della piena comunione tra Dio ed il suo popolo.

Quest'armonia viene espressa riprendendo l'immagine del pasto rituale che viene desacralizzato ed esteso all'intero popolo. Il banchetto diventa l'immagine stessa della comunione con Dio, non è un caso che questa immagine sia ripresa più volte da Gesù nei suoi insegnamenti.

La particolarità di questo tempo di Dio è caratterizzato da un Patto eterno che si richiama alle promesse fatte al re Davide che vengono estese a tutto il popolo.

Il Patto eterno che Dio stabilisce con il suo popolo pone in evidenzia come l'iniziativa è e rimane di Dio: è lui che si fa promotore di questo Patto e la sua validità risiede nella capacità di Dio di mantenere le promesse fatte indipendentemente dalla capacità della controparte di riuscire a mantenerle o realizzarle.

E' dunque Dio che chiama e che invita ad ascoltare, e non viceversa: questo significa per noi che l'essere umano è chiamato ad essere tale e a non cercare di essere qualcosa in più. Un fatto su cui riflettere, visto che nella nostra società si cerca sempre di essere o di raggiungere il massimo, con tristi risultati che alla fine si trasformano in incresciose e tristi notizie nei telegiornali che rientrano nei capitoli della cronaca nera.

Ascoltare la Parola di Dio è l'elemento essenziale per vivere una vita che tenga conto delle necessità della propria vita: significa, in poche parole, accettare sé stessi e gli altri.

Gesù evidenzia molto bene la necessità di ascoltare la Parola di Dio nella parabola del gran convito nella quale gli invitati pensano soltanto a delle scuse, anche buone, per non partecipare al banchetto che era stato preparato per loro.

Una parabola estremamente attuale perché invita a prendere sul serio Parola di Dio a viverla, e non a rinchiudersi in certezze da appartenenza ad un "club", da appartenenza di una classe eletta e santa. Gesù infatti risponde con questa parabola ad una persona che diceva: "Beato chi mangerà pane nel Regno di Dio!", e gli risponde dicendo sì è vero, ma colui che mangerà di questo pane sarà colui che ascolterà e accoglierà l'invito, non basta essere invitati, bisogna fare anche gli invitati.

Queste parole debbono farci riflettere in quanto le nostre chiese lottano sempre più contro quella che viene chiamata la secolarizzazione, ossia lo scollamento dei membri di chiesa che come nella parabola di Gesù, trovano scuse per declinare l'invito fatto dal Signore. La Parola di Dio così, non è più una parola guida, ma una parola come tante altre, che si può relativizzare, la chiesa, di conseguenza, diventa, un luogo di battesimi e funerali, il pastore si tramuta in uno pseudo-sacerdote, riuscito anche male, o in un povero cristo al quale si può dare retta o meno… e comunque è molto meglio non dargli tanta retta perché la vita reale è un'altra cosa.

I brani scelti oggi ci dicono invece questo: che la parola di Dio è una Parola concreta, è una parola personale, non delegabile ad alcuna persona o istituzione.

Il secondo Isaia parla delle promesse fatte a Davide, in prospettiva di un rientro in Israele, in prospettiva soprattutto comunitaria, le promesse fatte a Davide sono ora promesse rivolte al popolo d'Israele e non solo, poiché c'è la grande apertura universale.

La Parola di Dio, non si può codificare in base alle consuetudini della nostra società, non si può inscatolare, e l'universalità di questa Parola ne è un esempio.

Una universalità che passa per Israele, per la sua storia, o meglio per la storia della salvezza che si realizza attraverso questo popolo scelto dal Signore, come ricorda anche l'apostolo Paolo che rivolgendosi ai cristiani di origine ebrea e pagana scriveva che Gesù Cristo: "Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini".

Pace è un termine che si ritrova nella bocca di molti e nei cuori di pochi. In effetti la pace è qualcosa di estremamente difficile da realizzare, la storia dell'uomo è fatta da una serie interminabile di guerre, e l'ingegno dell'uomo spesso e volentieri è stato sfruttato più per distruggere che per costruire.

Ancora oggi nel mondo vi sono numerosi conflitti, di alcuni di questi ne siamo a conoscenza, altri sono dimenticati perché non fanno tanta notizia.

L'essere umano non è in grado di vivere in pace, soprattutto perché non è in grado di accettare l'altro e a volte non è in grado di accettare neanche sé stesso.

La pace universale che ci viene dalla Parola di Dio si realizza in Cristo in quanto di fronte a lui dobbiamo riconoscerci tutti come peccatori, ed in lui abbiamo la possibilità di rinnovare le nostre vite, di cambiare il nostro modo di pensare che non si basa sulle consuetudini, sulle divisioni, ma sull'unità, una unità gioiosa che si riveste di speranza, ossia di fiducia nei confronti di Dio e della sua parola.

Il messaggio che ci viene dalla Bibbia è che la Parola di Dio è una parola esclusiva, una parola concreta e personale; è la Parola universale che chiama alla pace con sé stessi ed il prossimo; è la Parola da vivere giorno per giorno in grado di rinnovare il nostro essere, dando un senso, alle nostre vite.

Sia gloria all'Eterno, nei secoli dei secoli. Amen

 
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il peccato

Post n°1 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da ferrari1_s
Foto di ferrari1_s

 

Genesi 3,1-19.

"Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il Signore aveva fatti. Esso disse alla donna: <<Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessuno albero del giardino?>>. La donna rispose al serpente: <<Del frutto e degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete">>. Il serpente disse alla donna: <<No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male>>. La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s'accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. Poi udirono la voce di Dio il Signore, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l'uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il Signore fra gli alberi del giardino. Dio il Signore chiamo l'uomo e gli disse: <<Dove sei?>>. Egli rispose: <<Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero muto, e mi sono nascosto>>. Dio disse: <<Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell'albero, che ti avevo comandato di non mangiare?>>. L'uomo rispose: <<La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato>>. Dio il Signore disse alla donna: <<Perché hai fatto questo?>>. La donna rispose: <<Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato>>. Allora Dio il Signore disse al serpente: <<Poiché hai fatto questo, sarai il maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le bestie selvatiche! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno>>. Alla donna disse: <<Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te>>. Ad Adamo disse: <<Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dell'albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l'erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai>>.

La contraddittorietà è qualcosa che fa parte della nostra vita. In alcune occasioni, ad esempio, non sappiamo come comportarci perché non riusciamo a cogliere i lati positivi e quelli negativi della situazione nella quale ci troviamo, ed alla fine il nostro agire risulta contraddittorio, od errato, anche se tutto ciò non lo volevamo. I films alla John Wayne dove i cattivi sono veramente cattivi e fanno soltanto cose cattive, e i buoni sono veramente buoni e fanno soltanto cose buone, appartengono alla finzione.

Noi possiamo renderci conto della contraddittorietà delle nostre azioni, delle nostre parole, questo è vero, ma quando ciò avviene, ci rendiamo conto che siamo divisi in noi stessi.

Proprio di questa contraddittorietà ci parla la Bibbia nel brano in cui si parla del peccato di Adamo ed Eva.

La Bibbia non vuole darci informazioni sull'origine del male, ma testimoniare il suo carattere di colpa ed il peso immenso che grava su l'essere umano, per il quale il divieto che Adamo aveva ascoltato come Grazia, si trasforma in legge che suscita ira nell'uomo e in Dio; la donna creata come aiuto dell'uomo per sostenerlo, diventa causa di seduzione, il serpente, creatura fra le altre, diviene strumento del male.

Il male, un concetto difficile da definire persino difficile da identificare, tanto da sentirlo come estraneo a sé stessi, qualcosa di cui non ci si sente responsabili, bensì vittime.

Ma come dice giustamente Bonhoeffer: "Non sarà mai possibile richiamarsi al demonio che avrebbe sedotto uno di noi, ma il demonio si troverà sempre in quel preciso punto in cui io creatura di Dio, avrei dovuto vivere nel mondo di Dio e non l'ho voluto.".

Così la Bibbia ci dice che l'essere umano è responsabile della sua condizione esistenziale, è responsabile della contraddittorietà di cui è vittima e carnefice allo stesso tempo.

Il serpente dice alla donna: "Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessuno albero del giardino?".

Non è che egli contesti questo comando, ma fornisce all'uomo una prospettiva che prima non conosceva, una profondità da cui potersi giustificare o mettere in discussione una parola in quanto parola di Dio.

Nella domanda viene fatta intendere la possibilità, per l'essere umano, di risalire per suo conto oltre la parola di Dio e di fondarla sulla fase della propria intelligenza sulla natura di Dio.

Con la prima domanda posta nella devozione a Dio, il male è entrato nel mondo. Il male però non è nella domanda in sé, ma nel fatto che nella domanda e già contenuta la risposta sbagliata, è il primo attacco della creatura verso il Creatore.

Solo perché la domanda è posta in modo da intenderla come una nuova possibilità di "essere per Dio", è in grado di portare l'essere umano ad "essere contro Dio".

La risposta di Eva al serpente rimane sul piano dell'ignoranza. Ella non sa niente del male, non lo conosce, ma si fa prendere dal ragionamento del serpente tanto che all'improvviso ella si accorge che l'albero era bello da vedere e desiderabile per acquistare la conoscenza.

L'essere umano oltre ad essere immagine di Dio vuole essere come Dio, non gli basta essere una creatura solamente e la conoscenza del bene e del male gli permette questo.

Così Eva e Adamo mangiano del frutto della conoscenza del bene e del male, Adamo cade a causa di Eva, Eva a causa di Adamo i due sono una cosa sola. Dio creò l'uomo maschio e femmina, e l'uomo lo ha rinnegato maschio e femmina.

In effetti il serpente non aveva torto, Adamo ed Eva non muoiono pur mangiando del cibo proibito, ma essi vivranno lontano da Dio, una considerazione che la Bibbia esprime nella coscienza della propria nudità. Adamo ed Eva si accorgono che il loro legame con Dio è incrinato.

La condanna a cui l'essere umano va incontro, è quella di vivere nel mondo decaduto egli è il padrone della sua volontà, deve vivere come Dio nel suo mondo come Dio: la maledizione è tutto questo. L'essere umano vive tra maledizione e promessa.

Una maledizione che trova la sua fine in Gesù Cristo, e la tentazione alla quale egli va incontro (Matteo 4, 1-11), rappresenta proprio il superamento di questa contraddittorietà nella quale vive l'essere umano.

Egli mostra la sua fiducia in Dio, una fiducia incondizionata di fronte alla fame, alle normali esigenze della vita, egli accetta la condizione nella quale si trova, non si piega a voler tentare, a voler mettere alla prova Dio: gettati dal pinnacolo del Tempio, dice il diavolo. Di fronte al potere e alla possibilità di possedere ciò che vuole, Gesù dice al diavolo che bisogna soltanto onorare Dio. Gesù sarà fedele a Dio sino alla croce, una fedeltà che porterà Gesù alla resurrezione che rappresenta una unione, non contraddittoria, tra l'uomo e Dio.

Ma cosa può dirci in pratica il testo di Genesi visto nella prospettiva cristiana?

Prima di tutto che la causa del male non è Dio, ma l'essere umano che cerca di realizzare sé stesso ad ogni costo e prima di tutto. Una realizzazione che in certi momenti può sembrare giusta come per Adamo ed Eva: se mangiate il frutto della conoscenza del bene e del male, cosa succederà? Succederà che si troverà giusto sfruttare il proprio prossimo, sarà giusto sfruttare il lavoro minorile, sarà giusto per le grandi aziende pagare quattro soldi per produrre prodotti in paesi con difficoltà economiche, per poi rivenderli in Occidente a prezzi elevati, sarà giusto non azzerare i debiti di alcuni paesi che ormai danno tutto il loro reddito nazionale per cercare di estinguere il proprio debito.

Ma in tutto questo qualcuno o qualcuna di voi potrà dirmi: "Dov'è Dio?".

Una domanda alla quale potrei rispondere con un: "Dov'è invece l'uomo?". Dov'è l'uomo con tutta la sua giustizia, la sua ragione, i suoi principi di uguaglianza, di diritto.

Il salmo 51 recita al verso 4: "Il mio peccato è sempre davanti a me", una frase strana perché saremmo molto più propensi a dire: "Il mio peccato è davanti a te" rivolgendoci a Dio.

Invece no, il peccato, la contraddittorietà, l'incapacità di fare del bene, non è qualcosa di cui ci si può liberare buttandola addosso a Dio: il mio peccato è davanti a me, e questo mi impedisce di vedere Dio, di avvicinarmi a lui, di sentirlo come un principio per il quale vale la pena vivere.

Grazie a Gesù questo impedimento è tolto, egli non vede la ragione di Dio come qualcosa che si oppone alla sua ragione, entrambi le ragioni, trovano in lui quella armonia che la Bibbia esprime nella descrizione del paradiso terrestre.

Fondamentale è che tutto ciò si realizza nell'uomo Gesù, in una persona fatta di carne ed ossa che ha vissuto la sua vita fino in fondo, e che ha pagato con la vita questa sua linearità. In un mondo fatto di contraddizioni e di compromessi continui, piccoli e grandi, una simile impostazione dava e dà veramente fastidio.

Per questo bisogna lottare con quelle concezioni che vogliono relegare Dio nel paradiso, in un futuro indistinto per il quale c'è sempre tempo per pensarci. Questa è la tentazione verso la quale tutti noi siamo chiamati a lottare contro tutti ed anche contro noi stessi.

Per questo Lutero diceva che eravamo giusti e peccatori allo stesso tempo e Wesley parlava di santificazione, entrambi sia pure con un linguaggio diverso, mettevano in evidenza come per noi è impossibile vincere la nostra contraddittorietà con le nostre forze; ma è possibile farlo con l'aiuto di Dio in Cristo Gesù, e questa vittoria è una vittoria che possiamo e che dobbiamo vivere oggi senza preoccuparci del fatto che si possa andare incontro a delle battute di arresto, anche queste, con il tempo, si possono superare.

L'unione con Dio è una unione che va vissuta non sentendola come qualcosa di estraneo a noi, ma come qualcosa che fa parte di noi; una unione che è fondamentale nella nostra vita quotidiana che si esprime nello stare assieme, nel darsi coraggio, nel consolarci, nell'allegria di passare un po' di tempo insieme, nel riconoscere che è possibile vivere insieme anche se in alcune occasioni la pensiamo in maniera differente.

Facendo questo noi realizziamo e testimoniamo la comunione con Dio, facendo questo noi possiamo dire senza rancori e malinconie di vivere e di aver vissuto le nostre vite, ed allo stesso tempo di aver vissuto la vita di Gesù Cristo, una vita che trova la sua realizzazione nella resurrezione ossia nella possibilità di una vita rivolta senza dubbi e di incertezze verso il nostro Creatore, amen.

 
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