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San Martino

Post n°319 pubblicato il 10 Novembre 2007 da giovanedottore

La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mare;

Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

 

L'11 novembre si dice sia la festa di coloro con bovi ed alci condividono, metaforicamente, le appendici cornee a causa della scarsa fedeltà delle loro compagne.
La data sembra scelta perchè espressa numericamente (11 11) sembra simboleggiare le corna ma non è un caso che in questo periodo, tra la fine della vendemmia e l'inizio della raccolta delle olive, in una società prettamente agricola come quella di qualche decennio fa, gli uomini trascorressero molto tempo fuori casa e le rispettive consorti avessero modo e motivo di trovare altrove i sollazzi negategli dal legittimo consorte.

Per distinguerlo dagli altri, chi aveva motivo di celebrare questa ricorrenza usciva per strada indossando la giacca "alla smerza" al fine di farsi chiaramente identificare, in una sorta di consapevole gogna mediatica. L'usanza del girare la giacca "alla smerza" (al contrario) si dice sia scaturita dalla rapida fuga di un amante clandestino che, visto ritornare in anticipo il marito della sua bella, fuggì da una finestra rivestendosi in tutta fretta e indossando, appunto, la giacca al contrario, suscitando curiosità ed ilarità nella pubblica via.
Si racconta di un marito dubbioso che, in questa occasione, chiese alla moglie se dovesse o meno indossare la giacca in tal guisa e che questa, discretamente ma non troppo rispondesse: "Sà ce stè? A precauzione girala, no' sè sape maje!"

 
 
 
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