Non contate su di me perché rinunci ai miei principi. Lo sapete: è l'era dei microfascismi, ai quali dobbiamo opporre, quotidianamente, le nostre microresistenze. O dico balle, con questo taglio sullo zigomo e un'arcata sopraccigliare che non tornerà mai più come prima? Tanto più che il micro rischia di diventare macro, ed è ancora colpa nostra. Dove eravamo, quando i nostri coetanei credevano di cambiare il mondo con una parolaccia?
Basti, per il profumo dell'aria che tira, la prima dichiarazione del ministro "Della famiglia e della disabilità", che ha immediatamente espresso il suo proprio concetto di famiglia e, per fortuna, si è dimenticato di parlare della disabilità.
Ma, ancor più della presa di posizione, è inquietante la targa: "Famiglia e disabilità".
Riduttivo, incoerente e avvilente.
Riduttivo, perché limita i cari, vecchi affari sociali a due settori d'intervento. E sospetto che si sia voluto semplificare, come se i cittadini fossero dei bambini ai quali si parla facile.
Incoerente: soprattutto nelle regioni che ci hanno permesso di vantare cotanto rappresentante del governo, la disabilità viene dissimulata, come un tempo le false colline davanti alle baraccopoli di Santiago del Cile. Sostengono che sia una questione di costi, chiudono i centri diurni e propongono sostegno alle - eh, si - famiglie per un'assistenza fai da te. Il risultato è l'occultamento del disabile dentro casa.
Avvilente: "famiglia e disabilità" richiamano subito alla mente sacrifici, rassegnazione e tetraggine... non per niente, per facilitare l'eguaglianza, li chiamano "diversamente abili" e speriamo che, un giorno, li si chiami semplicemente con nome e cognome. Ah, scusate tanto, non avevo sentito che, per tirarci su il morale, si medita di riesumare il premio alle famiglie numerose. Così chiudiamo in casa anche le donne, vedi "Una Giornata Particolare" .
Critico? No. Prendo atto. Io, per primo, non ho mosso un dito. Se non in casa, ci siamo chiusi nella nostra riserva indiana, abbiamo discusso solo con gli amici, per chi, come me, ce li ha e non li confonde con i compagni della squadra di ciclismo della domenica (commetteremmo qualsiasi delitto, pur di ammazzare la domenica!), abbiamo lasciato nel suo brodo chi non la pensava come noi ed abbiamo sorvolato anche quando alcuni degli amici, tre mesi fa, ci hanno servito la frase fatta "Ho votato per il Gigante Verde, perché dobbiamo cacciarli fuori".
Pessimista? Neanche. Tragico: Non ridere, non piangere, ma comprendere. Sperando di riuscirci, un giorno. Per ora, la nebbia si taglia col coltello.
© 2018 Idem Sentire
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il 17/06/2022 alle 08:24
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