Creato da: Santajusta_Cultura il 02/11/2008
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Causa ristrutturazione, cedesi raccolta di dischi rotti.

Post n°479 pubblicato il 12 Maggio 2019 da Santajusta_Cultura

Comincio subito citando Yann Moix: ci sono canzoni che fanno venire voglia di vivere e altre che fanno venire voglia di morire (e indicò l'artista che aveva di fronte quale esponente della seconda categoria). Eureka!
Ipotizzo un terzo genere: le litanie che si ripetono, invariabili, da quando sono nato. E stufano, stufano, stufano.
Maggio. È arrivato il momento di riposare. Di non forzare, di ritrovare un micron di quell'entusiasmo che, nel secolo passato, mi lanciava per le strade di Ferreñafe, se non sicuro del fatto mio (non lo sono mai stato), almeno disposto a godermi tutto quello che c'era.
Uno degli esperti di "Comando Psicológica", l'istituto che, senza di me, avrebbe seri problemi finanziari, dice che dovrei cambiare il chip. Mi accontenterei di cambiare disco. Anzi, tutto il juke box.
Per primi, gli ultimi acquisti, che, se avessi voglia di scherzare, chiamerei "una faccia nera nera", hit di Lucio Dalla che, udite, fanatici del politicamente corretto, alludeva all'umore plumbeo della fidanzata.
Il mio non è da meno e scura è la mia faccia, quando assisto alle più recenti esibizioni dei razzisti che, perso ogni pudore, accompagnano le loro misere battute col sorriso dell'infante che cerca approvazione: "Visto come sono bravo?".
(L'ho già raccontato? Eh, no, qui non cambio disco. Finché non lo cambiano loro...)
"Titanic", invece, sarebbe il titolo perfetto per il nostro collector di alibi culturali, ad esempio, l'artista che-devi-assolutamente-sentire-o-non-sei-di-sinistra. Della cui qualità, qui non è questione. Ma della rottura di timpani dei fans, si. Siamo bombardati da iniziative, performances, e simili fuochi d'artificio di serie, preceduti e seguiti dall'annuncio di altre iniziative, performances e simili fuochi d'artificio di serie, che ad altro non servono se non a conferire la patente di anima bella, salvo poi comportarsi al contrario di quello che predica il bardo. Per associazione di idee, mi vengono in mente i fiocchetti arcobaleno che vedo spuntare sui doppiopetti e tailleurs di chi vuol far sapere che ha visto "Coming Out", o, almeno, ne ha sentito parlare, ma, fino all'anno scorso, mormorava "checca isterica" al mio passaggio, a volume abbastanza alto perché potessi sentire. Questione di coerenza.
E infine, e con tutto il rispetto per l'opera, un coro.
La litania dei cortigiani del venerdì, tra le undici e mezzo e mezzogiorno, quando vanno a fare quello che io chiamo "Le Tour du Propriétaire" e girano per i corridoi, aria tronfia e nessuna meta, non importa chi sia il monarca. Se ne sono succeduti tanti, da un quarto di secolo, da quando vedo costoro, sempre uguali e, presumo, uguali ai loro antenati, dispensando frasi fatte e sufficienza e incapaci di rendersi conto che tutti conosciamo quell'ultimo verso del Metastasio.
Ognuno vive come vuole e come può, ovvio. Io non potrei. Ma a volte, come l'altro ieri, mi trovo al momento sbagliato nel posto sbagliato. E allora, mi tocca la cacofonia.
Detto questo, ieri ho scoperto, buon ultimo, Louis Sclavis; lo consiglio a tutti, non solo per rifarsi la bocca. E mi ritiro per qualche settimana: un eremo lo troverò.
©2019 Idem Sentire

 
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