Creato da: Santajusta_Cultura il 02/11/2008
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« Il Partito dei VirtuosiFigueredeide »

Habla el pueblo. Habla Sanjuan.

Post n°41 pubblicato il 19 Aprile 2009 da Santajusta_Cultura
 

Piove. Tutti si annoiano. Geoffroy e Niki hanno litigato per il secondo sabato consecutivo e se continua così accetto scommesse per il terzo. Celedoni è andato a Orrantia  a trovare i suoi figli i quali, non essendo uno di quegli imprenditori che giurano sulla testa dei medesimi, lo hanno accolto benissimo. Nessuno ha voglia di suonare, di cantare o di preparare lo spettacolo dei Virtuosi (che razza di nome!). Tutti si astengono dal dare la colpa a Ferreñafe, terra noiosa, si sa, ma perché dare soddisfazione? A chi, lo ignoro. Di Ferreñafe si lamentano tutti, e a me sembra quella battuta "tutti parlano del tempo, ma nessuno fa niente per cambiarlo".
E allora, che si fa? Parliamo di politica? No, di democrazia, visto che si avvicina l'anniversario della Costituzione e, come al solito, c'è un gran parlare di eliminare la festa nazionale. Geoffroy propone di rinviarla a Ferragosto; per due motivi: il primo è che la proposta di cui sopra, chissà perché, viene avanzata sempre quando l'anniversario cade di sabato o di domenica, così da impedire ai concittadini, che ne sono tanto golosi, di trascorrere un ponte. Quando il ponte c'è, tutto tace.
Il secondo: se una tale festività rimane, non potrà essere, d'ora in poi, solo una scusa per restare lontani dall'ufficio un giorno in più. A parte il fatto, dice lui, che nel medesimo bisogna pur rientrare, prima o poi: che gusto c'è a fare un giro del Belgio, o un raid dei locali, o un soggorno detox (tutte ipotesi documentate) in una beauty farm (e che cos'è, roba che si mangia?) in tre giorni di cui uno e mezzo di viaggio, se poi non lo si può raccontare al vicino di computer? (avrete capito che Geoffroy concentra da tempo i suoi studi su uno dei pilastri della Costituzione, ma materiale: l'effetto di dimostrazione).
Insomma, un bel ponte a metà agosto, e tutti con la Grundorm sotto un braccio e la stuoia sotto l'altro. Non mancheranno di arrivare i risultati: principio di eguaglianza, ripudio della guerra, doveri di solidarietà sociale... come nel DVD in edicola. Quello del padre costituente, non quello dell'attore, va da sé. La rentrée di settembre vedrà rimettersi al lavoro una Nazione contemporanea e produttiva.
E' di fronte a queste prese di posizione che mi chiedo se il mio compagno di tante battaglie c'è o ci fa. Comunque, sa benissimo che le idee non si possono imporre, che democratico sarebbe, altrimenti? Nondimeno, si possono esporre. E lui non se ne priva.
Abbiamo entrambi una serie di ricordi che ci suscitano invidia o irritazione. Invidia (bonaria) qualche anno fa, per l'anniversario della costituzione spagnola, con lettura di un articolo della medesima, ogni giorno, in uno spot di mezzo minuto alla fine del telegiornale. Partecipavano cittadini comuni e celebrità, a cominciare dal monarca.
Irritazione, spesso, nei confronti dei colleghi, come quello che, leggendo dietro di noi il manifesto del programma di un corso, commentò la lezione di diritto civico con un sonoro "E chi se ne frega della Costituzione?". Gli ho augurato quarant'anni di processi lenti e di prove illegittimamente acquisite, tanto perché capisse, nel nostro ambito, l'utilità di una norma fondamentale.
E ancora potrei citare uno dei numerosi colleghi che, a differenza del sottoscritto, andavano a comprarsi il titolo professionale in altri distretti (questi si, li ho invidiati per qualche anno, con tutti i sentimenti) e che, ammesso all'orale, ma guarda un po', studiava e contemporaneamente mi mandava SMS del tipo "Che noia il diritto costituzionale"... dopo tutto questo tempo, vorrei ricordargli, in pura perdita, che l'iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con la dignità umana, ergo sarebbe ora che cominciasse a pagare i numerosi praticanti che sciamano dietro di lui.
Tutto questo è contenuto nella Carta, anche se quando lo cito, mi sento dare dell'estremista, pur essendo borghese e tifoso della squadra del capo del governo. E pur sostenendo la necessità di mantenere la festa nazionale, ma senza le proposte demenziali del mio socio.
Alle celebrazioni ufficiali, infatti, aggiungerei solo una campagna pubblicitaria: tanti manifesti, più o meno del colore della bandiera, con la data e una semplice frase: "Controlla il conto. Sei tu che lo devi pagare". No, non posso dirvi il numero dell'articolo: è Bertolt Brecht.
© 2009 Pavia Malandra

 
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