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Che giorno è oggi?
Post n°43 pubblicato il 25 Aprile 2009 da Santajusta_Cultura
Dicono alla Santajusta che guardiamo troppo al tempo che passa. Ma il mondo è davvero cambiato, non solo nel calcio, come dice "13 luglio". Ieri ho provato una certa vergogna quando sono passata davanti al panettiere, vicino alla sede, e mi sono chiesta perché in vetrina esibisse il cartello "Oggi pane triplo"; per un attimo ho pensato che alludesse ai treccioni di pane bianco che ogni tanto danno lustro agli artigiani. Poi ho capito che era una questione di quantità: scorte in vista di un giorno festivo. Non il solito sabato, insomma. San Jordi, libri e rose, è stato due giorni fa, e poi non ci riguarda. Non guardiamo alle ricorrenze autoctone, figuriamoci alle altre. Eppure non mi sarebbe dispiaciuto importarla. Altre feste comandate non m'interessano. Guardo alle feste civili e in questo momento mi vedo molto simile a Pereira e alla portiera Celeste. Mentre scrivo questa mia, sul balcone, i vicini molesti si stanno impicciando degli affari miei e in quel modo particolarmente coatto, così drammaticamente XXI secolo... ed ecco che ci ricasco, col misoneismo... ma è proprio il mio, il misoneismo? Quando la Santajusta era una coop ricca, e avevamo persino la sede nella capitale, en un día como hoy bastava accendere la radio e ricordare: il racconto del nostro recente passato, la dittatura, il ritorno (o l'arrivo?) della democrazia; i canti popolari dell'epoca. Ancora prima, quando andavo alle elementari, la temibile maestra, si si, proprio quella autoritaria, ci dava un tema tutti gli anni per sapere cona ne pensavamo. Oggi c'era tristezza, per noi, e alla radio i soliti programmi di tutti i sabati, dal melenso all'attualità, passando per i notiziari, dove abbiamo ascoltato che sempre meno sindaci, si, proprio quelli che vanno in giro con la fascia a deporre le corone, hanno partecipato alle celebrazioni. Non dico che si debbano proclamare quindici giorni di ferie, come in Perù (per loro sono vacanze invernali), ma è troppo chiedere un po' di partecipazione? E io stessa, sono stanca e non parlo più di storia e di politica come una volta. Non ho paura e non mi vergogno, ma non mi riconosco in tante melensaggini d'attualità mentre il popolo si gratta. Un po' di rispetto. Rettifico: mentre il popolo dorme. Siamo forse diventati una società benestante che non ha più bisogno di ricordare, nella quale regnano pace e armonia, aperta a tutti e aperta al nuovo e al diverso? Non mi sembra. Che oggi sia un giorno diverso dagli altri lo deduciamo dai negozi chiusi. Che domani, domenica, saranno regolarmente aperti, per cui non si allarmi chi non è riuscito a fare la spesa.Quanto a me, senza pretese di dare l'esempio, vado a comprare kebab per tutta la famiglia, che consumeremo intorno a un tavolo, ma solo perché nessuno ha voglia di andare a passeggio. E se avrò il videoregistratore a disposizione, vedrò uno spezzone di un film di Ettore Scola, quello in cui Stefano Satta Flores dice "Finì la guerra, scoppiò il dopoguerra".E' quello che rappresenta meglio quello che sto tentando di riesumare. Sperando che l'anno prossimo mi ricordi di più, senta di più, che giorno è oggi. © 2009 Pavia Malandra
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