Sasha Sans Serif

L’effetto Thierry


Sono giorni di... psicosi. Personalmente, anche di mancanza di sonno; e dimentico spesso la mia lunga criniera e che non è indicato, arrivato l'autunno, uscire a fumare subito dopo averla lavata. Risultato, l'altra mattina mi sono svegliato groggy e col naso che colava. Allarme rosso. Ero giustappunto intento a cancellare appuntamenti e rinviare commissioni, in modo da avere il minor numero di contatti possibile, quando lampeggia la tablette e relativa "Skap" (come dice mia madre): ed è, come sempre alle sette del mattino, Gregorio che, dal suo cocuzzolo di montagna, ci annuncia che quel miraflorino di suo figlio, un coach esaltato come pochi, ha pubblicato un nuovo video su "U-Tu" (sempre come dice mia madre). Per gli italiani: miraflorino è come pariolino, ma più allegro, meno democristiano, come attestano le classifiche di vendita delle camicie hawaiane nei quartieri in questione. E allora metto su il caffè e apro la relativa applicazione. Prima del video, c'è da pagare la tassa. Nella fattispecie, assistere ad una réclame. Che è quella di un antidolorifico omnibus, dal mal di testa ai dolori periodici, che ho assunto solo una volta, venticinque anni fa: l'effetto collaterale era un senso di decadimento psicofisico che s'intonava alla perfezione con la Ferreñafe di allora. Sogno o son desto? La tablette blatera: "Febbre? È ora di andare a scuola! Con un solo confetto di Koattalgil la temperatura scende!" E giù con la giovane casalinga che agguanta la cartella in una mano e il pupo nell'altra e li spinge fuori dalla porta. Complimenti! Non avevano forse decretato di misurare la febbre all'infante prima di uscire, in modo da lasciarlo a casa se al disopra dei famigerati trentasette gradi e mezzo? Non dovevamo tutti comportarci da persone responsabili, meglio ancora se dotati, nel telefono, di un'applicazione (dal nome pronunciabile anche per mia madre), che mi avverte se Perucho il pizzicarolo, oltre all'etto di finocchiona, mi ha passato anche il Covid? Che figura ci faccio, io, con l'infreddatura, un misero trentasei e uno e la frenesia del rinvio? È l'effetto Thierry: quel mio amico di Namnetes che, nel 1997, voleva cambiare mestiere; dopo un colloquio particolarmente alienante, commentò "Non capivo se ero scemo io o erano scemi loro". Sensazione frequente, di questi tempi. Ma si, capisco che l'epidemia ha assestato una bella mazzata al lavoro delle donne che tengono famiglia e che le regole di protezione rischiano di dargli il colpo di grazia. Forse sarebbe il caso di cominciare la rivoluzione da questo, non dal "linguaggio inclusivo"(1) E sarebbe il caso di boicottare chi istiga all'infrazione, quando non, carrément, a delinquere: come quei magazine sedicenti di informatica che, soprattutto d'estate, in prima pagina strillano "Naviga gratis!" o, più ipocritamente "Ti spieghiamo come fanno gli hacker col nostro DVD!" e, in piccolo "a scopo puramente illustrativo". Per fortuna, non siamo ancora a "Tutti i trucchi dei fidanzatini per eliminare i genitori e conservare la pensione!". Almeno, non a mia conoscenza. Avete indovinato: si è svegliato il vicino. Prima il rumore dell'avvolgibile che sale, poi il silenzio del mio podcast interrotto. Vado a spegnere il router. Ciao. ©2020 M.A. Forcellati (1) A M.A. viene la nausea, quando le danno dell'avvocata e non dell'avvocatessa... ancor di più quando ha letto "Difensora Civica" sul giornale di un paese che ha fatto di tutto, prima di abolire il difensore civico, perché il popolo non sapesse che cavolo era. Ah, la cacofonia!