Creato da: Santajusta_Cultura il 02/11/2008
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Post n°60 pubblicato il 03 Luglio 2009 da Santajusta_Cultura

Siamo tornati ieri da Nizza e già vorremmo ripartire.

Con noi c’era “Colui Che In Ogni Circostanza Deve Tenere Alto Il Nome Del Paese”.

E’ un amico di Geoffroy, persona frequentabilissima e anche simpatica sul territorio nazionale che però, quando arriva in Francia (una volta ci ha seguito anche a Parigi), crede di essere investito dell’epica missione di denigrare tutto quanto di tricolore gli capita a tiro, a favore del Paese; la mattina della partenza, Colui, quasi quarantenne, portava in spalla uno di quegli zaini variopinti che andavano di moda vent’anni fa: li compravano i nostri fratelli minori (si fa per dire: mia sorella Helia rifiutava persino di toccarli), che sostenevano “Così negli aereoporti capiscono che sono di qui”. Si, facciamoci riconoscere…

Nizza era in gran forma, con la sua aria da paese dei balocchi, e Geoffroy che voleva che lo chiamassimo ciuchino, tanto prima o poi tale sarebbe diventato: sempre attaccato a Niki e, finché è rimasto con noi, al suo socio, Phil Grassi (“Pronto, ciao! Sono il Grassi!”). Ma prestava attenzione anche all’ospite, come da nostra antica usanza: non siamo di quelli che invitano la gente per lasciarla fare tappezzeria.

Non era facile: Colui passava per le strade, per Place Garibaldi (La nostra piazza!) come se fossero state quelle della più squallida periferia ai margini di una città insignificante: indifferente. Con i paraocchi. Ma con il sonar per captare ogni minimo dettaglio che potesse far emergere la superiorità nazionale “Ma insomma, Geoffroy!” protestava, leggendo un menu fuori da un bar sul mare “Novanta euro una bottiglia di champagne!”. “Ma insomma, Geoffroy! Questo non mi fa passare sulle strisce, potevo rimanere a casa!”. Sulla Promenade, in direzione della nostra brasserie preferita, le Cocodile, meta abituale di anglosassoni, ha detto “Tutto il mondo è paese” ogni settantacinque metri. Calcoli di Sanjuan.

Ogni pretesto era buono, per questo giovane – mica tanto… - che taccia di sciovinismo i francesi.

Il mio compagno di scorrerie è molto fiero di sé stesso: non ha raccolto. Ha mantenuto una calma olimpica, mentre scendeva le stradine della città vecchia, raggiante di avere Niki sottobraccio, sorridendo agli sconosciuti, neanche Nizza fosse sua. In un attimo di alienazione mi ha persino sussurrato che lui e l’eroe dei due mondi avevano le stesse iniziali: “Giampaolo Geoffroy e Giuseppe Garibaldi: un segno del destino!”. Il piccoletto rideva per tutti e due. Io mi sono allarmato.

Alienato si, scemo no: dal momento che non capita tutti i giorni di cambiare aria, lui se la gode. Se la gode sempre. Scostatevi, vacche, che la vita è breve. E dal momento che ogni anno manda un sostanzioso assegno al Tesoro Pubblico, non si sente obbligato a spendere in patria quello che resta dei suoi soldi duramente guadagnati, o a stamparsi in fronte la targa nazionale quando va all’estero. “E quanto agli altri, c’è posto per tutti, Celedoni” mi dice “Breña e Ferreñafe ai masochisti e Nizza, annessi e connessi, senza dimenticare il Grassi, a me”.

© 2009 Pavia Malandra

 
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