C'è un angelo ...

"Oggi", mai più.

"Non è la fine di un viaggio è solo il vuoto che inizia". E' dopo aver letto questa frase, non so dove, non so quando,che ho deciso di scrivere questa storia, racconto a ritroso di una vita fa.

Ho perso una parte della mia vita. Di colpo un black- out e dopo il vuoto. Ho perso una parte di me, l'"udito". Non sento più, ho voluto o dovuto diventare sorda. I ricordi tornano a galla ogni momento. Tutto riporta al passato: un gesto, un oggetto, una canzone ...

Le canzoni ... continuano a rimbombare nelle orecchie e per quanto mi rifiuti di sentire, loro vanno oltre, oltre i sensi, oltre la ragione e continuano a farsi sentire. Ad un tratto sento addosso il peso dei miei 26 anni e mai come adesso è stato difficile trascinare un tale carico. Non posso abbassare la guardia perchè potrei restare schiacciata dai ricordi e da un passato che mai come questa volta, non piò più tornare.

Certo, sapevo che le persone cambiano, ti feriscono ma lui no, doveva essere diverso. E invece no, l'ho creduto tale, ma in realtà era semplicemente un essere comune, abbagliato dall'egoismo, dall'ipocrisia e dalla superficialità. Non che io mi ritenga superiore o in grado di giudicare o criticare gli altri. Ma lui no, non doveva farmelo. Troppi anni passati a raccontarci splendide storielle di amicizie durature, eterne; troppi sogni infranti per essere vero. Lui doveva lottare per me, convincermi che stavo sbagliando sul suo conto, che era solo un attimo di debolezza, che non ci eravamo persi. E invece no, è bastato poco, forse il mio essere stanca di una situazione al limite della sopportazione, per mettere fine ad una amicizia fraterna. Tutto è crollato come una casa senza fondamenta, come quelle costruzioni che si fanno con le carte da gioco e che cadono giù al primo respiro. Ma forse era la cosa più logica che potesse accadere: avevo costruito uno splendido castello, ma in aria !!! ... e puff, è svanito.

E poi c'è l'orgoglio, quello che fa parte di me, e che tante volte ho messo da parte per amor suo, adesso non vuol ammansirsi, continua a farmi stare sulle mie posizioni. E' l'orgoglio ferito di chi tante volte ha ceduto. E' la voglia di essere rispetteta, considerata, trattata per quella che ero, una vera amica o almeno come lui mi definiva. Lo stesso orgoglio che non mi fa piangere perchè lui non merita le mie lacrime e che mi fa passare davanti a lui fiera, disinvolta, distaccata e tranquilla, come davanti ad uno sconosciuto, quando dentro di me sto morendo di dolore, sto morendo dalla voglia di abbracciarlo e di dirgli: "TI VOGLIO BENE". L'orgoglio con cui lui ha ricambiato ogni mia debolezza. Suo padre una volta lo rimproverò per questo suo difetto. Gli disse: "L'orgoglio genera distruzione". Ma lui era troppo sicuro di se o forse troppo immaturo per dargli ragione.E invece quel padre ne aveva di ragione, ma sarebbe stato vano farla valere sul figlio. Lo sapeva e adesso lo so anche io. Ma come al solito ci si accorge delle cose sempre troppo tardi.

Quanti progetti, quante speranze riposte in noi, nel nostro futuro. Quante lotte contro chi, come i miei genitor, mi diceva che c'era qualcosa che non andava. "Fai funzionare la testa": diceva mia mamma. "Bada bene a ciò che fai": mio padre. Ma a me non interessava e non interessa niente. Ho continuato ostinatamente la mia strada anche senza di loro, quella strada che è stata per un lungo tratto agevole e piena di belle sorprese ma che alla fine mi ha portato a schiantarmi contro un grosso pilastro, proprio come quello della Circumvesuviana che c'è sulla strda principale del mio paese, forse il luogo dove tutta questa storia ha raggiunto l'apice della felicità o forse della presa in giro.

I ricordi affiorano in quantità innumerevoli, troppi o per certi versi troppo pochi. Avrei voluto ancora tempo per crearmi altri ricordi.

Quante risate, quante stronzate, quanti pianti, quante incomprensioni. Ma sempre poche per avere una fine. Le nostre risate mi mancano, ma mi mancano di più le nostre chiacchierate sui più disparati argomenti, dall'abbigliamento ai grandi problemi della vita. Mi manca la sua grossa e grassa risata, la sua voce calda e soprattutto quella musica che si portava dentro e che continua a risuonare nelle mie sorde orecchie.

La musica ... il suo essere, la sua passione, il suo ego, il suo amante, la sua vita. la musica che ha dato voce alle sue, alle nostre emozioni. La sua musica che mi spacca l'anima, l'unica ancora capace di emozionarmi, l'unica che sfugge anche alla mia ipocrisia. L'unica.

Proprio alcuni giorni fa, in un luogo inaspettato l'ho incontrato. I nostri sguardi si sono incrociati, eravamo a meno di un metro l'uno dall'altra e niente, dopo tutto il bene che ci siamo voluti non abbiamo fatto niente. Tra noi non c'è stata rabbia, indignazione, non un sorriso, non un voltafaccia. Tra noi c'era il nulla ed anche tutto il resto. E' assurdo, ma è così. Ci credo, il bene che ci siamo voluti non è scomparso, è lì, aleggia su di noi. Ci credo o forse lo spero.

Gli voglio bene e vorrei gridarglielo o scriverlo su un grosso muro su cui lui possa leggerlo e sorprenderlo e stupirlo e vedergli brillare quegli occhi ... ma non ci riesco.

I suoi occhi erano un incanto, non avevano un colore particolarmente bello, erano semplicemente dei grandi, incantevoli ed espressivi occhi color nocciola. Quanto ho visto in quegli occhi, quanto mi hanno fatto vedere e come mi hanno saputo guardare ... Mai potrò dimenticarlo. Sapevano ridere, piangere e amare e oggi ho scoperto anche quanto male possono fare. Non riesco a pensare di non poterli più "vedere". Erano musica, silenzio, erano passione, erano debolezza celata dall'orgoglio, erano vita.

Ho sbagliato a lasciarlo andare, ho rishiato e ho perso tutto. Forse avrei dovuto passare oltre anche quella volta, forse ho frainteso ..., forse, ma è troppo tardi.

continua ...