Si guardava i piedi sapendo già quanti numeri di scarpe aveva posseduto.
Lo faceva da anni troppi per adesso pochi per ieri. Non contava i passi ma i silenzi tra un passo e l'altro, non c'era l'incedere nè l'andare gli piaceva il divenire nell'ombra.
Portava il cappello calzato, un cappello per ogni stagione di vita, un porta pensieri degli anni percorsi , quanti erano?
come vanno contati per età? per episodi? per le donne avute? per quantità di responsabilità?
Lui conteggiava le albe e le scadenze di luna.
Pochi gli attimi che prendevano gli occhi in alto, i fruscii di cielo permettevano alla visiera di togliere l'ombra dagli occhi.
Poi di nuovo giù a far matematica con le suole "mai amato la matematica , mai studiata la matematica " le espressioni algebriche dei conti da far tornare sono come una colpa rigata con matita rossa tra la x e la y uguale a tremila vaffa con riporto di bestemmie.
Sì bestemmiava , con moderazione e attenzione, bestiemme mirate, nella sua bocca erano quasi suadenti a volte divertenti, un bacio a sputacchio alla vita.
Si guardava i piedi senza calciare i sassi senza calpestare le aiuole, lo faceva sempre di primo mattino con il sole, o di prima sera con la luna
perchè accanto ad un' ombra è meno dura
Imelda Marcos aveva tutto il sotterraneo del palazzo per sistemare 3.000 paia di scarpe, prima di essere cacciata dalle Filippine. Chi ha un monolocale di 25 metri quadri come diavolo fa? Uhm, meglio i cappelli, quelli si possono mettere uno sopra l’altro, occupano meno spazio e rinnovano l’arredamento della tua casa senza doverla demolire.
Mai amato la matematica manco io, ecco perché scrivo senza nessun tipo di regola.
Have a nice day :)