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Senza forzare le solitudini arrivano in fila per tre
sconvolte
a volte discinte
frugali ma ognuna per me
Le avevo perse tra le righe di piccoli confusioni
In quali mani le avevo messe allora, forse consegnate ai suoni alle canzoni
In quello spazio lassù ,dove allungo una mano e trovo
Il mio occhio vede, legge, riprende il ritmo delle ciglia
Riposa l’attenzione diva , in un monologo rimandato da tempo
Ecco anche qui vedi
parole che sono senza folla
disattente alla forma e alla mia illogica allegria
Se ho il naso all’insù, non è sempre per guardare le nuvole
Ma mi sbircio
per non confondermi tra la gente
per mandare a memoria la mia solitudine