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IL CODICE LEONARD (III Parte)

Post n°40 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da saydo

Da qualche altra parte, lontano, il cellulare di Solos cominciò a suonare. La solita voce camuffata.
«Solos.»
«Maestro! Ehm, stavo facendo un po’ di shopping e mi sono permesso di addebitare alcune cosucce sul suo conto. Sa, ho finito la cipria.»
«Hai fatto bene. Ora ascolta, Solos, la ricetta che mi hai fatto pervenire è un falso.»
«Un falso?»
«Si, figliolo. E’ una formula complessa, scritta in una oscura lingua antica, ma alla fine sono riuscito a decifrarla. Ho scoperto che si tratta del modo di far bollire l’acqua per la pasta.»

«Maestro, ho sbagliato. Mi dia la giusta punizione. Vuole che mi cosparga di benzina e mi dia fuoco?»
«Calmati, Solos. Non è colpa tua, non potevi sapere. Chevalier sapeva il fatto suo come i suoi tre cuisiniers préférés e ci hanno preso in giro»
«E adesso cosa facciamo?»
«Ho un’idea. Poi ti farò sapere.» Riagganciò.
In quel momento l’autista del taxi stava chiudendo il portabagagli dopo averlo riempito coi vari acquisti di Solos. L’incipriato ci infilò la testa mentre il portellone si chiudeva violentemente. «Il dolore è buono!» 

Robert e Brigitte arrivarono alla periferia di Rouen ed entrarono in un lungo viale. Con loro sorpresa notarono che le ville erano due, una di fronte all’altra. «Quale sarà?» chiese la criptologa. Senza esitare, Robert fece cenno di svoltare a destra; i due scesero dalla betoniera e si diressero verso l’entrata. Lindor suonò il campanello. Nonostante l’ora, un uomo alto e magro, in smoking e papillon venne ad aprire. «Desidera, signore?»
«Mi scusi, sto cercando Sir Toby Doll.»
«Vorrà dire il Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Reggicalze, Professore Emerito della Reale Accademia Britannica, Sir Tobias Talbot Doll.»
«Si, proprio lui.»
«Spiacente signore, ha sbagliato indirizzo. Sir Toby Doll abita nella villa di fronte.»
«Strano, eppure ero convinto che abitasse qui.»
«Mi dispiace. La signora è sua moglie?»
«Una mia amica.»
«Bel pezzo di gallinella.»
«Ma come si permette?» protestò Brigitte.
«Mi perdoni mademoiselle» si scusò il maggiordomo, «non faccia caso, è solo un modo di dire in uso da queste parti.»
«Si, si, va bene» tagliò corto Lindor. «Arrivederci.»
«Arrivederci» rispose il maggiordomo facendo l’occhiolino a Brigitte e lisciandosi i baffi.
Lo studioso bussò alla porta della villa di fronte e un maggiordomo venne ad aprire. «Chi desidera?»
Con sua grande sorpresa Robert notò che si trattava dello stesso individuo che aveva visto nell’altra abitazione. «Mi scusi» disse meravigliato, «per caso lei ha un fratello gemello?»
«Non capisco, signore.»
«Ecco, il fatto è che lei somiglia in modo impressionante ad una persona che ho visto poco fa, in quella villa di fronte.»
«Un sosia? Mah, probabilmente.»
«Posso sapere il suo nome?»
«Mi chiamo Gaston Chaussure, signore. In cosa posso servirla?»
«Ed è maggiordomo?»
«Mais oui, naturelment.»
«Senta, io sto cercando Sir Toby Doll e…»
«Vorrà dire il Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Reggicalze…»
Brigitte faceva segno con la mano di stringere.
«…Professore Emerito della Reale Accademia Britannica, Sir Tobias Talbot Doll.»

«Esattamente.»
«Spiacente signore, ha sbagliato indirizzo, Sir Toby Doll abita nella villa di fronte.»
«Va bene, Gaston, basta così, puoi andare», disse una voce acuta alle spalle del maggiordomo. Era Sir Toby Doll. Non era proprio come Brigitte se l’aspettava. L’aristocratico aveva capelli biondi a caschetto, indossava una camicetta in seta con ampi volant alle maniche e un paio di pantaloni neri in pelle, aderentissimi. Emanava un forte odore di Chanel N°5.
“Era questo che intendevi quando hai detto un poco strano?” pensò Brigitte guardando Robert di traverso.
«Robeeeert!» gridò Doll in uno stato di euforia incontenibile. «O mio Dio, il mio caro vecchio amico Robert Lindor. Ho sempre desiderato che qualcuno mi buttasse giù dal letto nel cuore della notte. Mi sono sempre chiesto ‘Perché non viene mai nessuno a svegliarmi a notte fonda? Non desidero altro.’ E tu lo hai fatto, Robert.»
«Ciao Toby, scusami per l’ora insolita, ma ti assicuro che se non si trattasse di una cosa importante non ti avrei disturbato. Come stai?»
«Adesso molto meglio. Ma prego, vi faccio strada, accomodatevi» rispose Doll girando sui tacchi e sculettando. «Scusate per prima, amici, Gaston è un giocherellone, gli piace fare certi scherzi. Ma vi assicuro che è un tipo innocuo da quando l’ho fatto castrare.»
«Non c’è problema. Toby, ti presento una mia amica, la signorina Brigitte Bidet, criptologa alla Scuola d’Arte Culinaria ‘Haute Cuisine’ della Sorbona.»
«Piacere, cara.»
«Piacere mio, Sir Doll.»
«O lasci stare, può chiamarmi semplicemente Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Reggicalze, Professore Emerito della Reale Accademia Britannica, Sir Tobias Talbot Doll.»
«E lei può chiamarmi semplicemente Ettore.»
«Pardon? Ettore?»
«Ettore è il mio terzo nome, ma Brigitte va bene lo stesso.»
«Ma dimmi Toby» intervenne Lindor, «anche l’altra villa è tua?»
«Ah, si, l’ho acquistata di recente. Quando ho in mente di scrivere qualcosa mi chiudo in questa villa e scrivo tutte le consonanti, poi vado nell’altra e scrivo tutte le vocali. Alla fine metto tutto insieme. Non è un’idea geniale?»
“Ma questo è proprio tutto scemo” pensò Brigitte.
«Bene amici, sedetevi. Posso offrirvi qualcosa? Tè, caffè. Mi è avanzata anche un po’ di pasta coi ceci, basta una scaldatina e…»
«Penso che il tè andrà bene» rispose Lindor. Brigitte annuì.
Sir Doll diede alcuni ordini al maggiordomo che di li a poco tornò recando un vassoio con del sancha e alcuni pasticcini. Quindi si ritirò facendo di nuovo l’occhiolino a Brigitte.
Robert ammirò l’enorme libreria in noce di fronte a lui, dove l’ultima opera di Sir Toby Doll, Storia illustrata della trippa in dodici volumi rilegati, faceva bella mostra di sé. Inoltre notò che tra una mensola e l’altra era stato lasciato uno spazio sufficiente per poter infilare le dita e prelevare i libri. Un sistema già in uso nel III secolo a.C. presso la biblioteca di Alessandria. Un’idea geniale per quei tempi.
«Dunque, amici, cosa vi ha spinto fin qui?» chiese lo storico. In quel momento il citofono alla parete suonò e Sir Doll andò a rispondere. «Cosa c’è, Gaston?»
«Mi scusi Sir, ma avrei urgenza di parlarle.»
«Arrivo.»
Robert guardava incantato Brigitte che si rilassava sensualmente sorseggiando il caldo infuso e degustando i soffici pasticcini. A un certo punto si ricordò che gli antichi seguivano un’usanza simile: masticavano il cibo prima di ingerirlo. Una coincidenza? Lindor credeva poco alle coincidenze e si ripromise di andare fino in fondo alla questione in un prossimo studio.
All’improvviso Doll irruppe nel salotto, furibondo, aggiustandosi il caschetto e sculettando ancor più vistosamente. «Senti carino, tu non me la racconti giusta» disse rivolto a Robert.
«Come?» si stupì lo studioso.
«Robert, tu mi hai mentito.»
«Non capisco.»
«La televisione sta mandando in onda le vostre foto segnaletiche. Dicono che tu abbia fatto fuori Leonard Chevalier. Oddio, mi farai venire una crisi isterica.»
«Ascolta Toby, non è come pensi.»
«A no? E com’è, allora?» chiese Sir Doll sventolandosi nervosamente con una mano il volto arrossato.
«Qualcuno sta cercando di incastrarmi, non so perché. Sono innocente, te lo giuro. Ora cerca di calmarti.»
«Ma bene. Se non sei stato tu allora…» Doll guardò Brigitte con due occhietti furbi.
«Perché mi guarda in quel modo?» chiese la criptologa. «Non penserà che io…»
L’aristocratico scosse la testa. «In fondo, da quel che ho saputo, era soltanto il suo simil-onno,  mia cara, neanche un parente, dunque…»
«Ma cosa sta insinuando? Adoravo quell’uomo, mi ha tirata su come una figlia. Si sbaglia Sir, io non farei del male a una mosca.»
Toby Doll ammiccò sorridendo. «E a un urang utan che cercasse di violentarla?»
«Doppiamente NO! Sarebbe un’esperienza unica e irripetibile.»
«Lei ha il cuore sincero, mia cara. Adesso so che non mente.»
«Ascolta, Toby» intervenne Robert, «siamo qui per una questione importante, che sicuramente interesserà anche te».
«Di cosa si tratta?» chiese Doll.
«Del famoso Codice Leonard.»
«Ostrega! Sono anni che lo sto cercando.»
«Lo so. Tuttavia c’è qualche difficoltà. Dovresti aiutarci a decifrare una frase scritta da Chevalier prima che tirasse le cuoia.»
«Fai vedere.»
Brigitte frugò nella borsetta ed estrasse il foglio. Lo storico lo afferrò con mano tremante e lo lesse con eccitazione. “QUI ME PARLE? LE FORUM A L’EST” «Dunque, dunque…» meditò.

Robert e Brigitte si protesero in avanti in spasmodica attesa della soluzione. Passarono alcuni minuti. Mezz’ora. Tre quarti d’ora. «Ma si!» concluse alla fine Sir Doll. «E’ ovvio. Il foro a est. Evidentemente si riferisce al foro romano, che si trova appunto a est rispetto a noi. Dobbiamo subito precipitarci a Roma.»
Brigitte sembrava dubbiosa. «No» disse scuotendo la testa, «è troppo semplice. Il mio simil-nonno non avrebbe mai scritto una cosa così banale col rischio di essere facilmente decifrata da chiunque.»
«Cosa suggerisce, mia cara?» 
«Potrebbe trattarsi di un anagramma.»
«Giusto!» intervenne in modo scombussolato Robert, che nel frattempo si era appisolato ed era scivolato sul pavimento. «Sono d’accordo. Ma quale potrebbe essere?»
A quel punto Sir Doll prese un ampio copridivano e ci si coprì completamente.
«Ma cosa fa?» chiese incuriosita Brigitte.
«In questo modo riesce a meditare meglio» spiegò Robert.
Ancora un’ora di martellamento cerebrale e finalmente lo storico poté annunciare trionfante la soluzione.
«Ci sono. Dunque: Qui me parle? Le forum à l’Est. Anagrammando si ha: La formule est à Quimperlé. La formula è a Quimperlé. Che genio che sono! Che genio!»
«Quimperlé?» osservò Brigitte. «E’ in Bretagna.»
«Esattamente, mia cara. Per combinazione ho una villa anche lì, dove sarò lieto di ospitarvi. Dobbiamo muoverci subito. Gaston ci farà da autista.»

 

FINE III PARTE

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