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IL CODICE LEONARD (II parte)

Post n°39 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da saydo

Un breve stacchetto musicale annunciò l’arrivo di Brigitte Bidet, la criptologa della Scuola d’Arte Culinaria ‘Haute Cuisine’ della Sorbona, al servizio della polizia giudiziaria. Indossava una gonna a tinte scozzesi, un ampio maglione e un paio di occhiali con lenti sfumate. «Buona sera, professor Lindor» disse con voce suadente. Il suo ottimo inglese condito di accento francese la rendeva ancor più incantevole. Poi dopo i soliti convenevoli si rivolse al capitano. «Io qui avrei finito, ma prima di andare, col suo permesso, vorrei appartarmi col signor Lindor. Ho qualcosa di personale da riferirgli.»
«Bien. Ma faccia presto» ringhiò il capitano.
Usciti dalla cucina, Brigitte prese l’americano sotto braccio. «Mi ascolti bene, signor Lindor, lei è in grave pericolo. Devo parlarle in un luogo sicuro.»
«In grave pericolo? Io?»
«Mi creda, è così. Dobbiamo allontanarci di qui, inventi una scusa, dica che deve tornare immediatamente a New York perché ha dimenticato di chiudere il gas.»
«Non sarebbe meglio se fingessi di voler andare in bagno?»
Brigitte sorrise. «Certo. Volevo solo mettere alla prova la sua perspicacia. Ora si sbrighi, io farò in modo di raggiungerla.»
Con il permesso del capitano, Lindor si allontanò in direzione della toilette. Di li a poco arrivò Brigitte.
«Mademoiselle Bidet, vuole spiegarmi cosa sta succedendo?» si lamentò Robert.
«Si guardi in tasca, professore.»
Lo studioso si frugò nelle tasche della giacca e cominciò a tirar fuori alcuni oggetti: una penna, un block notes, alcune caramelle all’anice, un temperino, un cavatappi, una fiamma ossidrica.

«Non vedo niente di strano» concluse dopo un po’.
«Continui, professore» lo esortò Brigitte. «Continui.»
Lindor obbedì e alla fine estrasse un piccolo oggetto a forma di bottone. «Non capisco» si stupì.

«Quella è una microspia» spiegò Brigitte. «Evidentemente Coquet gliel’ha infilata di nascosto nella tasca. Lei è sotto sorveglianza.»
«Ma… perché?»
«Il capitano crede che lei sia colpevole.»
«Io colpevole? Ma com’è possibile?»
«Quello che lei ha letto non è l’intero messaggio. Il capitano lo ha fotografato, poi ha cancellato una riga. Ecco, legga questo foglio.»
Lindor rilesse l’intero messaggio.

QUI ME PARLE? LE FORUM A L’EST
P.S.: SE VEDI ROBERT LINDOR SALUTALO DA PARTE MIA

«Io non ho ucciso Chevalier.»
«Ne sono convinta, per questo ho deciso di aiutarla. Ora dobbiamo cercare di uscire di qui.»
«E come?»
«Fra poco, proprio qui fuori, passeranno quelli del turno di notte per la raccolta dell’immondizia. Basterà rompere il vetro della finestra e gettare la microspia all’interno del furgone, penseranno che lei è fuggito.»
«Non sarebbe più semplice aprire la finestra anziché rompere il vetro?»
«Soluzione troppo banale per un thriller, non crede?»
«Ha ragione, mi scusi.»
Nel frattempo, nello studio di Chevalier, il tenente Coquet seguiva sul monitor un puntino rosso.

«Cosa sta facendo?» chiese il capitano, che ingurgitò ancora alcuni sorsi di idraulico liquido. “Accidenti all’abbacchio”.
«E’ ancora in bagno, non può sfuggirci» rispose il sottoposto.
«Ci sta mettendo un po’ troppo.»
«Mi ha detto che soffre di stitichezza, avrà qualche difficoltà.»
«Bien. Concediamogli ancora due o tre minuti, poi interveniamo.»
Il professor Lindor prese una ramazza e col manico cominciò a fracassare il vetro freneticamente. «Non ce ne sono altri?» chiese poi con sguardo delirante e un sorriso folle. «Sto cominciando a divertirmi.»
«Non c’è tempo. Presto, getti quella microspia» rispose la criptologa.
Sul monitor il tenente Coquet vide la spia rossa che si stava allontanando velocemente all’esterno del ristorante. «Capitaine, capitaine! Lindor è fuggito.»
«M
erde!» abbaiò Demi Nez. «Presto, tutti fuori, inseguiamolo».
Robert e Brigitte, che nel frattempo si erano nascosti in un ripostiglio, trassero un sospiro di sollievo.
«Perché fa tutto questo per me?» chiese a un certo punto Lindor.
Brigitte fece un sorriso amaro. «Chevalier era il mio simil-nonno.»
«Simil-nonno?»
«Si. Bè, non era proprio mio nonno, ma era il fidanzato di mia nonna. Poi quando avevo sette anni i miei genitori e mia nonna sono morti in un incidente di caccia, tutti scambiati per cinghiali. Da quel giorno ho vissuto col mio simil-nonno.»
«Mi dispiace. Ma perché Chevalier ha cercato di accusarmi?»
«Non voleva accusarla, quel messaggio era diretto a me. P.S. sono le mie iniziali.» 
«Ma lei si chiama Brigitte Bidet.»
«Si, ma il mio simil-nonno mi chiamava affettuosamente pidocchio strabico, pou strabique, a causa del mio leggero strabismo.» Si tolse gli occhiali. «Vede?»
Ancora una volta lo studioso si trattenne dal ridere. Poi tossicchiò. «Ahem! Ma è una cosa da niente, un vezzo che la rende persino più affascinante.»
«Grazie. Ma ora dobbiamo andare professore, fra poco scopriranno l’inghippo e torneranno qui.»
Lindor fece gli occhi dolci. «Puoi chiamarmi Robert.»
«E tu puoi chiamarmi Ugo.»
«Ugo?»
«Ugo è il mio secondo nome, ma Brigitte va bene lo stesso.»
I due si presero per mano e saltellando come bimbetti uscirono dal ristorante.  

Solos, il gigante incipriato, arrivò alla canonica di Saint Pèlerin e raggiunse la sua stanza. Entrò senza fare rumore, quindi appoggiò la mano sullo stipite e richiuse la porta con violenza. «Il dolore è buono», disse strizzando gli occhi lacrimanti. In quel momento il suo cellulare mandò alcune note di O’ sole mio e si precipitò a rispondere. Intuiva già chi poteva essere.
«Hai compiuto la tua missione?» chiese una voce camuffata.
«Maestro! Si, tutto a posto, ho con me la formula.»
«Bene figliolo. Ti darò istruzioni per come consegnarmela, poi passeremo alla seconda fase. Nel frattempo concediti un meritato riposo.» Riagganciò.
Solos si avviò verso uno specchio per togliersi la cipria. Qualcuno bussò alla porta che si aprì con un leggero cigolio. Il gigante si voltò di scatto. Una voce calda e pacata raggiunse il suo cuore. «Solos, cosa fai figliolo?» Era il parroco don Perignòn.
«Padre! Come mai alzato a quest’ora?»
«E’ notte fonda, non ti vedevo arrivare e non sono riuscito a chiudere occhio. Tu piuttosto, cosa stai facendo, sempre con quella cipria in faccia?»
«Mi perdoni padre, è più forte di me.»
«Ti ho detto tante volte che non devi vergognarti di avere la pelle nera. Al mondo esistono molte cose nere.»
«Quali?»
«Bè, adesso, così, su due piedi…»
I genitori di Solos, un pescatore e una casalinga norvegesi, non erano mai riusciti a capacitarsi di avere un figlio di colore, sebbene, avendolo generato durante una vacanza in Africa, il padre qualche sospetto l’aveva avuto. Si erano allora rivolti ad uno specialista il quale affermò che poteva trattarsi di un caso di ‘atavismo retrogrado retrospettivo’, un termine che egli stesso aveva coniato, cioè un genere di atavismo le cui cause potevano addirittura risalire alle prime forme di vita sulla terra. E comunque non c’era da farne un dramma. Ma i due genitori non riuscivano a darsi pace; deposero il loro figliolo dentro una cesta di vimini, sebbene avesse ormai trent’anni, e lo abbandonarono sul sagrato della chiesa di Saint Pèlerin. Il parroco don Perignòn lo prese con sé donandogli affetto e tutto ciò di cui aveva bisogno.
«Vuoi dormire un poco?» chiese Perignòn.
«No, non ne ho bisogno.»
«Bene, neanch’io ho più sonno. Allora vieni di là ad aiutarmi, mentre tu tieni la gallina io le tiro il collo. Avremo un pranzetto succulento.» 

Brigitte era alla guida di un’autobetoniera che Chevalier le aveva regalato il giorno del suo diciottesimo compleanno e viaggiava in direzione sud est. Tuttavia nella fretta non si era accorta che Robert non aveva fatto in tempo a salire e la stava rincorrendo a perdifiato. Alla fine se ne rese conto e inchiodò. «Salta dentro, presto» disse poi al professore che nel frattempo l’aveva raggiunta.
Robert si ricordò improvvisamente di quello che non era riuscito a dire al capitano e ora si sentiva in dovere di informare Brigitte su qualcosa che forse l’avrebbe turbata.
«Ascolta Brigitte, devo dirti qualcosa su Chevalier che non sai.»
«Cosa?»
Lindor rimase per un attimo in silenzio pensando al povero Chevalier e al segreto da lui custodito. Agli occhi di tutti Chevalier era semplicemente uno chef, sebbene molto stimato, ma pochi sapevano che nelle notti insonni si dedicava allo studio delle gastronomie esoteriche comparate e al rock acrobatico. Ma c’era qualcosa di più, qualcosa che non sapeva come rivelare a Brigitte. Alla fine le parlò.
«Sono convinto che il tuo simil-nonno facesse parte di una società segreta, Gli Allegri Ubriaconi
«Come fai a dirlo?»
«Il modo in cui Chevalier si è conciato. Il merluzzo e la brocca rappresentano il passaggio dal segno dei Pesci a quello dell’Acquario, l’entrata nella nuova era, un periodo di grandi cambiamenti, molto atteso da questa congregazione. I nuovi adepti che entravano a far parte della confraternita venivano conciati allo stesso modo, faceva parte del rito d’iniziazione. E il prezzemolo era uno dei loro simboli più potenti. Questa società esoterica è sorta nel medioevo e conserva un terribile segreto capace di rivoluzionare le abitudini alimentari dell’intero pianeta.»

«Oh, ma è terribile.»
«Si, un terribile segreto, l’ho appena detto.» 
«Ma quale segreto?»
«Sembra che si tratti di una formula per rendere i cibi iper-afrodisiaci.»
«A quale scopo?»
«Per entrare in contatto con la Dea attraverso l’atto erotico che in questo modo verrebbe di molto agevolato. Un giorno, quando l’umanità sarà pronta, potrà beneficiare di questa ricetta, forse, appunto, al passaggio nella nuova era. Questo segreto viene tramandato da secoli all’interno della fratellanza e solo quattro persone ne sono a conoscenza, lo chef e i suoi tre cuisiniers préférés. Ora, tutt’e quattro queste persone sono state assassinate.»
«Ma per quale motivo?»
«Qualcuno non vuole che la ricetta si realizzi.»
«Chi?»
«Una setta avversaria, credo si tratti degli Unti del Grasso del Santo Vitello Cotto alla Maddalena, un’associazione di cuochi tradizionalisti che non tollerano innovazioni del genere. Questa organizzazione nasce durante le crociate per rifocillare i templari durante le loro scampagnate in Terra Santa. In seguito ci fu un licenziamento in blocco dovuto al più basso costo di mano d’opera a Gerusalemme. Così quella confraternita si riorganizzò come setta indipendente.»
«E adesso che si fa?» domandò Brigitte.
«La faccenda è complicata e abbiamo bisogno di aiuto, oltre che di un rifugio. Ho un amico che abita in una villa a Rouen. Si chiama Sir Toby Doll, è uno storico dell’alimentazione.»
«Sir Toby Doll? Un aristocratico.»
«Per la precisione è Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Reggicalze, Professore Emerito della Reale Accademia Britannica, Sir Tobias Talbot Doll. E’ un tipo un po’ strano.»
«Ok, conosco la strada. Adesso volto a destra, cioè no, a sinistra, anzi vado dritto, forse è meglio tornare indietro. Possiamo chiedere a qualcuno?»
«Calmati Brigitte, conosco anch’io la strada. Segui le mie istruzioni.»

FINE II PARTE

 
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