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IL CODICE LEONARD (V e ultima parte)

Post n°42 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da saydo

Lo studioso e la criptologa sbucarono su una piccola piazza e si guardarono intorno. A un certo punto l’americano vide poco distante una statua equestre sormontata da un guerriero con armatura medievale e la spada sguainata. Dopo aver riflettuto per qualche attimo si mise a ridacchiare istericamente. 
«Cos’hai da ridere?» chiese Brigitte. «Ti sei rincretinito?»
«No, è che… hihihi… ma certo, hihihi, è tutto chiaro, no? heeehehe!»
«Ti spiacerebbe far ridere anche me?»
«Guarda quella statua in mezzo alla piazza. Cosa ti sembra?»
«A prima vista un cavaliere.»
«Bien sur, mademoiselle Bidet. Appunto, un cavaliere. Chevalier.»
«Oooh!» si stupì Brigitte. «Il mio simil-nonno. Come hai fatto ad arrivarci?»
«Intuizione femminile. E verso dove sta puntando la spada del cavaliere, secondo te?»
«In direzione di quel fabbricato, credo.»
«Esattamente. Non ci resta che seguire l’indicazione. Andiamo.»
La porta era accostata e Robert la spinse lentamente. L’ambiente era vuoto, giusto qualche mobile antiquato e dei quadri raffiguranti antichi paesaggi. Una vecchia scala portava al piano superiore.
«Sembra una locanda abbandonata» osservò Brigitte.
«Avverto Toby» disse deciso lo studioso.
«Ma non abbiamo ancora nessuna certezza.»
«Sento che questo è il posto giusto e avremo ancora bisogno del suo aiuto.»
Dopo qualche istante si sentì un fracasso infernale. Qualcuno era rotolato per le scale ed era finito sotto un grosso tavolo di mogano con uno schianto tremendo. «Accidenti ai tacchi alti» si lamentò la persona mentre lentamente si rialzava aiutata da Robert.
Brigitte sgranò gli occhi per la sorpresa. «Nonna!» esclamò incredula.
«Ti stavo aspettando, Brigitte. Ero sicura che saresti riuscita a trovare questo posto.»
«Oh nonna, mi avevano detto che anche tu eri morta nell’incidente.»
«Tiè!» esclamò la vecchia facendo il gesto dell’ombrello.
In quel momento una tenue speranza si accese negli occhi di Brigitte. «Ma allora anche i miei genitori…»
«No, piccolo pidocchio strabico, i tuoi genitori purtroppo sono morti davvero. Io invece all’ultimo momento ho avvertito dei forti dolori intestinali e sono rimasta a casa, così mi sono salvata. Che culo!»
«Nonna, ti presento il professor Robert Lindor, della Harvard University.»
«Piacere, signora.» disse lo studioso.
«La conosco di fama, professore. Devo dire che sono una sua ammiratrice. Ho letto parecchi suoi libri per riuscire ad addormentarmi più facilmente la notte.»
«Sono lusingato.»
L’anziana signora tirò fuori dalla tasca un piccolo astuccio e lo porse a Brigitte. «Questo è per te, piccola cara. Qui dentro c’è quello che stavate cercando.»
«Il Codice Leonard.»
«Esattamente, cara. Chevalier aveva dato disposizioni precise che in caso fosse passato a miglior vita tu avresti dovuto custodire il segreto. Tu sei la prescelta, la persona degna.»
«Oh nonna, sono commossa.»
«Bene, ora vi lascio, devo passare dal salumiere. Che gran pezzo d’uomo! Beh, dovrò pur consolarmi in qualche modo. A presto, Brigitte. Arrivederci, professore.»
«Au revoir madame» rispose Robert.
Brigitte girò e rigirò l’astuccio tra le mani. Era emozionata, il suo cuore palpitava. Robert le faceva segno di aprirlo.
«Bene, bene» disse una voce alle loro spalle. Robert e Brigitte si voltarono di scatto. Era Sir Toby Doll che impugnava una pistola e la puntava contro di loro con un sorriso soddisfatto.

«Toby!» si stupì lo studioso. «Cosa diavolo hai intenzione di fare?»
«Mon cher ami, non pretenderai di aspettare chissà quanto tempo prima di divulgare quella preziosa ricetta.»
«Sai bene che la ricetta potrà essere trasmessa solo dopo l’entrata nella nuova era. Nel frattempo qualcuno degno dovrà custodirla.»
«Me ne frego! L’umanità deve sapere. Ora. Io stesso ne ho bisogno, così potrò riempirmi di seghe a volontà. Ora farete ciò che vi dirò, se non volete fare la fine di Gaston.»
«Gaston?»
«Ho dovuto eliminarlo, mes amis. C’est la guerre. Ormai sapeva troppo e io non mi fidavo più di lui, soprattutto da quando andava in giro a spiattellare che porto la parrucca.»
«Tu porti la parrucca?»
«Si, Robert. Devi scusarmi, non te l’ho mai detto, mi vergognavo. Sono rimasto completamente calvo all’età di sei anni quando mio padre si tolse le scarpe da ginnastica davanti a me, in piena estate, dopo una maratona di 160 chilometri. Da quel giorno ho cominciato a odiarlo.»
«Lei ha ucciso Gaston?» si sbigottì Brigitte. «Ma come…»
«Semplice, mademoiselle. Mentre voi perlustravate la zona gli ho telefonato ordinandogli di raggiungermi in un certo posto. Gaston soffriva di una intolleranza congenita alle barzellette. Un giorno, senza saperlo, gliene ho raccontata una e lui ha cominciato a ridere, risate irrefrenabili che gli impedivano persino di respirare. Stava soffocando e ho dovuto accompagnarlo al pronto soccorso dove è stato rianimato. Ma quest’oggi no, gliene ho sparate a raffica, una dopo l’altra. Gaston ha cominciato a ridere in modo convulso piegandosi in due con le lacrime agli occhi per gli spasimi, era diventato paonazzo, annaspava confusamente supplicandomi di smettere. Alla fine è sopraggiunto l’infarto.»
«Se non getti quell’arma ingoio la ricetta» lo minacciò Lindor che cominciava ad appallottolare il foglietto e a cospargerlo con del sale che portava sempre con sé per simili evenienze.
Sir Toby Doll fece un sorriso beffardo. «Stai bluffando, Robert. Non sarai così pazzo da farlo.»

«E perché no! In fondo la carta mi piace, da bambino ne mangiavo intere risme.»
«Si rende conto che potremmo denunciarla per omicidio?» disse Brigitte in tono di sfida.
«Non avete alcuna prova. I miei avvocati ci metterebbero un attimo a smontare le vostre accuse. In fondo potrei avervi raccontato delle frottole. Non avete visto niente.»
«Ma noi abbiamo sentito tutto» disse qualcuno irrompendo nel locale. Era il capitano Demi Nez che nella foga inciampò sul gradino dell’entrata e finì dritto nello sgabuzzino del sottoscala. Si udì il fragore di stoviglie rotte. Approfittando della distrazione di Doll, Robert sferrò un calcio facendogli volare la pistola che centrò in piena fronte il tenente Coquet ed esplose una schioppettata assordante. Subito una ventina di uomini furono addosso all’aristocratico e lo immobilizzarono, quindi lo infilarono dentro un sacco di iuta che sigillarono col piombo.

«Capitano!» gridò meravigliata Brigitte. «Come ha fatto a trovarci?»
Demi Nez assunse l’espressione di chi la sa lunga. «Non dimentichi, mademoiselle Bidet, che io sono una vecchia volpe, una faina, e persino un lupo di mare, e anche… anche…»
«Un ratto di chiavica» suggerì sottovoce uno degli agenti accanto a lui.
«Ah, si, un ratto di chiavica. Si presenti in centrale al più presto e le spiegherò ogni cosa. Lei ha ancora molto da imparare.» Quindi si rivolse ai suoi uomini. «Presto, tutti fuori. Non vedo l’ora di strizzare il cervello a questo blasonato.»
Rimasti soli, Robert e Brigitte si fissarono intensamente per qualche istante, quindi lui attrasse a sé la bella criptologa e la baciò con passione.
«Oddio, Robert, mi stavi soffocando» disse alla fine Brigitte il cui strabismo si era visibilmente accentuato a causa dell’alito all’aglio fritto di Robert.
«O Brigitte, passerei ancora delle ore intere insieme a te.»
«Sono stanca, Robert. Ho bisogno di riposare, e anche tu.»
Robert fece spallucce. «Mi consolerò con qualche rivista porno.»
«Pensi che potremo rivederci?»
«La prossima settimana sarò in Toscana insieme a un mio collega della Harvard per una serie di studi. Dobbiamo gettarci dalla torre di Pisa per verificare la teoria di Galileo. Puoi raggiungermi li.»
«Lo farò senz’altro. Ma tu stai attento caro, certi esperimenti possono essere pericolosi.»
«Non preoccuparti piccola, so quello che faccio.»
Il giorno dopo, a Parigi, Brigitte si mise a studiare con avidità la formula pensando intensamente a Robert.

 

FINE

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