S_CAROGNE

Eran trecento, eran giovani e forti...


  (Reduce, Reuse, Recycle) The 3 R's   Non so quale peccato io stia espiando. Fatto sta che tocca a me celebrare ogni traguardo raggiunto dal presente blog. La Signora ordina via sms (non parliamo di euro): “Per i 50.000 pensa tu a qualcosa di divertente” oppure “Come pensi di celebrare i 100.000?” o, più prosaicamente, sei a corto di idee? Scrivi qualcosa per i 200.000. Di non patetico, possibilmente.” Ebbene. Questa volta la precedo, grazie al gentile contributo di un affezionato utente: aldo1212a. Ritengo quasi doveroso dar voce a uno dei più fedeli proseliti dell'Erbalife, dopo un anno e mezzo trascorso nella più assoluta indifferenza dei commentatori. Non vedo (più), infatti, molti voglioerba in giro, e di proposte di matrimonio o adulterio non ne ho ricevute in numero sia pur lontanamente paragonabile rispetto a quelle della sodale, nonostante la profondità d'animo (ehm) che trapela dai miei scritti (dal fatto non trascurabile che abbia già soddisfatto il mio istinto materno, io), nonché la fragilità cristallina che mi appartiene, come chiaramente dimostra la maniera con la quale si rivolge a me la Serpe.   Il blog s_carogne non può certo definirsi un blog di attualità: negli Stati Uniti eleggono Obama? E noi ci occupiamo di un dipendente dell'Ikea che flirta con sara_1971. Tutti sono colti da un febbrile clima pre-natalizio? E noi spiamo delilah79 in viaggio culturale a Londra. Novembre: erbavoglio_70, in piena sintonia con il suo substrato new wave, scrive una lettera a Babbo Natale, confermando, laddove ve ne fosse bisogno, di essere più anacronistica degli Spandau.   Passo più o meno la parola a aldo1212a. Dalla sua prima missiva si evince che (mi ama e) gli anni '80 hanno segnato prepotentemente altri oltre me. Dalla seconda, invece, che (ama me e) se non ci prende tutti per il culo è (oltre che persona estremamente raffinata e selettiva) doveroso continuare a scrivere, se non altro per raccogliere sportivamente la sfida (sempre che dietro il suo nick non si celi sara_1971, dubbio che legittimamente mi coglie, dato che, sia pur inverosimilmente, è l'unico a degnarmi di una qualche attenzione, a parte – è ovvio – aridipiu e ipolipidico, che lo fanno per contratto, leggi per evitare che a Erba girino troppo a sinistra e chiuda ai commenti).   Prima lettera   Da qualche giorno ho terminato di leggere “Né qui né altrove. Una notte a Bari” di Carofiglio. Oggi, dopo una prolungata assenza, ho riavviato il portatile che, quasi conoscesse la strada, mi ha condotto, più o meno da solo, al tuo post e ai miei anni '80, per lo più trascorsi come studente fuori sede a Bari. Come spesso succede, il ricordo del passato colora e impreziosisce anche quello che nella contemporaneità ti scivola addosso in una innocua indifferenza... Puoi chiamarla nostalgia o in modo più poetico, ma la sostanza non cambia. Io vivevo in una cucina di Viale Ennio. La dividevo con mio cugino. Il bagno era contiguo, la porta era una tendina a fiori tenuta in alto da un robusto fil di ferro. Il resto dell'appartamento era occupato da una impresa edile il cui titolare non a esitava chiamare i carabinieri ogni volta che un paio di amici venivano a trovarci, sommando le loro voci alle nostre. Si viveva con cinquemila lire alla settimana mandate da casa e qualcosa che riuscivo a racimolare rilegando dispense per la libreria del Policlinico, all'angolo di Viale Salandra o facendo l'autista per un notaio di Ostuni. La settimana trascorreva tra i rimorsi per gli esami rinviati e i rimpianti per gli amici che non riuscivi a vedere o la collega di corso che non te la dava. Soprattutto, rimpianto maggiore, non riuscire a sfruttare quella libertà che avevi sognato ai tempi del liceo con mamma, papà e il loro orologio: non riuscivi a goderne, avendone finalmente la possibilità, perché c'era sempre l'esame di turno con il libro relativo a guardarti minaccioso dal comodino. La musica che ricordi nel tuo post, Pink Floyd a parte, la detestavo cordialmente: allora come oggi ascoltavo Guccini, De Andrè e Lolli. Le strade descritte da Carofiglio erano la routine quotidiana, meno emozionante del tenente Colombo. Craxi e Andreotti si spartivano il potere, il Bari Calcio era l'argomento più gettonato mentre facevo la coda per una telefonata a casa in un locale di Carrassi dove vendevano bombole del gas e i gettoni li trovavi sempre... Fatico a capire, ma è così, lo giuro, per quale motivo ora canterei con te a squarciagola quei motivetti, rimpiangendo (che Dio mi perdoni) persino Craxi e Andreotti, il cibo della mensa del Policlinico, i treni locali e gli esercizi di Topografia... Asciugo una lacrima virtuale e riprendo il volume di Carofiglio. Non rileggo mai due volte lo stesso libro, ma oggi ne ho voglia. Che Dio ti benedica.   Seconda lettera   Accendere l'autoradio subito dopo aver abbandonato il solito parcheggio e indossato la cintura è ormai un riflesso condizionato, quasi un atto dovuto: Radiotre, quella che, statistiche alla mano, meno cita il Berlusca. Il 31 dicembre non puoi certo ritenere inatteso ascoltare un bilancio dell'anno andato e quello che trasmettono non è nemmeno fatto male. Spengo il telefonino, mi sistemo meglio sul sedile, mi immergo nel racconto in corso: scorrono rapidamente Valentino, Silvio, Giorgio e George, Obama e Osama, Maria Stella e Mara (incredibile ma vero), Rosa e Olindo, Raffaele e Amanda, il Papa, l'Inter e la Pausini... Mi salva l'altro parcheggio, quello dell'ufficio. Le scale mi ispirano da sempre, soprattutto da quando ho rischiato un tranquillissimo fine settimana in ascensore in compagnia di due pratiche di collaudo e un telefonino che almeno là, bontà sua, non prende. Mi ispirano al punto di iniziare il mio personalissimo bilancio, tutti ne abbiamo uno, con una nota di merito per chi non lo rende noto... Non appartenendo, come è evidente, alla categoria dei migliori, non mi astengo dall'inutile fatica. A casaccio, così come mi vengono, ricordo un ristorante di Ratisbona, Baviera, i vicini di tavolo che in tedesco, ma con un comprensibilissimo “Italia, Napoli” segnalano il nostro arrivo mentre dalla finestra osservo svolazzare la pubblicità appena estratta dalle cassette della posta e gettata a terra; la faccia di Emilio Fede il 14 aprile; la prima volta al passo dello Stelvio, l'emozione del 31 luglio, primo giorno di mare e solita traversata subacquea (30 metri da punta a punta senza respirare e solito commento: “Bene, anche quest'anno...”). Vi risparmio il resto: lo so da solo, non ve ne può fregar di meno, ma veniamo al punto: febbraio. Non so seguendo quale traccia arrivo al vostro blog. Quel giorno la lettura era deliziosa, postava Erba, [omissis]; un passo nel passato mi faceva scoprire Sara e anni di pregiudizi su blog e community svanivano in un attimo. Riuscire a interrompere una giornata di cartacce con una pausa gradevole e intelligente credo sia un merito indiscutibile (credo, non vorrei fosse solo un alibi interessantissimo, mi piacerebbe consultare in merito Brunetta). I commenti all'inizio non li leggevo, il mio nemico di sempre si chiama orologio. Poi i nomi diventano familiari, sai che quando ci sono Ipo e Panglos il rischio di banalità è inesistente. Aspetti impaziente il giorno dopo: cani dall'incerta origine o pidocchi a colazione? Cominci a usare con insolita frequenza desueti aggettivi: “glitteroso” entra a far parte del tuo linguaggio corrente, con buona pace di Word & C che, incuranti dei miei recenti progressi lessicali, continuano a sottolinearlo... Insomma, piccolo, ma sincero, il mio grazie! Grazie Sara, grazie Erba, grazie amici del blog, grazie anche se vi sono sconosciuto perché per fretta e timidezza non commento mai. Grazie a voi rimarrà qualcosa di questo 2008 altrimenti da archiviare con i soliti ricordi da Tg di eventi che (attenta, Erba, sto per citarti) ad aprile non sono più tali. Un abbraccio e, non posso astenermi, auguri: che la banalità continui ad ignorarvi.