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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

Avvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore

 
 

Sara

 

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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Relax (don't do it)

Post n°433 pubblicato il 06 Dicembre 2008 da erbavoglio_70

 

(This is not a love song)


(Lasciatemi così come una cosa dimenticata...)


Forse non tutti sanno che venti anni fa essere adolescente era un duro mestiere. Non mi riferisco al fatto che la verginità fosse un valore e una canna il peggiore dei vizi, né al fatto che si usassero i Closed. Non avevamo telefoni cellulari né il web, quindi, appartenendo ad una famiglia che considerava frivolo un giornale come Lotta comunista, per entrare in possesso dei testi delle canzoni capaci di tenermi sveglia la notte non avevo altra scelta che elemosinare da qualche amica più fortunata una copia di TV Sorrisi e Canzoni, riportare sul diario o fotocopiare le anelate lyrics. Ricordo bene un ragazzino biondo che tentò di far breccia nel mio cuore di pietra donandomi un libretto denso di parole di Morrissey. Senza guardarlo in faccia corsi a casa, tolsi le scarpe, play – The world wont' listen - e iniziai a cantare a squarciagola, felice, nonostante cogliessi il senso in italiano dei brani. Ebbene, un paio di settimane or sono, ho avuto modo di testare la mia preparazione. Devo essermi impegnata molto, perché per quattro ore consecutive ho ascoltato musica anni '80 grazie al dj Carlo Chicco e, senza sforzo apparente, ho cantato ininterrottamente, esibendomi anche, quasi fossi a Sarabanda, nel gioco di riconoscere il brano dalle prime note. Certe cose non si dovrebbero dire, ma sono meglio ora di allora.

Procediamo con ordine: la mia adolescenza è stata funestata, oltre che dal fatale incontro con la mia compagna di banco, anche da cinque anni di amore non corrisposto (conclusosi in matrimonio con prole) e da un tripudio ormonale dalle conseguenze nefaste sul mio fisico. Diciamo che ero florida, rinascimentale, con una imbarazzante quarta di reggiseno, e un lato B che non amavo mettere in mostra, anche se ci pensava da solo a farsi notare. Aggiungiamo a questo che la moda del tempo imponeva di cotonare i capelli e che nessuno mi aveva insegnato che il fondotinta si stende accuratamente anche sul collo... D'accordo, esagero un po', ma non troppo: all'epoca portavo a spasso un simulacro, ero impacciata, ordivo piani per passare inosservata, ma puntualmente accadeva il contrario: catalizzavo l'altrui attenzione. Le serate erano travagliate per definizione, più volte ho consolato, altrettante ho pianto, usando i singhiozzi delle grandi occasioni, tipici della totale assenza di prospettive di miglioramento. In tutto questo c'erano The Cure, The Clash, i Pink Floyd, ma anche Jim Kerr e Simon Le Bon. Un misto pericoloso, lo so, ma io sono così: apparentemente contraddittoria, in realtà genuinamente bipolare.

A parte pochi amanti della fioritura, molti hanno apprezzato l'improvviso processo di bonsaizzazione di cui sono stata lieta protagonista al compimento dei diciotto anni. Insieme ai chili di troppo e al reggiseno sono andati via quelli che vengono denominati complessi, ma che io preferirei denominare inibitori. E così alzarmi e uscire sono azioni che compio senza la frapposizione di dubbi e paure, entrare in un locale non evoca più manie di persecuzioni perpetrate ai miei danni dagli ignari avventori, e ballare in pubblico non è cosa diversa dall'atto privato. A questo si aggiunga un fattore non trascurabile: al liceo andavo in discoteca pervasa dalla ferma speranza di accovacciarmi sul divano con qualcuno, perché solo-se-qualcuno-ti-desidera-tu-sei -bella-e-vali. Oggi eventuali uomini che volessero rimorchiarmi sarebbero con ogni probabilità seccature da liquidare con battute al vetriolo. Alla festa io sono andata per ballare con le amiche, bere qualche vodka lemon e divertirmi. Punto. E poi, a trentasette anni, quasi otto, è semplice non oltrepassare la soglia (non era piacevole vomitare in bagno con gli anfibi ai piedi e i miei che passeggiavano nervosamente nel corridoio: è chiaro che poi si accumuli materiale da post per gli anni a venire). Should I stay or should I go... me la spasso e resto; You spin me around... 'fanculo al capo e ai colleghi; Everything counts... cavolo: sto ballando in un garage, ristrutturato sì, ma sempre garage (ora è chiaro che sia figo: siamo tutti ruspanti quarantenni, ma ti immagini se tuo padre fosse venuto a prenderti? Ne avrebbe parlato a pranzo agli zii: “L'ho aspettata quasi due ore – mi ha detto che alla festa c'era un fuso orario diverso – poi sono entrato: era seduta a terra in un garage con un paio di figuri con più orecchini che neuroni” e loro avrebbero scosso il capo scandalizzati...); The reflex, Rio... ricordo il sapore dei suoi baci, la prima volta che mi slacciò il reggiseno; Change... ou! Ma quel culo sulla parete è il mio! L'ombra mi appartiene: alzo il braccio sinistro e anche lei, profilo e... profilo! Mi piaccio, sì che mi piaccio: ma chi lo avrebbe mai detto? Non devo più prestare attenzione a certe cose: obiettivo della festa non è nascondersi o mimetizzarsi, ma stare: al centro, al lato, dove capita. Più precisamente l'immagine è stagliata su video presi in prestito da Discoring o da MTV (Another brick in the wall: ogni parola è inutile; devo ricordare di farlo vedere ai bambini); verso le 2 arriva anche il momento della pubblicità (ricordate la bimba con l'impermeabile giallo della Barilla? È detestabile come allora!) e di un rassicurante Mike Bongiorno (ma allora anche lui è invecchiato). Con lo scorrere delle ore, il dj si lascia andare a Mi vendo, Se mi lasci non vale, Donatella, e io perdo il controllo: inizio a fumare in pista (sono ormai le tre di notte, resisto come una quindicenne nonostante i tacchi: avrò ben il diritto di comportarmi come a un vero party anni ottanta, dove la cortina di fumo era più dura della testa di Sara). Credo di meritare qualche sconto di pena: in fondo poche ore fa ho spidocchiato mia figlia, mi sono immersa nel periodo new age senza colpo ferire, dimenandomi in maniera quasi sconcia, e non so ancora se questa mia notte brava porterà seco qualche drammatica conseguenza. In perfetto stile anni '80.


 
 
 
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