Creato da Sely13 il 09/12/2013

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Questo blog è il mio quaderno online di riassunti, recensioni di libri, film, opere d'arte, opinioni personali, ricerche nei campi delle scienze umane.

 

 

I PERSONAGGI DEL PRESEPE NAPOLETANO: PARTE PRIMA

Post n°4 pubblicato il 12 Dicembre 2013 da Sely13
 

Tra i personaggi tipici del presepe napoletano ricordiamo per primi i Re Magi, tra le figure più affascinanti e complesse. 
Il solo Vangelo di Matteo fa cenno a questi sapienti orientali, il resto delle testimonianze si trova negli scritti apocrifi, ma fin dal medioevo la loro presenza risulta indispensabile nel presepe. La tradizione ha fissato a tre il numero, a lungo oscillante, ma è molto diffusa una leggenda che racconta di un quarto magio, comunemente noto come Artabano.
Baldassare è rappresentato come un giovane moro, simbolo dell'Africa e della notte, inginocchiato o a cavallo di un dromedario, che dona incenso al Bambino, un profumo sacerdotale che allude alla doppia natura del Cristo. Nel Settecento era accompagnato dalla sua fedele fidanzata, una Regina Magia scura, simbolo della luna, seduta su una portantina trasportata da quattro schiavi mori. Oggi questa figura è praticamente sparita ed è stata sostituita da un ragazzo di colore che conduce un dromedario. Gaspare è un uomo dai tratti orientali, raffigurato nell'atto di inginocchiarsi o a cavallo di un elefante, che dona oro, segno della regalità di Gesù. Melchiorre è un anziano europeo che segue Gaspare o cavalca un asino e porta con sé mirra, un unguento speziato destinato all'imbalsamazione e simbolo del dominio del Messia sulla morte. Tutti e tre i Magi (plurale di mago, anche se il singolare utilizzato, per non generare confusione, è magio) nella tradizione più recente sono realizzati senza cavalcature oppure su semplici cavalli: nero per Baldassare, un sauro rosso per Gaspare e un cavallo bianco per Melchiorre; il cromatismo dei quali allude alla giornata solare, come raccontano alcune leggende campane. Sono posizionati a destra della grotta, poiché provenivano da Oriente, e solo la sera del 5 gennaio vengono spostati davanti alla natività.
Tutte le statuine del presepe sono dette pastori, anche quelle dei magi, alle quali, poi, si accompagna una specifica. I pastori oranti, dei quali si parla nel Vangelo di Luca, sono la figura immancabile del presepe partenopeo e simboleggiano gli umili esaltati dall'arrivo di Gesù, gli ultimi che diventano i primi.
Gli zampognari in genere sono due: un ragazzo dalle vesti verdi, che suona con allegria un piffero, e un uomo anziano e più umile, che ha una ciaramella.
La lavandaia, che fa il bucato e indossa vesti dai colori chiari, è un'altra statuina molto diffusa: spesso è identificata con la levatrice Salomè, che nel Protovangelo di Giacomo, osa toccare la Vergine, per assicurarsi che sia realmente pura.
Pulcinella, la maschera tipica della città, è una figura demoniaca, che, con il volto semicoperto da una mezza maschera nera, allude alle leggendarie attività stregonesche alle pendici del Vesuvio.
La meretrice, posizionata con le spalle alla grotta, indossa abiti provocanti ma laceri e trova il suo spazione vicino all'osteria, accanto alla zingara.
La zingara è un personaggio vivo nelle numerose leggende locali sulle sibille ma in particolare dovrebbe discendere da un racconto natalizio: la Sibilla Cumana predisse la venuta del Redentore e credette di essere lei la Vergine destinata a partorirlo, l'errore le costò una punizione terribile, perché fu trasformata in un uccello notturno o in una civetta.

 
 
 

IL PRESEPE NAPOLETANO: I LUOGHI

Post n°3 pubblicato il 11 Dicembre 2013 da Sely13
 

Tra le varie tradizioni italiane relative all'arte dei presepi la più famosa è sicuramente quella napoletana. 
Il periodo d'oro fu il Settecento, durante il regno di Carlo III di Borbone, quando da tutta l'Europa nobili e teste coronate arrivavano nella città partenopea per ammirare gli splendidi presepi, che venivano realizzati con tecniche nuove rispetto al passato. Famosissimo era il grande presepe allestito nel palazzo reale, che il sovrano volle portare con sé quando divenne Re di Spagna.
Ancora oggi i presepi napoletani conservano l'originalità e la fantasia settecentesche, oltre che a perpetuarne i personaggi tipici e le ambientazioni caratteristiche.
A Napoli è viva la tradizione della grotta, di provenienza orientale (in occidente si parla di capanna), che generalmente è collocata alla base della montagna, sulla quale si sviluppa in altezza tutta la rappresentazione. Potrei scrivere moltissimo sui vari significati connessi alla spelonca ma sarebbero tutti discorsi senza solide basi: il Vangelo di Luca parla solo di una mangiatoia nella quale fu deposto Gesù Bambino, senza entrare in ulteriori specifiche; è la tradizione apocrifa, con il Proto-Vangelo di Giacomo in particolare, che ci dà tutte le altre informazioni, tra cui la presenza di un bue e un asino a scaldare il neonato. La stessa parola presepe viene dal latino praesaepium, che significa mangiatoia. A volte, come nel celebre presepe conservato nella Certosa di San Martino, troviamo la scena della natività inserita tra due colonne corinzie, di cui una spezzata o monca, e un frontone, segno della caduta della cultura pagana davanti la venuta del Messia.
In alto, in modo da dominare l'abitato cittadino, si colloca il castello medievale di Erode, pura invenzione allegorica partenopea (Erode abitava in una domus cittadina), che simboleggia l'arroganza umana che diventa tracotanza e sfida alla divinità.
L'osteria richiama le taverne e gli alberghi ai quali Giuseppe e Maria si rivolsero, senza successo, per trovare un riparo: spesso associata al vizio e alla perdizione, essa è più che altro legata all'idea del ristoro del viaggiatore affaticato, che percorre la difficile via per raggungere Cristo. Caratteristici della scena sono i tavoli riccamente imbanditi con leccornie di vario genere e stoviglie colorate e finemente cesellate. La troviamo posizionata accanto alla grotta. 
Il forno con il fuoco acceso e il pane appena sfornato allude all'Eucarestia.
Il mulino è legato sia a un'idea di peccato come prigione dell'anima sia al chicco di grano, che deve essere macinato per dare il pane, ricalcando quello schema di morte e risurrezione che è del Cristo.
Il ponte è il simbolo del passaggio dalla vita alla morte, come raccontano anche alcune leggende napoletane. Vuole la tradizione che, durante il periodo dell'Epifania, sul ponte compaiano dodici frati con il pollice in su, i dodici mesi o i dodici giorni che precedono il Natale, che lo attraversano al seguito dei Magi per tornare nell'aldilà.
Ci sono, infine, tre luoghi legati all'acqua: il pozzo, il fiume, la fontana. Il fiume è sempre presente nei presepi più grandi, senza un'ubicazione precisa, e termina in un laghetto: è associato al Battesimo o alle varie simbologie sulla morte e rinascita e sulla contrapposizione tra luce e tenebre, sulla fecondità, sul richiamo al fiume infernale, l'Acheronte. E' una delle metafore più complesse.
Il pozzo è presente nei presepi più piccoli, dove manca il fiume, oppure completa il torrente in quelli più grandi. Accanto al pozzo si può trovare Maria 'a manilonga, un contraltare demoniaco della Madonna, che tira giù nel pozzo i malcapitati che vi scrutano dentro. Leggende antiche raccontano che la notte di Natale non si attingeva acqua dai pozzi, perché alcuni spiriti diabolici avrebbero posseduto chiunque avesse bevuto quell'acqua.
La fontana ha connotazioni più allegre e positive: richiama l'apparizione dell'angelo alla Vergine, narrata nel Vangelo dello Pseudo-Tommaso.
La prossima volta parlerò dei personaggi tipici e metterò alcune foto di presepi napoletani.

 

 
 
 

STORIA DEL NATALE

Post n°2 pubblicato il 10 Dicembre 2013 da Sely13
 

La festa del Natale ha origini antichissime che si perdono nella notte dei tempi.
In epoca romana tra il 17 e il 20 dicembre si celebravano le feste dei Saturnalia, secondo la data fissata all'epoca dell'imperatore Domiziano, durante le quali c'erano scambi di doni. Questa festività aveva caratteristiche carnevalesche che sono andate perdute. Il 20 dicembre era dedicato al culto privato dei Lares, spiriti protettori degli antenati, con la festa dei Sigillaria: uno scambio tra parenti dei sigilla, le statuette di cera o terracotta dei familiari defunti nell'anno. Nei giorni precedenti il solstizio invernale i bambini lucidavano le statue e le posizionavano, secondo la loro fantasia, in un recinto o in un'edicola, dove si accendeva talvolta anche una fiammella. La sera della vigilia della festa l'intera famiglia si riuniva davanti alla scenetta bucolica, per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole di vino e cibo, che la mattina dopo erano sostituite da giocattoli e dolci per i bambini, che credevano di averli ricevuti dai nonni morti. Il 25 dicembre era dedicato al culto del Sol invictus, mito orientale importato a Roma dall'imperatore Eliogabalo e ufficializzato nel 274 da Aureliano, che nei santuari dell'Egitto e della Siria vedeva svolgersi una celebrazione solenne: a mezzanotte uscivano dal tempio alcuni sacerdoti, per annunciare che la Vergine Kore aveva partorito il Sole, raffigurato come un infante. Nell'epoca paleocristiana non mancarono accostamenti tra il culto di Cristo e quello del Sol invictus, come prova anche un mosaico rinvenuto presso la Necropoli Vaticana. Nei primi secoli tutte queste tradizoni antiche coesistevano con i culti cristiani, che celebravano il Natale in varie date, ma la più utilizzata era il 6 gennaio, tradizione rispettata ancora dagli ortodossi. A partire dal 380 il Natale viene fissato al 25 dicembre e pian piano viene a sovrapporsi completamente ai culti pagani, inglobandone alcune tradizioni, come spesso accadde per molte solennità cristiane. 

 
 
 

UN SALUTO INIZIALE

Post n°1 pubblicato il 10 Dicembre 2013 da Sely13

Ciao a tutti, sono Sely13 e questo è il mio "zibaldone" online. 
Spero che questo spazio virtuale possa diventare un momento di incontro tra me e quanti avranno la gentilezza di fermarsi qualche minuto a leggere.
I post che pubblicherò saranno poesie, testi di letteratura, leggende, fiabe, opinioni personali su libri e film, ricerche su svariati argomenti di mio interesse, riassunti, foto. 
Potete condividere i contenuti e, eventualmente, le mie idee, basta solo che abbiate la correttezza di citare la vostra fonte, mettendo un link a questo blog. Se prenderò in prestito qualcosa da siti o altri blog avrò cura di citare sempre e, se qualcosa dovesse ledere i diritti d'autore, vi chiedo di scrivermi un messaggio, fornendo motivazioni e prove concrete, e sarete ascoltati con attenzione. 
Sono una ragazza molto aperta al dialogo e democratica, per questo mi farebbe piacere che commentiate i contenuti: idee opposte alle mie sono ben accette, l'importante è che siano espresse in dialoghi educati e rispettosi (il web non è il far west e il non mettere in gioco il proprio viso non significa che le regole dell'educazione debbano essere accantonate). 
Inizierò con un po' di post dedicati al Natale, festa che amo particolamente, e spero che apprezzerete.

A presto,

Sely13 


 
 
 
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