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Una Proposta Rivoluzionaria

Post n°3 pubblicato il 28 Novembre 2011 da sceneggiatrice

Nessuno si nasconde che siamo entrati in una sorta di guerra; bisogna combatterla, e cercare di vincerla.

Crolla ciò che i Popoli del mondo intero hanno desiderato di credere, assai più stoltamente di Pinocchio e senza la sua freschezza e la sua buona fede: crolla la leggenda che gli zecchini d’oro si possano seminare nel Campo dei Miracoli, per poi raccoglierne molti altri dagli arbusti che germogliano.

In questi giorni siamo investiti dagli spasimi del Sistema finanziario degli Stati Uniti d’America, che versa comunque in uno stato preagonico, e per salvarsi si affanna a demolire i presupposti della sua stessa sopravvivenza, assestando colpi disperati: sono attacchi che non si possono subire passivamente, e nemmeno (nel loro stesso interesse) lasciare impuniti.

Qui si avanza una proposta che costituisce una soluzione definitiva al problema del debito pubblico italiano, e può essere imitata anche dagli altri Stati; non è gradevole, naturalmente, né per i debitori né per i creditori; e tuttavia, tra tutte le vie d’uscita possibili, è forse quella che maggiormente tutela gli interessi dei creditori, cui tribuisce più di quanto sia loro dovuto e possano ragionevolmente aspettarsi.

Più avanti saranno discusse le alternative che abbiamo davanti, tutte di gran lunga peggiori, quelle praticabili; le altre velleitarie ed irrealistiche, adatte soltanto a predisporre la conclusione ovvia e naturale di tutto ciò, il tanto temuto default non della Grecia o dell’Italia e nemmeno dell’Europa, ma dell’Occidente intero.

La nostra proposta, conveniente per noi ma di gran lunga più conveniente per gli Stati Uniti d’America – se la applicassero – consiste in quanto segue:

·     Lo Stato italiano si astiene dall’emettere qualsivoglia nuovo titolo del debito pubblico: in questa ipotesi non hanno più alcuna rilevanza né i tassi, né il cosiddetto spread, né il rating, né tutti gli altri parametri che a questi si suole associare.

·     Gli interessi in scadenza saranno pagati in denaro () ma esso sarà posto a disposizione degli aventi diritto esclusivamente all’interno del Paese, e dovrà essere speso coattivamente (a pena di decadenza) nell’acquisto di beni e servizi di qualsivoglia natura, eccettuata quella finanziaria; la legge fisserà l’intervallo di tempo all’interno del quale il diritto dovrà essere esercitato e disporrà idonee barriere contro l’aggiramento.

·     La medesima regola dovranno seguire i capitali in scadenza, man mano che scadono: essi si trasformeranno in diritti d’acquisto di beni e servizi made in Italy, a prezzi di mercato.

Ogni anno, invece di lasciar cadere 70 miliardi di di interessi nel pozzo senza fondo del Sistema finanziario internazionale, che con danno universale li sottrarrà alla circolazione, avremo 70 miliardi di ordinativi per il nostro lavoro; ci saranno molte occasioni per lavorare e produrre, ci sarà crescita reale, sviluppo, occupazione: sono questi i presupposti per potere onorare i debiti.

I capitali in scadenza richiedono un ragionamento notevolmente più complesso, che qui non può essere esposto: ma la soluzione riposa sui medesimi principi, di ricondurre all’economia la finanza degenere; principi senza i quali il problema non può essere risolto.

L’argomento che ciò violerebbe i patti precedentemente stabiliti non ha cittadinanza; tutti i giorni i nostri Governi sono adusi a violare patti consolidati (per esempio sconvolgendo l’architettura delle pensioni dell’intero Popolo, distruggendo la Pubblica Istruzione, tagliando la Sanità, e così via) senza porsi problema di sorta.

Si metterebbe in atto, in ogni caso, la migliore tra le possibili tutele dei creditori.

Il compito da affrontare non sarebbe troppo diverso da una ricostruzione post-bellica, della quale avrebbe in parte la durezza: ma avrebbe anche il vantaggio di conferire un impulso possente alle attività produttive, e di generare un boom (artificiale) ancora più grande di quello del dopoguerra, derivante non dalla costruzione ma dalla digestione del Sistema finanziario esistente.

Al contrario la strada puramente monetaria, anche limitandola ai soli interessi, equivale all’esportazione graduale ma veloce di tutto il denaro esistente nel Paese: essa è contraddittoria in senso stretto e non può essere percorsa senza sfociare non soltanto nel default ma nella paralisi economica totale.

 
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