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Il testamento segreto di Steve Jos

Post n°21 pubblicato il 08 Ottobre 2011 da ecoleo64

 

The secret will  of steve jobs

 Sicuramente la fortuna economica di steve è cospicua, ammalato di cancro, sicuro di una morte prossima, come si deduce dal suo discorso del 2005, ha lasciato alla sua famiglia le sue risorse, non sicuramente alla Apple che si è affrettata a dichiarare di avere in cassaforte prodotti per i prossimi 5 anni.

Io credo che non sia così, è una dichiarazione volta a tranquillizzare gli investitori, la paura che la morte trascini nella tomba il padre e il figlio, cioè la Apple che ha già dimostrato in passato di non poter sopravvivere senza suo padre.

Il desiderio di prolungarsi nel tempo,cioè sopravvivere alla propria morte è un desiderio comune e legittimo, Steve si era reso conto che ciò è impossibile, specialmente nel suo campo dove la velocità è tutto, dove un prodotto ha la vita di una stagione e il presente è già passato; Nel suo settore non c’è verso di fermare il tempo, ciò che oggi abbiamo sulla scrivania, domani sarà nel cesto dei rifiuti, finchè innovazione dopo innovazione, si finisce per dimenticare chi ha acceso il primo fuoco o chi ha inventato la scrittura.

In questo senso, Jobs sapeva che Apple non era nient’altro che un brand che imponeva uno stile di vita, non della tecnologia in grado di cambiare il futuro, c’erano e ci sono troppi concorrenti: IBM, Samsung, Bill Gate, e centinaia di altri tutti impegnati in una ricerca spasmodica di innovazioni in grado di accaparrarsi una cospicua fetta di mercato.

Così ha affidato la sua sopravvivenza a qualcosa di diverso da un brand o un prodotto: la Pixar, una piccola fabbrica di sogni, sapendo che i sogni anche se assolutamente immateriali, durano molto di più, anzi sopravvivono alla vicissitudini umane, non sono distrutti dai concorrenti, dalle guerre o le pestilenza, sopravvivono al tempo.

La Pixar è stata la sua cassaforte e lì dentro ha occultato il suo testamento.

Dico questo a ragion veduta, il dubbio mi è venuto ascoltando i numerosi tributi televisivi, tutti parlavano di Apple come argomento primario, di Pixar come di un esperimento di breve durata, citando solo poche opere: Toy Story; eppure della Pixar, deteneva la maggioranza delle azioni, era a tutti gli effetti una sua creatura, della quale controllava gli investimenti e gli investitori, e sicuramente non si limitava a dare un suo contributo professionale ed economico.

Un pensiero fisso mi ha guidato, doveva esserci una connessione, Steve era di una intelligenza non comune, anche se non avevo mai approfondito il personaggio in un certo qual modo lo conoscevo, l’occasione della sua morte mi ha porto a riflettere sulle circostanze, sulle date, ed ecco che man mano tutto è diventato chiaro, nel 2001 lancia I-Pod, nel 2005 fa il suo famoso discorso all’università, nel 2007 lancia I-Phone, nel 2010 lancia I-Pad.

Nel 2005 sapeva di avere un tumore, nel 2008 esce un film Disney-Pixar dal titolo emblematico: Wall . e, un film di animazione, che avevo visto già all’epoca e che avevo dimenticato, finchè non è morto Jobs e si è riparlato della Pixar.

Ho ripreso il film e l’ho analizzato scena per scena, Jobs aveva nascosto lì dentro il suo testamento, sia ideologico che tecnologico, affidando alla maestria del regista e degli sceneggiatori, di raccontare una storia divertente, solo un fumetto, che il regista stesso difende affermando di non aver mai avuto intenzione di far politica e che l’idea della storia sia solo frutto del suo sacco e dei suoi collaboratori.

Non è così, la trama innanzi tutto ha delle radici solidissime in quelle che sono teorie già note, cito Einstein anche se non lo amo molto, alla domanda da dove venissero gli UFO rispose: da dove vengano non lo so, ma è sicuro che è qui che vogliono ritornare.

Così il nostro robottino Wall.e ripulisce un mondo disabitato, stracolmo di rifiuti, sterile, unica sua compagnia uno scarafagio; il film comincia con una panoramica a volo di uccello su montagne di rifiuti, su campi eolici, centrali nucleari, e ciminiere, Wall, raccoglie e compatta rifiuti ormai da secoli, in un mondo polveroso e sterile abbandonato dall’uomo al suo ultimo stadio evolutivo: una globalizzazione totale sia economica che politica che lo ha portato a consumare tutto e a produrre talmente tanti rifiuti da costringerlo ad abbandonare il pianeta.

Improvvisamente  una sonda aliena scende sulla terra alla ricerca di forme di vita e si imbatte in Wall, che ha trovato una piccola pianta, l’unica piccola pianta germogliata sul pianeta dopo tanti secoli. La storia prosegue con Wall che viene portata sull’astronave madre dove, guarda caso gli uomini sono ormai da centinaia di anni sopravvissuti,mutati, tecnologicamente seriti e riveriti, e alla ricerca di un pianeta da colonizzare, visto che ormai non ricordano nemmeno che i loro antenati provenivano dalla terra.

Il film si chiude con una “striscia” di coda a mò di incisioni rupestri, pittogrammi,geroglifici,disegni, quadri di tecnica impressionistica, raccontano lo sbarco della navicella e tutta la strada che l’uomo ha dovuto ripercorrere per riappropriarsi del pianeta, un po’ troppo per un semplice film di animazione, un cartone animato.

E il testamento di Steve? Chi ci dice che sia lui l’artefice pricipale? Basta guardare i fotogrammi che ho estrapolato dal film: Wall accende il televisore con un I-Pod, guarda vecchi film memorizzati sull’I-Pod ma sul televisore, senza cavo.

Il futuro dei prodotti di Steve, i suoi progetti sono sull’astronave, la gente utilizza dei computer olografici tuc screnn, e centinaia di altre cose sicuramente immaginate ma di tecnologia possibile.

Che sia il suo testamento? Tra i centinaia di nomi che scorrono alla fine, c’è anche il suo.

Non può essere solo un caso, ci sono troppi elementi a sostegno di questa mia  teoria, al posto suo avrei fatto la stessa cosa, avrei affidato ad un’idea il mio nome e non ad un prodotto.

L.M.Leon

 
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