Sconfinando

Nel nero e nel blu


Con questo post partecipo al gioco proposto da Writer. La storia è vera, i personaggi pure. Ho deciso di cimentarmi, malgrado il racconto non sia proprio il mio forte, perchè si sposa perfettamente con il tema proposto da Claudio.Entrò in ufficio con passo pesante e rispose con un mugugno al saluto mormorato dei colleghi. Ne percepiva il disagio di fronte al suo malumore, mentre ormai davanti al suo computer fingeva di scorrere la lunga lista delle email. Ma in fondo, che c'era da dire o da aggiungere? Nulla che non fosse già stato detto. Si abbandonò ai suoi pensieri, cercando di rimetterli in ordine, magari di capire. Razionalizzare un malessere, assurdo. Da quanto tempo non funzionava più? Mesi, per lo meno mesi. Otto, nove? Una lunga inevitabile discesa. Eppure c'erano stati lunghi anni di amore e di passione, in un'altalena furibonda di alti e bassi. Stalle e stelle. Più stalle, era solito dire, ma quando eran stelle, non ricordava cieli più belli. E se li ricordava tutti, come lunghe poesie che ripeteva ad occhi chiusi. Qualcosa quel mattino si era rotto però. E il rendersene conto all'improvviso gli faceva male quasi più della frattura. Inutilmente cercava di richiamare alla memoria le emozioni, per sentirle vibrare ancora una volta. Come l'anno prima, quella corsa fin su sui monti, in quel cimitero, per lasciar sulla tomba di suo padre quella foto e quella dedica. Si riscosse dal torpore col bisogno di far qualcosa. Allungò la mano verso il portapenne nero e blu. Lo svuotò con cura riponendo penne e matite nel cassetto. Poi lo gettò nel cestino sotto la scrivania.  Incrociò lo sguardo perplesso della collega di fronte e con un gesto l'invitò al caffè. "Comunque vada - si sorprese a dirle - è il mio ultimo campionato. Non posso starci male così. Solo che è dura, quando ce l'hai nel dna". Ed entrambi pensarono a quello scudetto, un anno prima, e alla foto ritagliata dal giornale e infilata sotto la tomba in un cimitero di montagna.