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Intervento al Congresso provinciale di Perugia

Post n°478 pubblicato il 13 Gennaio 2014 da sd.corciano
Foto di sd.corciano

Comincio con il ringraziare chi, per conto del partito, ha deciso di celebrare questo secondo congresso provinciale di Sel a Corciano, per noi è un riconoscimento importante. Il ringraziamento è a nome mio e del circolo che con fatica cerchiamo di costituire.

Dal punto di vista burocratico/statutario, non risultiamo ancora come circolo, non avendo raggiunto il numero minimo di iscritti, ma agiamo e ci confrontiamo già da tempo come una struttura organizzata.

Negli ultimi tempi, siamo riusciti ad aggregare un certo numero di persone, che si confrontano periodicamente su tematiche politiche di carattere sia nazionale che locale e su questi argomenti abbiamo promosso numerose iniziative pubbliche che hanno caratterizzato e marcato la presenza di Sel sul nostro territorio. L'aspetto confortante, è che alcune di queste persone non sono tesserate.

Si sono avvicinate nel recente periodo elettorale e a differenza di come spesso accade, non si sono poi allontanate ma hanno continuato a partecipare ed a contribuire alla nostra elaborazione. Oggi, a differenza del passato, alcune persone vogliono partecipare, dare il loro contributo senza sentirsi vincolati da una tessera, magari trovarsi per un obiettivo specifico e penso che Sel possa essere un “luogo politico” accogliente e disponibile a dare “cittadinanza” anche a questi tipo di impegno.

Corciano, è uno dei pochi comuni umbri che ha rinnovato la propria amministrazione nel maggio scorso e dove il centro sinistra ha ottenuto un risultato sorprendente se rapportato alle elezioni politiche di febbraio dove la coalizione “Italia Bene Comune” ha mostrato un evidente affanno.

CORCIANO VIVA” si è affermata con un’affluenza alle urne poco superiore al 50%: un dato che ha certamente favorito il centro sinistra e sul quale, a mio avviso, non si è sviluppata un’attenta riflessione.

Si è preso per buono il risultato percentuale senza approfondire l'analisi sui motivi di questa diserzione dell'elettorato per di più in un contesto locale che ha sempre favorito una maggiore partecipazione elettorale. Come per l'ambito nazionale, non si è manifestato un recupero di consensi rispetto alle politiche quanto un'accentuazione della disaffezione che ha colpito molto di più la destra: questo è successo! Attenzione con l'euforia!!

La lista unitaria che abbiamo promosso con il Partito Socialista ha ottenuto un consenso significativo sotto ogni punto di vista che ci ha collocato al secondo posto della coalizione dopo il PD. Tuttavia, ritengo che come Sel non possiamo dichiararci soddisfatti pur avendo conquistato un seggio in consiglio comunale come primi dei non eletti.

L'insoddisfazione deriva dalla constatazione che in questi anni abbiamo costruito una nostra autonoma visibilità con iniziative che hanno suscitato interesse che poi non si è trasformato in consenso.

Altre forze politiche, inesistenti sul piano della comunicazione e dell'iniziativa politica, hanno avuto risultati elettorali più confortanti. Quanto successo a Corciano, deve interrogarci sulle dinamiche su cui si forma il consenso!

A fronte di tutto ciò, ritengo che il nostro “campo di azione” debba essere il centro sinistra anche in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno. Il centro sinistra è l'area politico/culturale con la quale condividiamo alcuni valori che ancora possono caratterizzare un'amministrazione. Fughe in avanti dal carattere identitario e della pura testimonianza, non sono utili, non tanto a Sel quanto a quella parte della società che abbiamo l'ambizione di rappresentare.

Abbiamo praticato in Umbria simile esperienze che hanno avuto come conseguenza la spaccatura del partito ed un risultato politico di marginalità.

Prima di assumere decisioni definitive rispetto alla nostra collocazione occorre, realtà per realtà, procedere ad una disamina oggettiva del contesto riguardo ai rapporti, alle idee e programmi che si intende proporre e quale è il perimetro della coalizione.

I margini di manovra delle amministrazioni locali sono sempre più esigui in virtù delle scelte compiute a livello nazionale. Esistono tuttavia spazi di azione al di fuori del puro tecnicismo economico che sta caratterizzando, molte amministrazioni. I comuni sono rimasti gli unici soggetti istituzionali che ancora possono creare sviluppo ed incentivare l’economia del proprio territorio, garantire ancora tutele e servizi sociali.

Di converso, possono diventare attori della crisi quando riducono i servizi o non fanno più investimenti nelle infrastrutture o, peggio ancora, quando non pagano i fornitori.

A mio avviso, il documento congressuale è carente su questo versante, nel senso che manca una riflessione sull'apporto innovativo che può scaturire dalla pratica amministrativa dei comuni se questi potessero agire con più libertà rispetto alla loro azione.

Dicevo della nostra collocazione nel centro sinistra che non dovrà comunque avvenire ad ogni costo. Voglio dire che Sel non deve lasciarsi coinvolgere dal perenne confronto/scontro tutto interno alle logiche del Partito Democratico. Un confronto che in Umbria è cominciato ben prima delle primarie e che poco ha che vedere con il rinnovamento della politica e con l’insoddisfazione dei cittadini verso talune amministrazioni.

Le primarie possono essere un valido strumento democratico per la scelta delle classi dirigenti più capaci se fatte in un contesto di condivisione dei programmi e dei fini ma soprattutto se fatte in una condizione di correttezza.

Alcune esperienze dalla dubbia moralità praticate a livello locale, hanno dimostrato quale effetto perverso possono invece assumere le primarie per il regolamento di conti interni.

Ecco, rispetto a queste logiche noi dobbiamo tenerci lontani ed anzi denunciarle! Comunque, il suggerimento che mi permetto di avanzare, anche in base alla fresca esperienza, è quello di presentare nei comuni sopra i 15.000 abitanti, liste di Sel riconoscibili, che valorizzino la nostra proposta ed il nostro personale politico. A Corciano siamo stati penalizzati proprio perché abbiamo mostrato scarso coraggio e fiducia nei nostri mezzi!

Una considerazione a parte riguarda noi di Sel, il nostro progetto, la nostra natura.

Dopo anni di purgatorio, siamo riusciti a dare corpo ed anima ad un soggetto politico della sinistra che, fin dalla sua formazione, ha cercato di restituire una speranza ai tanti, elettori e simpatizzanti, che cercavano uno spazio politico identitario su cui riconoscersi.

Perché quel progetto è stato disatteso o meglio, perché dopo tre anni dalla sua costituzione e le aspettative che aveva creato, Sel non viene riconosciuto come un soggetto credibile per il cambiamento? Un soggetto sul quale investire politicamente?

Credo che molti fattori siano esterni a noi ma altri siano dovuti al nostro modo di essere.

Tra i fattori esterni molto è riconducibile al messaggio che i media diffondono di Sel. Praticamente, pur avendo una rappresentanza parlamentare veniamo sistematicamente ignorati! Oggi non fa notizia la proposta politica ma il “modo” in cui viene trasmessa: conta più la forma che il contenuto.

Oggi vengono premiati dai media gli atteggiamenti aggressivi, la polemica fine a se stessa piuttosto che il confronto, le argomentazioni pacate. I ritmi di vita attuali, probabilmente richiedono ai partiti ed ai loro leader caratteristiche totalmente diverse dal quelle del passato.

Il messaggio politico della sinistra, che fa parte anche della cultura di Sel, è da sempre incline ad un atteggiamento “educativo/formativo” che richiede da parte dei nostri interlocutori attenzione, riflessione, pensiero ed elaborazione del messaggio, tutte caratteristiche che la società contemporanea vede come “una perdita di tempo”.

La politica degli ultimi anni viene vissuta alla stessa stregua di un qualsiasi bene di consumo, da cui ne deriva lo scarso senso di appartenenza.

Noi di Sel e pochi altri partiti, celebriamo ancora congressi nei quali si confrontano idee, punti di vista elaborate all’interno di una visione condivisa della società.

Per alcuni soggetti politici, tutto si riduce a delle convention dove celebrare il leader di turno.

L'esperienza delle ultime primarie del partito democratico merita rispetto per la mobilitazione democratica che ha saputo generare, ma non rappresenta il modello di partito a cui penso!

Gli aspetti programmatici e della “cultura politica” che i tre candidati hanno proposto, è risultata secondaria e comunque non determinante per la scelta degli elettori.

Possiamo assecondare questo modo di vivere la politica oppure rielaborare un nuovo modo di stare in campo. Penso ad esempio che già con questo congresso abbiamo perso un'opportunità! Voglio dire che avremmo dovuto cogliere l'occasione per aprirci veramente al confronto con tutte le articolazioni della società, con le associazioni, con i movimenti, con quella parte dell'intellettualità che un tempo era la spina dorsale della sinistra.

I referendum del 2011 su acqua e nucleare, sono stati un momento importante di mobilitazione che non abbiamo saputo interpretare e valorizzare lasciando al M5S la possibilità di occupare uno spazio politico pur avendo svolto un ruolo marginale nel processo referendario.

Penso anche che esista una via diversa da quella leaderistica, da quella populista che ha contaminato molti partiti ed è penetrata nella cultura diffusa di molti elettori. Occorre restituire dignità alla politica ed alle sue forme organizzate. Rivitalizzare un “impegno civile” che nel passato ha saputo mobilitare milioni di donne e uomini. I partiti storici non è che fossero delle strutture limpide: zone opache sono sempre esistite. Tuttavia, le personalità politiche che incarnavano quelle idee, avevano dei modi e dei comportamenti che li metteva in sintonia con il popolo: venivano riconosciuti come soggetti credibili!

Allora, partendo da NOI, cominciamo con l'assumere atteggiamenti consoni con i ruoli che volta per volta rivestiamo. Dobbiamo affermare con il nostro modo di essere, una specifica “diversità” rispetto ai soggetti politici attualmente in campo. La politica non può essere vissuta come un'occasione di affermazione sociale! Ricollocare l'ambito del confronto nello spazio delle idee evitando contrapposizioni personalistiche!

Il confronto/scontro sulle idee consente ad un soggetto politico di crescere culturalmente, se scade sul piano personale è la dimostrazioni che si sono esaurite le motivazioni per lo stare insieme!!

Manifesto qui la mia preoccupazione per quanto è avvenuto nel recente passato all'interno del gruppo dirigente regionale e provinciale. Ultimamente, troppe volte ho sentito affrontare la discussione sulla base di NOI e LORO come se all'interno dello stessi partito dovessero convivere due “gruppi”.

Occorre recuperare il senso comune che ha contraddistinto la prima parte del nostro percorso.

Quello che mi ha spinto ad impegnarmi nel progetto di Sel, non era che finalmente dopo anni ritrovavo un “luogo” di pratica politica da vivere in una dimensione più ampia quanto, lo scoprire persone nuove provenienti da altre esperienze politiche, con le mie stesse esigenze e sensibilità, portatrici di valori che venivano prima dei singoli interpreti.

Questa condizione, ci ha consentito di dare vita ad un soggetto che ha saputo elaborare e fare proposta politica.

Il momento più “alto” e significativo è stato la conferenza programmatica regionale con il documento “Cartoline dal futuro”. Un documento complesso ed articolato che ci ha fatto prendere coscienza di quali erano le nostre potenzialità.

L'errore politico, del quale anch'io ne porto la responsabilità, è stato quello di rimettere il documento nel cassetto senza ricercare nella società regionale, collegamenti e condivisioni tali da valorizzare lo sforzo compiuto in un contesto nel quale, nessun partito si cimenta più in lavori così complessi ed impegnativi.

Anche in presenza di questa “vitalità”, abbiamo dovuto assistere a numerosi abbandoni. Da quelli “silenti” degli iscritti che non rinnovavano la tessera, a quelli più evidenti di compagni e compagne che lasciavano il gruppo dirigente. L'aspetto “frustrante” è che il più delle volte, queste rinunce all'impegno sono avvenute senza argomentazioni con cui confrontarsi per correggere eventuali disfunzioni.

Il passaggio delle primarie per la scelta dei candidati alle elezioni nazionali, è stato il punto più basso del nostro percorso politico. Evito di ripetere cose già dette altre volte.

Occorre chiudere definitivamente con i retaggi che ci portiamo dietro da quella negativa esperienza. Anche in vista delle scelte future che saremo chiamati a compiere, dovremo imparare fra noi ad essere più generosi.

In tal senso il documento congressuale contiene affermazioni importanti che devono diventare patrimonio di tutti e caratterizzare il nostro agire.

Quello che deve comunque uscire da questo congresso, è un partito che RITROVA le motivazioni politiche, individuali e collettive, per riconfermare un impegno comune non tanto per noi quanto per mantenere viva una speranza di rinnovamento.


Mario Taborchi

gz

 
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