Segnali Di Fumo

L'Iran e il suo petrolio


Chiunque questi giorni segua i telegiornali o legga i quotidiani, noterà che uno degli argomenti che tiene banco è quello della crisi "nucleare" nell' Iran del presidente Ahmadinejad. Il quale sostiene di voler procedere agli esperimenti sull'arrichimento dell'uranio per lo sviluppo dell'energia nucleare per scopi pacifici ed è ostacolato dalla comunità internazionale che teme per gli scopi poco pacifici di tali esperimenti ovvero per la prduzione di testate nucleari! Alla via diplomatica seguita con più convinzione dai Russi, fanno eco le dichiarazioni dei vertici americani, Bush in testa, che lasciano aperte tutte le possibilità, con o senza appoggio dell'Onu, compresa quella di un'attacco bellico(chissà se con bombe intelligenti)! Il tempo, è previsto un ultimatum (28 aprile) entro il quale l'Iran dovrà cessare gli esperimenti, ci dirà cosa ci aspetta. Appare però di tutta evidenza, per questa crisi, al di là di quanto possa da più parti affermarsi, che il vero problema è, ora più che mai il PETROLIO! L'Iran è uno dei primi produttori, e l'economia(aggiungerei l'egemonia) americana dipende, anche e sprattutto a causa della politica dei neocon americani che sono quelli che appoggiano Bush, dal petrolio.E' di tutta evidenza, che la politica di Ahmadinejad è di affrancamento dall'imperialismo statunitense, e quella che da tutti è vista come una minaccia globale è più probabilmente l'unico mezzo che ha l'Iran di far valere la sua politica. E' dura da accettare, ma i giochi politici si giocano sul campo militare ed energetico, oramai da anni! L'italia in tutto ciò sta a guardare, I nostri politici è ora che si preparino ad affrontare il grande problema che riguardera, il nostro futuro, quello nel quale noi saremo padri e madri, e avremo famiglie da sostenere.Dobbiamo assolutamente cominciare a prepararci, perché si tratta di sostituire la fonte energetica fondamentale della nostra civiltà, ricostruendo una quantità impressionante di infrastrutture. Il mondo non sarà più come prima. Dobbiamo scegliere se attendere il momento in cui il prezzo del petrolio salirà a valori impossibili, affidandoci agli economisti, oppure agire da persone previdenti e cominciare fin d'ora a cercare le alternative, in modo che non si abbia una crisi ma una transizione indolore. La situazione politica attuale non induce all'ottimismo, il mondo è dominato dai petrolieri (vedi Bush) e dai loro amici (vedi Berlusconi). Questi personaggi lotteranno fino all'ultima goccia di petrolio per conservare la loro egemonia. Perché la fine del petrolio segnerà anche la fine di un sistema economico basato su determinati equilibri di potere. Le fonti alternative non saranno probabilmente così centralizzate e controllabili come il petrolio: l'energia solare e le biomasse, ad esempio, si producono e si consumano su scala locale e non possono dar luogo ad un'industria mondiale centralizzata in poche grandi società. Tenteranno ogni trucco, a partire da un possibile ritorno al carbone, che precipiterebbe la crisi ecologica mondiale. La favola dell'idrogeno è uno di questi tentativi di depistaggio: l'idrogeno non è una fonte energetica! Occorre produrlo da altre fonti, e provate ad indovinare qual è la fonte che lorsignori hanno in mente - si tratta di sostanze ricche di idrogeno che a loro piacciono molto, dette dai chimici idrocarburi, volgarmente... petrolio e gas!Se si ricorrerà a nuove fonti di energia, c'è il rischio che nasca un mondo più democratico... Per questo i signori dell'oro nero lotteranno disperatamente fino all'ultimo per conservare il loro potere. Questo fattore non rientra nei conti degli economisti, che parlano di un mercato astratto che non esiste e non è mai esistito. I mercati veri sono dominati da altri fattori, come l'ambizione e la sete di potere, per i quali il denaro è un mezzo e non un fine, e dall'altro lato la sottomissione e l'ignoranza della maggior parte delle persone, che non possono far altro che chinare il capo e cercare di sopravvivere alle crisi  politiche ed economiche come se fossero disastri naturali.In un contesto neoliberista, nessuno si impegna a fare investimenti significativi, necessariamente a lungo termine in nuove fonti energetiche; d'altro canto, chi ci ha provato finora è stato stroncato con tutti i mezzi leciti ed illeciti dalla lobby che controlla l'industria del petrolio. Qualche volta per effettiva applicazione del neoliberismo, spesso usandolo come pretesto ideologico, ci hanno messi in un vicolo cieco.Verrà il giorno della resa dei conti petrolifera, senza dubbio. C'è il rischio serio che sia un giorno di violenza e miseria. Ma verrà il giorno in cui l'umanità saprà prendere il destino nelle proprie mani e non dovrà più dipendere da dominatori tanto sciocchi quanto avidi, capaci solo di causare disastri?Francesco