Segnali Di Fumo

Volver. Almodovar ritorna alle donne.


Volver. Tornare. Dopo il discusso “La mala educaciòn”, un film dai temi duri e scomodi, che fece scandalo per le tematiche affrontate,, ecco una pellicola, come la definisce lo stesso regista liberatoria, di pacificazione. Il titolo, volver letteralmente significa tornare, è metafora del guardare al passato. Il film segna il ritorno alla commedia degli esordi mischiata agli elementi del dramma e del trhiller. Raimunda, la protagonista era personaggio  già comparso in “Il fiore del mio segreto”. Anche l’attrice Penelope Cruz rimanda ad un altro bellissimo film, l’indimenticabile e struggente “Tutto su mia madre” dove il tema della morte e le sue problematiche attraversa tutta la storia.  Ma il grande ritorno, dopo 17 anni,  è Carmen Maura, sua attrice prediletta, che fu protagonista dei suoi film  sino allo straordinario “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”. La Mancha, che fa da sfondo, è la scenografia  della sua infanzia, periodo dominato dalla figura materna, educatrice ed ispiratrice, simbolo dell’universo femminile a cui ha dedicato le sue pellicole migliori. Il nuovo film di Pedro Almodovar è una storia complessa che parla di vento, fantasmi e morte, dove le protagoniste sono tutte donne.  Gli uomini sono assenti o farabutti. Rappresentante emblematico della categoria è il marito di Raimunda, un fannullone alcolizzato. Volver è un insieme di suggestioni che cambiano senza mai perdere atmosfera e armonia. Passa dal nero, al rosso sangue, all’assoluta, pura, comicità brillante. È la narrazione di un grande sentimento, universale e insieme salvifico. Esalta il profondo legame femminile come  nostalgia dolorosa dell’essere donna. È l’esaltazione della maternità,  è un inno alle donne, malinconico ma giocoso, surreale e straziante. È la vita che prevale sulla morte.  È la realtà quotidiana che mescola momenti sereni, amari e drammatici.  È la vita raccontata come unico bene davvero prezioso. Ambientato nella solare regione centrale della Mancha, il film si apre con un’immagine emblematica che racchiude tutte le tematiche del film. Nel cimitero di un paesino un gruppo di donne che cerca di ripulire le lapidi lottando contro un vento che pare inarrestabile.  Un’anticipazione del taglio che il regista ha dato al racconto. In Volver si mescolano sapientemente atmosfere noir e melò che si rifanno al “Romanzo di Mildred”, stemperate da richiami alla commedia piacevolmente di classe come “Arsenico e vecchi merletti” film gustosissimo con  l’inimitabile Cary Grant. Non manca neanche  l’azione un po’ sui generis, alla Indiana Jones. Uno dei protagonisti, che attraversa tutto il film, è il vento, l’elemento che porta scompiglio. E’ portatore di sconvolgimenti del reale, ma anche di follia, magia e mistero. È la forza invisibile e misteriosa che soffia tra le vie vuote del paese.Nel film si confrontano e raccontano tre generazioni di donne. Raimunda, una moglie infelice ma combattiva, che non si arrende. Sole, sorella di Raimunda, parrucchiera abusiva e Irene, la madre di entrambe. Paula, la figlia adolescente di Raimunda è una  presenza quasi sempre silenziosa, una sorta di testimone del racconto.La morte è la grande protagonista, il filo, la trama circolare che lega tutta la vicenda. Irene, che per tutti è morta da anni in un incendio, torna come fantasma per regolare i conti con il suo oscuro passato. Magia e mistero che si esplicano quando le tre donne, tornano alla natia Mancha per far visita alla vecchia zia Paula che parla della sorella come se fosse viva, e della quale qualcuno giura di aver visto il fantasma aggirarsi in paese. Faranno i conti con la morte non solo della zia ma anche con quella del marito di Raimunda. Dovranno affrontare  i drammi e i misteri irrisolti del passato. Almodovar ha sempre usato il colore, forte e intenso, come elemento dominante dei suoi film. In “Volver”, nonostante le robuste pennellate di rosso, le tinte sono più spente. La luce dominante è quella accecante della Macha ma filtrata da persiane e cortine per creare un’atmosfera ombrosa e misteriosa, che solo raramente diventa brillante. Straordinaria l’interpretazione che Estrella Morente, cantante di flamenco, dà del famoso tango “Volver”. Nel film è presente anche un richiamo-omaggio  al Neorealismo italiano e, come dichiara lo stesso regista, alle tante casalinghe protagoniste di quel genere cinematografico. I capelli, il trucco e l’andatura della solare Penelope Cruz, sono ispirati alla Loren e alla Magnani degli esordi. Donne simbolo della maternità e della forza d’animo, incarnazione dell’onnipotenza femminile. Ha quindi aggiunto un po’ di “spessore” alla Cruz, nello specifico un falso culo. Secondo il simpatico Pedro il suo personaggio era inconcepibile senza un’anatomia posteriore ben evidenziata, il simbolo tangibile dell’ottimismo e della generosità popolare, della donna legata alla terra che ne condiziona anche il modo di camminare.Un film senz’altro da vedere, un piacevole ritorno, anche per lo spettatore, al miglior Aldomovar. Bentornato Pedro!!Vai al sito del film