« Messaggio #22Quando le Onde Piangono »

Post N° 23

Post n°23 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da ale.semiramide
 

… Ale, Ale …

E’ un sospiro nel triste Vento dell’Est.

E’ un sussulto nel mio stesso respiro.

E’ un alone indistinto nella nebbia che si forma perché io sospiro, e la temperatura è quella della serica brina.

… Ale, Ale …

Sono io che corro sulla spiaggia, sul bagna-asciuga e vedo le mie impronte svanire.

Sono io che corro ma lui non c’è più.

Sono io che rincorro ricordi infrangendo le onde.

Sono io che ricerco sorrisi nel mutare delle dune.

Sono io che rivedo il suo volto sulla faville degli schizzi oceanici.

… Ale, Ale …

Sento la sua voce che mi chiama.

E’ un mesto bisbiglio.

Ma mi volto ugualmente.

Ed eccolo ancora dinanzi a me.

… Ale, Ale …

Perché lo sento così chiaramente?

Perché il tempo non ha portato via con sé anche la sua voce, anche il suo volto, anche il suo ricordo?

…Tanto ormai è perduto…

… Ale, Ale …

Cammino per le strade, fra la gente, ma lui mi rincorre.

Appare sul profilo di un uomo.

Trasmuta e si fa materia se inspiro il profumo di un passante.

Dalla melodia di una canzone lui ne esce, splendente ed ammaliante.

E mi assale.

… Non ti lascerò mai più libera…

… Ale, Ale …

Sono da sola, seduta sotto un albero, nel bosco, sento le sue braccia che mi stringono al petto.

Lo sento, come se ci fosse davvero.

Sollevo il capo ma sono da sola.

… Sarai mia per sempre…

… Ale, Ale …

Lo sento pulsarmi nel cuore.

Lo sento scorrere attraverso vene ed arterie.

Lo sento irrorare tutto il mio essere di forza e di vita.

Ma poi me la sottrae e scompare nuovamente.

… Ale, Ale …

Chi sei?

Perché mi cerchi?

Cosa vuoi?

… Ale, Ale …

Vi prego: fatelo smettere!!

Perché adesso grida?

Questa voce mi minaccia, mi assorda, mi uccide.

… Ale, Ale …

Cosa c’è?

… Ale, Ale …

Non riesco a farla smettere, questa eco.

Tapparmi le orecchie è inutile: proviene da dentro di me.

… Ale, Ale …

E’ lui nel mio io più profondo.

E’ lui che si aggira inquieto nella mia anima primordiale.

E’ lui che dà voce al mio stesso spirito?

… Ale, Ale …

 

Rimango assorta e perplessa.

Un po’ spaventata magari….ma in breve mi riscuoto e tendendo l’orecchio riesco infine a sentire una sommessa melopea, l’antica ed ipnotica ballata del Mare.

L’Onda, sua leggiadra messaggera, viene e se ne va…

Porta conchiglie e ruba granelli indefinibili di sabbia.

L’Onda, sua diletta figlia, viene e se ne va.

Ma, perché mai le Onde ora piangono….?

Sento qualcosa di caldo scendermi lungo le guance.

Sa di sale.

Come il Mare…

Increspatura dopo increspatura, però, a differenza di me, il Mare resta sempre il Mare.

Ed il Mare è la Vita, che ti plasma, si frange sulle tue coste, dal momento che Tu sei la Terra.

E la Vita è il Mare.

E lui….

Lui è il Maroso che dopo essere giunto fino a te, ed averti mutata, se ne va per sempre ritornando nel grembo dell’Oceano eterno da cui proveniva. Ma intanto ti lascia diversa.

L’avevi visto semplice increspatura lontana, spuma effervescente, cavallone dirompente ed infine è giunto e s’è infranto con forza.

Ma non è più il momento di piangere. Né tanto meno di recriminare il passato, di restare bloccati con la testa rivolta alle nostre stesse spalle. Non serve lagnarsi o compatirsi né gridare al Cielo che non è giusto che tutto sia finito così.

Forse è vero che dovremmo imparare dalle piante: il bianco giglio lunare non si perde nella memoria della gloriosa estate appena trascorsa. Non piange delle morse dell’inverno quando lo attanagliano. Lui sa che la primavera tornerà, come ciclicamente torna, ed il sole, il calore, ed il proprio magnifico e prezioso fiore, compariranno nuovamente. Più rigogliosi e fragranti che mai!

Ma l’uomo, forse, non è un fiore…

Quindi credo sia il caso di farsi coraggio e riprendere il cammino. Credo sia giunto il momento di constatare come al nostro fianco, in linea di massima, non ci sia mai nessuno. Re, mecenati, protettori, genitori o quant’altro, possono essere con noi solamente fino a un certo punto. Poi l’ambito e temuto scettro della responsabilità è nelle nostre mani.

E così rivolgi un estremo sorriso, a metà fra il fiducioso e il timoroso al mare e ti rialzi anche tu, come farò io tra poco, per l’ennesima volta. Sollevi fiero il capo e riprendi il cammino. Ora come allora, oggi come ieri e come domani. Ma, intanto, quanto già vissuto permane o va perduto?

Solo la conoscenza derivante dallo scorrere del tempo potrà dirmelo.

Ecco però che il viaggio ricomincia e, strada facendo, va sempre a finire che da dietro una curva appare un’abbazia dove ti fermi e ti ristori. Ecco che al di là di un aspro colle si apre e disvela ai tuoi occhi il nastro argentato di un fiume, un prato fiorito, un bosco ardente nel meriggio autunnale. E la notte, talvolta, capita di condividerla al fianco di un povero mendicante, capace però d’incantarti con gli avventurosi aneddoti tratti dalla sua vita; e ti rendi in breve conto come l’apparenza possa ingannare e che il vero valore di un individuo sia dato dalla tempra del suo carattere, dai suoi modi, dal suo cuore. Altre volte ti stringi invece al lercio mantello di un palmiere diretto a Gerusalemme, che non ha quasi nulla, ma condivide con te, perfetto estraneo che non conosce, tutto ciò che possiede.

L’alterigia in cui si chiudono coloro che hanno molto ma non lo sanno condividere, pare quasi essere la derivazione di una povertà interiore: mancanza di sicurezza, pecunia d’affetti, scarsità di sicurezza… Ci sono pressoché infinite varianti e altrettante componenti –primarie e secondarie- in un equazione com’è quella che, se risolta, va a mostrare le costituenti di qualcuno, ad ogni livello. Ma a noi non è dato risolverla completamente. Mai.

Nella vita ci sbatti spesso il naso contro questa armatura dell’apparenza, che cela al resto del mondo il vero IO di chi la indossa. A volte la forgiamo per paura, altre per desiderio d’essere accettati dagli altri o ancora per illudere noi stessi d’essere diversi da quello che realmente siamo.

Ma uno spirito sensibile, delicato, fragile, non potrà resistere a lungo oltre il lucente pettorale della ostentata sicurezza, dell’indipendenza, del “io sola faccio”.

Lo dicevo a tre anni; una volta gettata nella mischia della vita ho cercato di viverlo.

L’inganno è riuscito e l’illusione è stata perpetrata con successo. Nessuno ha mai dubitato che potessi essere diversa da come apparivo. Nessuno mi ha mai vista nuda, senza protezioni, senza magici veli a frapporsi tra essere e apparenza, fra noumeno e fenomeno…

O meglio: nessuno prima del Mago.
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