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Quando le Onde Piangono

Post n°24 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da ale.semiramide
 

Mont Saint Michelle.

Costa  Occidentale.

Orizzonte: una linea fiammeggiante che corre verso meridione ed ardente cela la terraferma, le certezze ineluttabili, i principi e le leggi inderogabili. Li avvolge fondendoli con segreti perduti, sogni vissuti, amori incantati, impossibili, forse per questo tanto sentiti, viscerali e travolgenti. Ed è tutto là, oltre un impalpabile margine di demarcazione fra il vissuto e l’ignoto.

Onde: pennellate leggere e delicate di platino sulla fredda distesa di mercurio e cobalto.

Spuma: pagliuzze d’oro che crepitano appena, soffici, ovattate. Poi dirompente scroscio di perla ed opale splendente quanto tocca gli scogli. Laggiù, sulla sinistra.

Sabbia: un tappeto levigato e smussato d’ogni asperità da millenni di eventi ed intemperie; granelli multicolori che per somma cromatica si fondono nell’ocra e nell’ambra più calda.

Io: seduta sulle dure rocce…

Io: ammantata della melodia della brezza, in cui s’allaccia l’armonia nei soliloqui di sporadici gabbiani, in cui si fondono i battiti del mio cuore che si mescolano allo sciabordio ritmato e perenne della battigia.

Io che ritrovo nelle più recondite e nascoste sfumature del profumo dell’Oceano lo slancio che non ha radici e che mi riporta a quell'ultimo sorriso, sorriso capace ancora adesso di impedirmi di mollare tutto e lasciarmi andare lungo la china dell’entropia…

Io… sempre alla ricerca di qualcosa, qualcuno, che pare perduto, ma che forse permane, in qualche sua forma, in qualche suo modo…

….oppure, forse, è davvero tutto finito.

E così, dunque, è alfine giunto il momento di smetterla di sognare?

Forse è vero che la vita è solo un sogno ed i sogni sogni sono.

Eppure…

Eppure a volte verrebbe da credere il contrario.

E’ strano: perché così spesso la vita ce ne dà tale impressione? Perché illuderci di poter veramente cambiare il corso delle stelle, modellare –noi!- il nostro domani ed essere sempre e comunque dei prescelti ed eletti dotati di Libero Arbitrio? Perché mai farci realizzare quanto vogliamo se poi ci viene sottratto, portato via, negato?

Ci sono volte, nella vita di ognuno di noi, in cui, alzandoci presto la mattina, ci viene d’istinto aprire le imposte, farci irrorare da un sole rigenerante e provare in un subitaneo attimo la certezza che questo è un giorno speciale. Uno di quelli in cui ogni piccolo fatto, ogni dettaglio, ogni minima cosa non è insignificante come invece appare agli occhi degli altri.

E’ la magia di vedere la caduta, in tutta la sua danzante durata, di una foglia dal ramo più alto della grande quercia. E’ quel senso di arrivo ineluttabile al suolo, dopo una spiraliforme e frusiante discesa. E’ il correre fino a lei e coglierla al volo.

Oppure è il sorriso di un bambino che non è tuo figlio, ma ti tende la mano dal braccio della tata; è la danza delle fiamme nel camino; è l’abbraccio dell’uomo che ami: sempre unico, sempre inedito, sempre nuovo. E’ quella vita d’incanto in cui pare che ogni giorno sia il primo di una lunga esistenza destinata a tornare magica e mai ripetitiva alba dopo alba, notte dopo notte... mese dopo mese… anno dopo anno…

Arriva poi, però, sempre e inevitabilmente, il momento in cui il Tao decide di rendersi palese, e la fase yang, di luce, deve lasciar spazio al suo opposto e complementare: yin, la tenebra.

Dopo aver assaporato il frutto gustoso e divino della felicità, dopo aver sentito la mano del Signore accarezzarti i capelli e sorridere indulgente perchè i suoi piani erano tutt’uno con i tuoi. Dopo aver sentito fluire in te l’onda dell’entusiasmo ed attraversarti, forgiandoti più forte e migliore. Dopo aver avuta la vana ed effimera illusione che ogni cosa sia perfetta così com’è, che l’uno s’incastri nel resto, con il Tutto…beh, ecco, dopo tutto, in fin dei conti, per sua stessa natura tale grandioso arazzo è destinato a mutare nel volgere di un istante. E tu lo sapevi, in fondo all’anima, sin dall’inizio…

Ma è così naturale che l’uomo si rifugi nell’illusione del “è per sempre”!

Nulla di più erroneo.

Nulla di più fallace.

Nulla esiste di altrettanto ingannevole.

Infatti poi arriva per tutti il giorno dell’eclissi totale di sole, l’ora in cui le ombre dilagano implacabili ed il dubbio ricopre ogni cosa nel suo freddo sudario. La fede vacilla ed il futuro è per certezza fatale un baratro nero.

E’ in momenti come questi che ti chiedi quale delle due sia la realtà, se la vita vera sia luce o tenebre o magari l’alternarsi delle due.

In ogni caso, va sempre a finire che l’unica constatazione valida in momenti come questi è che la luce si piega nell’ombra.

Per fortuna, però, dopo essere sballottato di qua e di là dall’impetuosa corrente degli eventi, riesci a riaffiorare. A respirare di nuovo. T’aggrappi ad uno scoglio chiamato Speranza. E da lì ricominci la salita verso la montagna che vedi all’orizzonte, verso le impervie pendici dell’esistenza, attraverso i perigliosi sentieri quotidiani, irti di briganti travestiti da santi monaci, assassini dei puri sentimenti camuffati da benefattori, nemici con indosso l’ipocrita e nefasta maschera degli encomiabili amici.

 

Calma. Un attimo. Prima di riprendere anch’io il viaggio voglio ammirare il paesaggio marino. Siedo sugli scogli. E scrivo.

Attorno a me…

Vento.

Freddo.

Vento gelido.

Soffia forte.

…ed io mi perdo nei flutti del Vento…

Vento.

Freddo.

Freddo fuori. Ma io me lo sento anche dentro…

Nell’anima soffiano impetuosi i venti del Nord, promettono bufera, portano neve e disperdono lontano le ultime foglie secche che cercavano di resistergli e di opporsi all’epilogo del loro naturale ciclo.

Dentro è già inverno!

E come sempre succede d’inverno…

“Le foglie,

 come ali di un’ardita Chimera,

 una volta bruciate

 si riducono a sterile cenere,

dopo aver invano arso,

nella avvolgente fiamma

di un travolgente desiderio

-neanche interamente concepito,

neppure completamente compreso-.

Si diffondo nell’oscuro spazio infinito

spingendosi nelle viscere del mio Spirito,

nero come il manto della Regina della Notte,

ed ivi si stagliano pallide e grigie,

precipitando nei crepacci dei miei sogni,

sempre in un turbinio costante,

sempre aggrappate ai cangianti arcobaleni

danzanti sulle mie stesse lacrime,

baciate da quest’ultimo raggio di sole,

sul far della sera,

sul finire dei giorni.”

Questo cantò una sera d’autunno un triste bardo, a casa mia, quand’ero piccola e fuori nevicava…

Ma uno schiaffo gelido mi riporta alla realtà del presente.

Ma è subito una nuova immersione dentro di me.

Lì, uno scrigno di ghiaccio mi imprigiona il cuore. Il sangue non dilaga solamente perché è imprigionato. Ma quello che ancora arranca a fatica, senza slancio, senza entusiasmo, senza più sogni, magici cavalli alati, misteriose sirene e folgoranti fenici è un organo oramai disfatto…

Solo un velo di nubi mi separa dal sole… Forse c’è ancora Speranza…

Ma ecco che all’improvviso un raggio fende la grigia coltre e rimbalza sul mare liscio come seta turchina.

E Luce fu. La foschia si è diradata del tutto.

Ma io non ho trovato le risposte che cercavo…

Che cerco…

Ed ecco che la mia attenzione si rivolge ad un rumore….

E’ il canto ancestrale e malinconico del Vento…

Ma…. Ma perché, il Vento, adesso urla…?

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Commenti al Post:
stella_alpina72
stella_alpina72 il 01/03/06 alle 12:57 via WEB
ciao i poveri del mondo hanno bisogno del tuo sostegno..non del tuo denaro vieni a leggere nel mio blog ti aspetto ciao....
(Rispondi)
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