Parliamone

 "UNA BESTEMMIA"

Quest’estate, mentre mi trovavo al mare, ho partecipato ad una Santa Messa concelebrata da un missionario saveriano. L’omelia la fece proprio il missionario arrivato in quel luogo di villeggiatura solo per chiedere offerte per i poveri delle missioni. Ad un certo punto pronunciò una frase che mi fece sobbalzare quasi dalla sedia. Era a dir poco inusuale e pareva altamente inappropriata per l’occasione, eppure… mai una frase mi è mai tornata tanto in mente spingendomi a pensare, ed ora sono pienamente d’accordo con il missionario, anche se ciò che ha detto, a primo acchito può sembrare quasi una bestemmia, specie per coloro che in questo momento si trovano maggiormente in difficoltà

La frase incriminata è questa:

 “… Ho sentito che in Italia si sta vivendo un periodo molto delicato, tante fabbriche chiudono e tante persone, che prima facevano fatica ad arrivare alla fine del mese, ora con grande sforzo arrivano alla terza settimana… beh, sono contento, perché così potete capire cosa significa non avere i soldi per comprare da mangiare e  vedere i propri figli affamati e non poterli sfamare. …”

Come ho detto, è quasi una bestemmia e la prima cosa che pensai fu:

“E adesso chi glieli dà i soldi?”

Ma io nel mio piccolo qualcosa tirai fuori e credo anche gli altri.

Quando ho incontrato padre Vittorio Blasi, il missionario del Burundi, che con le lacrime agli occhi mi ha chiesto di mandare qualcosa per gli orfani perché erano rimasti senza soldi e senza scorte io gli ho risposto: “Ma padre, siamo riusciti a raccogliere solo €. 2.600 di offerte e gliele ho appena spedite” e lui, con le lacrime agli occhi ed un grosso “groppo” alla gola ha detto: “Ti prego, cerca di trovare almeno altri 1.000 euro al più presto. Con i soldi che gli hai mandato non riusciranno certamente ad arrivare alla fine del mese”.

Poi tornai a casa e trovai l’e-mail di Athanase Bahaminyakamwe, il papà e tutore degli orfani che mi diceva: “Non abbiamo soldi e non possiamo comprare cibo, vi prego di aiutarci al più presto altrimenti i bambini moriranno e quelli ammalati finiranno per morire anch’essi perché non potranno curarsi.

Vi pregherei di mettervi nei debiti perché non abbiamo nulla,

abbiamo mangiato pane secco ed erbe amare”.

E allora la frase di quel padre missionario saveriano, che già era rimasta impressa nel mio cuore, divenne come fiamma di fuoco e riuscii a capire appieno come poteva aver osato pronunciare tali parole. L’urgenza della fame non può attendere di evitare di graffiare l’orgoglio della gente più o meno sazia!