La mia storia

Io e gli psicologi 3


 sono le 10:05  Sto bene anche se sono un pò pensierosa... Nel 71 ho avuto un incontro con uno psicologo per motivi "burocratici", ricordo solo che era molto affettuoso e ogni tanto mi prendeva la mano mentre esponevo le mie ragioni.(ragioni riferite a una parentesi della mia vita che non ho raccontato, dai 18 ai 21 anni). Per avere un altro incontro importante con uno psicologo devo arrivare al 1984. E' l'incontro con Mario: noi, insegnanti di sostegno, andavamo due ore alla settimana a raccontare a lui i nostri problemi e a turno, confrontandoci con gli altri, esponevamo le situazioni che sentivamo  più toccanti; oltre a lui c'era un altro psicologo che faceva da osservatore e prendeva appunti. Gli incontri sono stati molti e c'è stato il tempo per parlare anche delle nostre situazioni familiari. Quando è arrivato il mio turno ho esposto il mio problema del rapporto ansioso con mio figlio. In quel periodo mi ero fissata che mangiava poco e la mia "serenità" dipendeva da quanti bocconi riuscivo a fargli mandare giù, così ogni pasto si trasformava in una prova di forza. Mario non mi diede consigli, ma mi spiegò una cosa che lui chiamava 'la montagna sacra' cioè quella parte di noi che non ammette interferenze da parte di nessuno, o meglio quella nostra particolare situazione di fronte alla quale gli altri si fermano e alzano le mani in segno di resa perchè quando siamo lì, sulla nostra 'montagna sacra' siamo inattaccabili. Dopo questa spiegazione mi chiese quale io credevo fosse la mia montagna sacra e io molto sinceramente risposi che era il mio mal di testa; in effetti se io dicevo di avere mal di testa per gli altri diventavo intoccabile. Poi mi chiese quale fosse la montagna sacra di mio marito, io risposi sinceramente e lui capì che avevo colto il senso di 'montagna sacra'; solo allora mi disse che per mio figlio il pasto era la sua montagna sacra, che lì sapeva di comandare e vincere lui e che ogni mio tentativo di farlo mangiare di più sarebbe sempre fallito e non aggiunse altro. Con quell'esempio mi aveva fatto un grandissimo regalo perchè io da quel giorno smisi di preoccuparmi di quanto mangiava mio figlio e durante i pasti smisi di comunicare la mia ansia inutile e sicuramente perdente. La guerra con mio figlio basata sul numero di bocconi finì per sempre e mio figlio ha cominciato a mangiare normalmente... non era più un mio problema. Mario mi ha aiutato moltissimo anche ad affrontare la situazione di Max, specialmente quando dovevo convincere i genitori a fargli togliere il sostegno, e si! Per la madre e il padre quel figlio particolare era come una 'croce' da portare e non riuscivano a capire che per me era un bambino 'normale', anzi particolarmente intelligente e sensibile. Ho dovuto consegnare loro una lettera dove mi impegnavo a seguirlo comunque, anche senza sostegno (che loro vedevano come una garanzia) fino al conseguimento della licenza di terza media. Hanno voluto una mia firma senza capire che il mio impegno nei confronti di Max  nasceva dalla mia coscienza e non aveva bisogno di contratti firmati... infatti mi sono occupata di lui fino alla sua partenza per il servizio militare. Grande Mario! Quanto vorrei incontrarti oggi, sicuramente riusciresti a togliere le piccole nubi che ogni tanto appaiono nel mio cielo, ma non so dove sei e allora cerco di immaginare cosa mi diresti per convincermi che posso farcela da sola.  sono le 11:20