La mia storia

Io e gli psicologi 4


  Sono le 22:10  Perchè nel 95 96 ho avuto bisogno dell'aiuto di uno psicologo l'ho raccontato nel post 34 del 16 marzo.Ora copio la parte relativa al mio incontro con lo psicologo dal post 35  del 17 marzo Nel post n° 33 finivo il racconto con la telefonata allo psicologo. Chi mi conosce bene sa che evito di telefonare perchè è una cosa che mi mette ansia, ma non avevo scelta... non ricordo la telefonata, ma di sicuro prendemmo un appuntamento ed io andai. Era un bel ragazzo giovane e mi ispirò simpatia. Lui mi face visitare lo studio raccontandomi alcune cose riguardo alle tecniche, ma io non ero affatto interessata a questi particolari, avevo solo fretta di essere aiutata. Andammo in una stanza e io gli dissi subito per quale motivo avevo bisogno di lui e nello stesso tempo lo pregai di non forzarmi con tecniche psicologiche a tornare troppo indietro nel tempo, io volevo che mi aiutasse solo ad attraversare la 'palude' (palude è il termine che usavo per definire quel periodo). Ci siamo capiti subito e accordati per un incontro settimanale (non ricordo per quale giorno della settimana). Mi accorgo che sto scrivendo in modo teso, non riesco a rilassarmi... allora mi ripeto 'tranquilla, tranquilla, tranquilla' e cerco di andare avanti; A volte dallo psicologo andavo sola, a volte mi accompagnavano Mic e mio figlio e mi aspettavano in macchina convinti che fossero incontri organizzati dalla scuola. Ricordo il senso di tenerezza che mi fece Fernando (o Ferdinando?) una volta che al mio arrivo, come sempre mi diede la mano e io mi accorsi che era calda, anche dal viso si capiva che aveva la febbre. Perchè non mi aveva telefonato per disdire l'appuntamento, se stava male? Avrei voluto aiutarlo io, e si! il senso di tenerezza lo conoscevo bene, era lo stesso che avevo provato per Max. Sono andata da lui fino alla fine di giugno del 96, quando come ogni anno dal 1991, andavo in campeggio con la scuola di mio figlio. Non riesco a ricordare di cosa parlavo, ma gli incontri sono stati molti e sicuramente mi hanno aiutato anche perchè quando mi venivano pensieri angoscianti io pensavo subito che poi li avrei raccontati a lui e così mi sembrava di poterli allontanare o almeno controllare. Però che brutto comportamento il mio! Passato il pericolo mi sono completamente dimenticata di lui come se non fosse mai esistito. Oggi sono molto critica verso il mio comportamento nei confronti delle persone. Il mio era una specie di usa e getta e non me ne rendevo conto; fu lui a telefonarmi per dirmi che era necessario un incontro conclusivo altrimenti lui sarebbe rimasto con un problema aperto. Ricordo di essere andata a quell'incontro con un senso di disagio, lui era già al di là della mia barriera e credo che la cosa fosse evidente... ricordo che prima di andare via gli chiesi se mi regalava una penna biro che era su un tavolino... avevo bisogno di un oggetto che in qualche modo mi ricordasse che quella persona, ora così distante, fosse realmente esistita. Noto che anche il mio modo di raccontare il mio rapporto con Fernando nel post del 17 marzo non c'è un minimo senso di critica. Oggi mi sento molto diversa: ora sto bene e prima stavo male, di un male così profondo da rendere la vita invivibile e tutti i rapporti con gli altri sostanzialmente inesistenti... ero proprio una sfera vuota.   23:27