Che desolazione, che tristezza, che solitudine, che malinconia. Qualcuno mi ha recentemente fatto presente che "avrei" (il condizionale, almeno finchè non sarò io a prendere completa coscienza del fatto, è d'obbligo) dei seri problemi con gli "addii", coi cambiamenti radicali, con il progettare il futuro & co. Ecco. sarà per questi miei (presunti) problemi che, immancabilmente, ogni tanto passeggio in queste terre. Luoghi che, non più tardi di alcuni anni fa, hanno riempito notti insonni e giornate uggiose o semplicemente vuote. Luoghi, persone, parole, voci, icone, canzoni, post e quant'altro che erano diventati ormai parte integrante di me, del mio virere, del mio essere. E quando per un motivo qualsiasi mi riaffiorano i ricordi, faccio cucù. Mi affaccio, butto un occhio qua dentro colla speranza di ritrovare qualcosa di ciò che fu. Ma nulla. Non c'è più nulla. Non ci siete più. E allora mi dico che l'agonia deve finire, che devo camminare, un piede avanti all'altro senza più zoppicare, sguardo fisso all'orizzonte senza paura di inciampare. E poi mi viene in mente LUI, che trattando del cammino della vita così scrisse: corre via, corre, anela, varca torrenti e stagni, cade, risorge, e piú e piú s'affretta, senza posa o ristoro, lacero, sanguinoso; infin ch'arriva colà dove la via e dove il tanto affaticar fu vòlto: abisso orrido, immenso, ov'ei precipitando, il tutto obblia. E, quindi, mi vien da chiedere: se il trastullarsi nei ricordi anestetizza dalla paura del futuro, è poi così sbagliato lasciarsi andare alla nostalgia? Un abbraccio, a chi ogni tanto fa cucù Love, Der' P.S. MI SI SA SPIEGARE QUESTO??? (a proposito di ricordi)
Cucù
Che desolazione, che tristezza, che solitudine, che malinconia. Qualcuno mi ha recentemente fatto presente che "avrei" (il condizionale, almeno finchè non sarò io a prendere completa coscienza del fatto, è d'obbligo) dei seri problemi con gli "addii", coi cambiamenti radicali, con il progettare il futuro & co. Ecco. sarà per questi miei (presunti) problemi che, immancabilmente, ogni tanto passeggio in queste terre. Luoghi che, non più tardi di alcuni anni fa, hanno riempito notti insonni e giornate uggiose o semplicemente vuote. Luoghi, persone, parole, voci, icone, canzoni, post e quant'altro che erano diventati ormai parte integrante di me, del mio virere, del mio essere. E quando per un motivo qualsiasi mi riaffiorano i ricordi, faccio cucù. Mi affaccio, butto un occhio qua dentro colla speranza di ritrovare qualcosa di ciò che fu. Ma nulla. Non c'è più nulla. Non ci siete più. E allora mi dico che l'agonia deve finire, che devo camminare, un piede avanti all'altro senza più zoppicare, sguardo fisso all'orizzonte senza paura di inciampare. E poi mi viene in mente LUI, che trattando del cammino della vita così scrisse: corre via, corre, anela, varca torrenti e stagni, cade, risorge, e piú e piú s'affretta, senza posa o ristoro, lacero, sanguinoso; infin ch'arriva colà dove la via e dove il tanto affaticar fu vòlto: abisso orrido, immenso, ov'ei precipitando, il tutto obblia. E, quindi, mi vien da chiedere: se il trastullarsi nei ricordi anestetizza dalla paura del futuro, è poi così sbagliato lasciarsi andare alla nostalgia? Un abbraccio, a chi ogni tanto fa cucù Love, Der' P.S. MI SI SA SPIEGARE QUESTO??? (a proposito di ricordi)