Creato da sgangro il 26/07/2004

Memento

Lucide amnesie, essere e non essere

 

 

Post N° 143

Post n°143 pubblicato il 18 Giugno 2006 da sgangro

E' mestamente buffo come spesso mi senta fuori posto, inadeguato. E quanto, ancora più spesso, mi ritrovi a sforzarmi per essere all'altezza, di persone e situazioni. La naturalezza mi abbandona quando meno me l'aspetto, e allora son solo rigidità, parole e azioni inutili perchè artificiose.

Meccanismi strani della mente e del cuore, che ancora non comprendo, padroneggio. Ma è un po' che ho capito che non è evitando che cresco, ma affrontando. Guardando dritto negli occhi ciò che mi viene incontro e non cambiando strada perchè non c'ho voglia, mi costa fatica, non mi piace.

In questo momento lo stomaco è ancora tutto attorcinato per quella brutta sensazione di cui sopra, ma i nodi si sciogono pian piano, perchè pensandoci sopra un po', so che è tutta vita, e passo dopo passo, la strada la percorro anch'io.

Che scemo, per un attimo me l'ero scordato: che bella che è la vita!

 
 
 

Post N° 142

Post n°142 pubblicato il 09 Giugno 2006 da sgangro

Ma insomma, tutto sto yoga servirà pure a qualcosa!

Ok, ora mi concentro e svuoto la mente: padmasana, kechari mudra, sitari pranayama... ooooooohhhhmmmmmmm....

 

 

 

 

 

mapporca!... non funziona...

 
 
 

Post N° 141

Post n°141 pubblicato il 09 Giugno 2006 da sgangro

Va bene, allora, facciamo così: per ora non ci penso (non ci riesco! d'oh!), il tempo passa e scolora i ricordi e poi vedremo.

(ma quanto sono diplomatico...)

 
 
 

Post N° 140

Post n°140 pubblicato il 09 Giugno 2006 da sgangro

Non c'è niente da fare: quando meno te l'aspetti, quando proprio non t'aspetti nulla se non un pacco, arriva una serata come questa. E incontri come questi. E sei sottosopra, eccitato, sovraccarico... ero stanco fisicamente e in stato semiletargico e ora non riesco a convincere la mia testa a posarsi sul cuscino. Me ne son già capitati di momenti come questi. Il dramma è che la coscienza mi impone di dimenticare. Vabbè, non faccio troppo il moralista che non è il caso (soprattutto quando si tratta di me), ma è che lo so, è meglio così.

Ma come fare a spazzare via da testa e sensi una tale ondata di freschezza? Di vita...

Non è che fare il surfista mi riesca poi così bene, dannazione...

"Go with the flow"

 
 
 

Post N° 139

Post n°139 pubblicato il 06 Giugno 2006 da sgangro

Leggerezza.

Mi trovo a riflettere su questo concetto, mentre in sottofondo Allevi con un Bosendorfer suona la sua musica ingenua, geniale, profonda. Leggera. E’ un bambino troppo cresciuto o un adulto che ha saputo conservare la sua parte più pura, infantile, e la lascia libera, mentre chino sulla testiera, le sue dita danzano e creano meraviglia. Mi cattura, mi soffermo, non riesco a scrivere oltre… ora due adolescenti innamorati si stanno rincorrendo… risa, fiato grosso, finchè si raggiungono, si fermano, si baciano… e poi via, il gioco ricomincia… vorrei raccontarla questa melodia, narrare le vibrazioni delle corde che dentro di me fa risuonare, ma non trovo le parole. Grazie a Dio, la magia della musica…

Quanto meglio si potrebbe vivere con un po’ più di leggerezza, se la forza di gravità delle nostre preoccupazioni schiacciasse un po’ meno il nostro cuore al suolo. A volte può essere un dono naturale, a volte si guadagna col tempo e la saggezza, o forse si tratta sempre solo di riscoprire cosa sta scritto in fondo al nostro essere, quello più nascosto, chè ci siamo premuniti bene di ricoprirlo di metri di terra. Ah, come sono abile col mio badile!

E dunque: leggero, mi basterebbe scorrere sull’onda della vita, come abile surfista, che nulla fa se non sfruttare al meglio la forza del mare e del vento. E che ci sarà mai da fare, che ci sarà mai da costruire. Mi alzo sulla mia tavola, e cavalco la libertà.

"Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.
Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro"

 
 
 

Post N° 138

Post n°138 pubblicato il 05 Giugno 2006 da sgangro

Navigo

Seduto naufrago in balia di me stesso
cozzo contro lo scoglio dell’inadeguatezza
e m’impongo un cilicio di consapevole ottusità
senz’anche saper qual sia la rotta smarrita.

Forse che i remi servano a qualcosa?

Persistente tintinnare
di vuoti futuri
intonsi.

 
 
 

Post N° 137

Post n°137 pubblicato il 05 Giugno 2006 da sgangro

E mi fermo, solo un attimo.

Ai lati vedo scorrere il paesaggio della vita, dai finestrini di un treno che non si muove, al contrario di tutto il resto.

E anche dentro è tutto uno scorrere, uno sconclusionato agitarsi di sensazioni, volontà, desideri. Vorrei, vorrei… A volte ciò che mi si para davanti è talmente tanto da sembrare infinito, e stordito rimango immobile, sopraffatto. E’ troppo.

Vorrei percepire di meno, capire di meno. Troppi i sapori che mi piacciono, e rimango lì come davanti alla vetrina di una gelateria dai mille gusti, incapace di scegliere per paura di sbagliare, chè magari qualcos’altro che non scelgo in realtà è più buono, e allora quanto poi mi maledirei! E succede davvero, sapete? Non mi serve tanto, bastano due alternative: son riuscito a passare un’eternità per decidere tra due cappotti, che poi erano pressocchè identici. Ne indosso uno, e con bramosia con la coda dell’occhio guardo l’altro. Sto facendo cambio per provar l’altro ed ecco che già mi spiace non riuscire a far qualche giravolta in più col primo. E via così, decine di volte, fino alla chiusura del negozio.

Ma sarò stupido? Uno stupido viziato, che invece di dire grazie ogni giorno per questa crociera, di cui non ho mai pagato il biglietto, mi lamento. Sono in un parco giochi gratuito, ogni giorno una giostra diversa, e gettoni a non finire per tante corse quante le mie gambe reggono, e autoscontri, zucchero filato, tiro al bersaglio, ruota panoramica, spettacoli, fuochi d’artificio…

Però, per favore. Ancora solo un attimo…

"E non lasciare andare un giorno
per ritrovar te stesso
figlio d'un cielo così bello
perchè la vita è adesso."

 
 
 

Post N° 136

Post n°136 pubblicato il 14 Maggio 2006 da sgangro

"Meglio essere fragili che perfetti"

 
 
 

Post N° 135

Post n°135 pubblicato il 06 Maggio 2006 da sgangro

Prove tecniche di concorso...

Dite che siamo pronti?

Kyrie - Missa Papae Marcelli - G.P. da Palestrina

I - Kyrie

II - Christe

III - Kyrie

 
 
 

Post N° 134

Post n°134 pubblicato il 01 Maggio 2006 da sgangro
Foto di sgangro

 
 
 

Post N° 133

Post n°133 pubblicato il 30 Aprile 2006 da sgangro

E’ tardi. Sono stanco, dovrei essere già a dormire, domani devo cantare. Ma sono anche irrequieto, arrabbiato, irritato. Per tanti motivi, il primo, quello più stupido, è perché ho avuto una discussione con qualcuno che la pensa in modo diverso da me. O forse aveva qualcosa da insegnarmi, e questo troppe volte non mi va giù, nella mia stupida immatura ignoranza.

So che il succo è questo, ma ho bisogno di mettere ordine, di arrivare a qualcosa di meglio; ancora non so cos’è, spero di arrivarci prima che la lucidità mi abbandoni, e se ne sarò in grado, lo capirò solo nel momento in cui smetterò di pigiare su questi tasti.

Odio gli insegnamenti, o meglio: aborro che qualcuno mi insegni sottolineando la cosa. Io so una cosa, tu non la sai: mò taci e ascolta che te la insegno. Siccome credo che chi ci ha creato lo abbia fatto molto bene, lasciandoci in più pure la libertà di scoprirlo, ho una gran fiducia in ciò che nasce pulito e spontaneo dentro di me. E questo atteggiamento nasce così. E allora devo arrivare al perché. Ritengo sia perché ogni essere umano sia un unico irripetibile, e ciò che io penso, per esempio, nessuno mai potrà pensarlo esattamente come me, per il semplice fatto che non è me. E così tutto il resto. E dunque, quando si insegna, il discente deve avere l’umiltà di voler imparare, e l’insegnante l’umiltà di pensare che ciò ha capito e sta trasmettendo non gli appartiene, nel senso che ciò che il discente, bontà sua, imparerà, non è esattamente quello che l’insegnante voleva insegnare, ma sarà cosa, di ciò, troverà posto nell’essere del discente.

E dunque: non esiste la via, esistono tante, infinte vie, quanti sono gli esseri che nascendo le percorreranno. O non le percorreranno.

Credo che siano gli ideali e l’energia per inseguirli le basi del senso della vita. Per entrambi bisogna saper ascoltare e poi bisogna saper dire la propria, in tanti modi, con tutta la nostra esistenza.

L’unico ideale che ho sempre sentito vero e mio, è l’Amore. Mi rendo conto che detto così è banale. E infatti non va detto, va vissuto, in ogni secondo, col coraggio di ogni passo, pienamente dentro il mio essere unico e limitato (grazie Paola…)

E’ tardi, sono stanco, la lucidità è ormai svanita, domani probabilmente mi darò dello stupido per quello che ho scritto, ma credo solo in parte, perché è uscito con pochi filtri, diretto, vero. E questo è quello che conta.

 
 
 

Post N° 132

Post n°132 pubblicato il 25 Aprile 2006 da sgangro
Foto di sgangro

 
 
 

Post N° 131

Post n°131 pubblicato il 21 Aprile 2006 da sgangro

Domani sarò tra gli invitati del matrimonio di due miei amici, due persone belle come è raro trovarne. E sarò lì, tra la commozione e l'invidia, pieno di stupore per quella pazzia che li porta a gridare a Dio e al mondo intero che vogliono stare insieme per sempre. Nonstante tutto.

Già mi vedo, durante i festeggiamenti, in disparte, un po' malinconico, intento a schivare risate e conversazioni altrui, a chiedermi quando riuscirò ad avere il coraggio d'innamorarmi di nuovo...

 
 
 

Post N° 130

Post n°130 pubblicato il 16 Aprile 2006 da sgangro

Domenica inusuale. La mia città che brilla sotto un sole splendente, ed è bellissima. Troppo spesso, sulla bocca delle persone, Milano è solo affari, gente sempre di corsa, smog, divertimento notturno e qualche monumento.

Beh, chi dice così non ha mai provato a passeggiare nelle vie del centro, quelle secondarie, quando la maggior parte delle persone è in fuga verso monti, mari o sogni d’altro genere e chi è rimasto è semiaddormentato in un pomeriggio appesantito da un pranzo fin troppo abbondante.

Mi sono dato all’esplorazione in solitaria, una condizione che mi si addice in modo preoccupante, e sono stato ricompensato da tanti doni, tutti diversi…

…viuzze nascoste, sormontate da edifici antichi, che all’improvviso finiscono e si aprono su spiazzi ampi, con aiuole in fiore…

…e archi, balconi, edere, mattoni a vista, e sei in un’altra dimensione, il tempo ti sembra fermo, rumori e vita che scorre sono solo un ricordo lontano…

…campanili che ricordano abbazie di campagna, e ti domandi da dove diavolo spuntano, tra tutte queste case addossate l’una all’altra…

…giardini minuscoli che ti sorprendono, con orari d’apertura e chiusura, in uno strano stato d’abbandono, che sembra quasi calcolato, voluto, come a dare un senso d’antico, lontano…

…persone che non ci sono più, ma rimangono lì, in metallo, a ricordare cosa sono stati, cosa hanno fatto, o a rimproverarti se non ti ricordi bene chi sono, sepolti dalla polvere degli studi liceali…

…alberi in fiore, dai colori sgargianti, che ti ricordano che per fortuna un’altra primavera è arrivata, e tutto questo cemento è solo una miope e ottusa scelta dell’uomo…

…stucchi e pittura che disegnano spazi impossibili e regalano metri di profondità a semplici muri…

 

E’ la mia città, e chissenefrega se non ci credete: è bellissima.

 
 
 

Post N° 129

Post n°129 pubblicato il 14 Aprile 2006 da sgangro

Non farò mai nulla, starò nella mia stasi, perché è più forte di me, partita persa, ma magari averla giocata, non salpo, la mia isola non la vedrò mai perché mai mi imbarcherò, rimango nel mio sottosuolo, affogando in ciò che sono, come un corpo celeste che collassa su di sé, un buco nero, che distrugge ciò che attrae, perché attraggo, ah sono bravo, fingo, giro salto e ballo come un orso ammaestrato, e grandi applausi e pacche sulle spalle, una giovane promessa, ma se solo sapeste il buio che c’è dentro, che ricopre ogni cosa, ogni dimensione, e la coltre pesante che mi avvolge, avviluppa e ammutolisce, immobilizza, con uno sdegno crescente verso di me e ciò che divento giorno per giorno, un emerito nulla, silente, sconfitto, mai entrato in campo, inanimato, semmai ogni tanto qualche sussulto, come i morti che ancora si muovono perché il corpo si ricorda che dovrebbe far qualcosa, che non è lì per star fermo, ma tutto è vano perché non c’è ragione, non c’è guida, non c’è timone, il comandante russa sottocoperta e tanti saluti a tutti, Giona non ha la minima intenzione d’affrontare la tempesta, buttatemi a mare così la facciamo finita, requiem eternam, anche se provarci ci provo, almeno mi sembra, ma ogni mattina mi sveglio con una tuta da palombaro addosso, peso millechili, e sono già stanco, manco avessi fatto la maratona di niuiorc da sonnambulo, cazzo ci vorrebbe la guerra per quelli come me, altrochè, pappa pronta e guarda come sono ridotti, e ogni giorno è inseguire un senso chissà dove, che poi sarà senso unico o doppio, doppia linea continua ma se mi proibiscono l’inversione a u son fregato, sempre avanti, almeno fino al prossimo autogrill, mai voltarsi indietro, ma cos’è il presente senza il passato, il futuro senza presente, il passato senza un futuro, e ambarabàcicìcocò, dic duc fac fer, e manco so perché scrivo, magari per leggermi, per essere letto, per essere capito in modo poi che qualcuno mi spieghi, pura vanità, tutto è vanità, e se è vero che c’è un tempo per ogni cosa, io sono costantemente fuori gesto del direttore, fuori tono, faccio un cluster con me stesso, che sono in buona compagnia qui, non sono solo, siamo almeno in due o tre, così almeno non mi annoio, e no che non che non m’annoio, quel che mi stupisce è quel moto perpetuo, quel motore immobile che comunque sia mi spinge avanti, mi costringe a sorridere e a pensare positivo, a cercare la gioia di chi mi circonda, nonostante tutto lo schifo che mi faccio, ma forse è proprio per questo, cerco la giustificazione nel godimento altrui, quando sono in realtà giustificato per la sola fede, che è dono, che però devo accettare, e il bilico è il mio stato naturale, vorrei credere ma non ce la faccio, non ce la faccio, davvero, ci fosse una ricetta da seguire lo farei, ma costantemente spizzico tutte le portate di quest’abbuffata che è la vita, non mangiandone quindi gustandone veramente nessuna. La speranza è che il conto lo paghi qualcun altro. E un altro Venerdì Santo, grazie a Dio, è arrivato.

 
 
 

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