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Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 13 Luglio 2007 da sgsal

La Camera dei deputati passa a Linux! 

E’ stato presentato ieri dai deputati questori (Albonetti, Colucci e Galante), insieme al dirigente del servizio informatica, il piano per il passaggio dell’infrastruttura informatica della Camera da Windows a Linux, il noto sistema operativo open source.
Il piano prevede il passaggio graduale dell’intera amministrazione di Montecitorio al nuovo sistema (server, desktop e applicazioni) e l’opzione, a richiesta, per le segreterie e i deputati (compresi i computer portatili).
Inoltre la biblioteca di Montecitorio renderà disponibili al pubblico diverse postazioni informatiche con Linux.
Il piano è stato sviluppato dal servizio informatico e dai questori dopo l’accoglimento di un ordine del giorno di Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura, in sede di bilancio della Camera.
A tal proposito Folena dichiara: “Si tratta di una decisione straodinaria e rilevantissima. L’istituzione centrale del paese, il parlamento, decide non solo di risparmiare (il che è di per sé un obiettivo importantissimo), ma soprattutto decide di rendersi indipendente sul piano tecnologico, adottando un sistema open source e quindi liberandosi dai vincoli del software proprietario. In tal modo si va incontro alle esigenze di trasparenza e di sicurezza che sono doverose per una istituzione pubblica. L’esempio della Camera costituisce un importante precedente per tutte le amministrazioni pubbliche, alcune delle quali sono già passate a Linux determinando enormi risparmi (la provincia di Bolzano, ad esempio, risparmia così 1 milione di euro l’anno).
Il merito va ai deputati questori e all’amministrazione della Camera, che si sono dimostrati sensibili ad un tema tanto importante.
Invierò la mia proposta di legge sul software libero nella pubblica amministrazione a tutti i deputati, invitandoli anche a scegliere Linux per i loro computer in ufficio e per i portatili, sia per ragioni di costi che per quelle di sicurezza, trasparenza e libertà.”

da http://www.pietrofolena.net/blog/?p=269

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 16/12/07 alle 19:29 via WEB
Cari amici del blog e della sg, guardate che manoscritto mi è capitato per le mani. E’ molto antico, lo riporto qui per intero, purtroppo è anonimo. Circa la guerra del forum O dee ispiratrici, o divine muse, venite a me; illuminate il camminino di codesta mia composizione, a che io possa scriver del vero, ciò che accadde in quel vespro di novembre, allorquando si compii il misfatto! Fu forse il dio Dioniso, la macchina delle peripezie? O fu Apollo ad alimentare il fuoco delle parole dei senatori? Si riunì il senato. L’avvocato Franco Cicero Fina il giovane, tentava di corromper lo senex Antonius Julius Rosatus magna eloquentia, a che approvasse l’iniziativa del lo Forum Juvenis. E fu così, forse ispirato dalla dea Discordia, che Rosatus magna eloquentia proclamò con così tali parole:<<Sei ancor giovane, non sai quel che dici! L’esperientia ha da insegnarti ancor tanto!>>,<<Io ho da percorrer la strada, e son contento, ma di lei, il suo cammino non ha da illuminarle alcunché!>>, tuonò lo Fina il giovane. Ma Rosatus magna eloquentia riprese:<<Non è forse troppo ampia la forbice d’età di codesto forum? Non è forse da stolti far confrontare un giovane di anno decimo quarto, con un giovane di anno trentesimo secondo? Per Polluce! A me pare, cari padri senatori, che tutto sia già stato legiferato! Devo forse io solo prendere atto?>>. La sala s’azzittì, nessuno osò proferir parola. Ma lo Fina il giovane disse:<<O Rosatus, ciò che dico non è parer mio, ma è parer dei giovani! Mille e mille sono state le sedute dei giovani cives Romani, vuoi forse tu metterti contro di loro? E come mai non proferisti simili parole quando fosti chiamato in causa, al pari con i senex di cui tu ora tocchi i gomiti? (qui l’anonimo autore fa riferimento alla riunione indetta da Fina, per discutere assieme ai senatori di opposizione circa il forum) Tramavi forse contro me e la repubblica?>>, ma fu subito interrotto da un togato, tale Innocentio Svoltus Rinaldus, che esordì dicendo:<<Ho forse io smarrito la Trebisonda?>>. Ma lo Fina il giovane continuò:<<Mi spieghi, o Rosatus, il motivo di cotanto affanno ad escluder che i giovani e i giovanissimi possano colloquiare insieme?>>. Meditando, il Rosatus magna eloquentia rispose:<<O Fina il giovane, ha mai lei avuto a che fare con un giovane di anno decimo quarto?>>,<<Certo che si, o Rosatus>>, <<In tal caso, ha avuto a che fare con Einstein!>>( E’ d’obbligo riflettere su questa citazione. Probabilmente il manoscritto è stato ricopiato in tempi moderni con qualche modifica). <<Ho forse io smarrito la Trebisonda?>>, insistette Innocentio Svoltus Rinaldus, <<O vi prego, padri senatori, ascoltate le mie parole! Il mio pensiero va ai miei giovani, son stati vittime di soprusi e di inganno e di beffa, poiché non hanno visto ciò che si leggeva sulla tavola esposta qui, al principio del foro! Ma per Giove, è permesso tutto ciò! I giovani plebei di sinistra, accusano e sparpagliano zizzania e diffamano, sol perché non si è visto! Cari padri senatori, il forum Juvenis mancherà del mio veto favorevole!>>. L’aria del senato era di fuoco. I senex votarono, ma sia il Antonius Julius Rosatus, che lo Innocentio Svoltus Rinaldus, non si espressero. Bhe la straordinarietà di questo manoscritto, è di natura storica. Ora siamo in grado di conoscere lo stereotipo del giovane romano. Risulta evidente che l’educazione del giovane, non doveva essere intaccata da uno scambio culturale con giovani di età differente. Nello specifico, il manoscritto fa riferimento a giovani di 14, 15, 16 anni, che non possono assolutamente venire a contatto con 28,19,30,31,32enni. Parlerei di una concezione filosofica “pessimistica del giovane”. Ai tempi dei romani, si credeva, che i sedicenni non fossero in grado di poter partecipare alla vita pubblica, poiché ancora troppo infantili. Probabilmente , tale concezione filosofica, rispecchiava in parte la realtà; ai nostri giorni questo pensiero sembrerebbe assurdo, soprattutto perché troppo generale. Albert Einstein
 
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