Creato da shockportatile il 05/11/2006

In Esistente

il caos è una festa ben riuscita

 

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Post n°123 pubblicato il 13 Novembre 2007 da shockportatile
 

Te ne sei andata una mattina d'autunno.
Dopo il caffè.
Dopo una sigaretta, un sorriso e un ciao.
Hai preso l'ombrello azzurro, appoggiato vicino al portone d'ingresso e sei uscita sotto un temporale, un cielo grigio, una luce smorzata da nuvole pesanti e basse.

Quando sono rientrato la sera con una bottiglia di glen grant per me e una di grappa barricata per te, neanche me ne sono accorto del foglio a quadretti infilato sotto la porta.
Era strano non trovarti, dopo due settimane insieme, era strano, ma non impossibile.

Sul biglietto sei parole, due punti e una virgola: "Ti ringrazio Valerio. Forse, ci rivedremo."
Ho sorriso, mi sono detto è uno scherzo, poi nell'acqua che gorgogliava nella pentola in cucina ho buttato metà della pasta che avevo preparato.
L'altra l'ho lasciata nel piatto fino al giorno dopo, quando ho capito che realmente non saresti rientrata.

Il fatto è che passano i mesi e mi sembra di aver vissuto e dormito con un fantasma, con una non troppo riuscita corporizzazione dei miei desideri. D'altronde a me piacciono le more e tu eri bionda e troppo mingherlina. Ma simpatica, fin troppo simpatica.
Mi ripeto "sono fortunato, è finita prima che la storia si deteriorasse nella monotonia. In due settimane non eravamo diventati monotoni!".

Da quel giorno, come se i miei occhi si fossero aperti nuovamente ad un guardare infantile, mi accorgo di tante cose che prima non vedevo.
Nella finestra col vetro rotto dell'appartamento disabitato al secondo piano vivono dei piccioni. Ogni tanto si affacciano, poi rientrano o volano via. Chissà se depongono lì le loro uova e se stanno lì i loro piccoli. Non ho mai visto un piccione piccolo. Forse neanche tu.
Verticalmente su l'ultimo gradino all'entrata di casa c'è una patina verde di muffa. Il lavandino esterno è disegnato da ragnatele che non oso distruggere perchè vedere le perle d'acqua il giorno dopo la pioggia mi incanta per almeno cinque minuti.
La polvere sui comodini ritorna dopo due giorni.
L'edera del vicino non muore neanche d'estate.
La mia vicina, la soprano che sorride sempre, ha gli occhi azzurri.

E tu te ne sei andata.
E io mi sento un po' come eri tu allora, in quei giorni con me. Una persona appena disegnata, un po' scarabocchiata, come colorata da un bimbo di quattro anni che prova a stare nelle linee, ma inevitabilmente esce e non riempie. Colorata a pezzettini, non con precisione. Colorato a strisce anch'io, confusamente.
Mi hai lasciato nelll'indefinitezza dell'essere, nell'essere incertamente uomo.
Ancora penso che tu in realtà non sia esistita affatto e solo in quel momento lo stomaco torna nella sua posizione normale. A due passi dal cuore.


Untitled- E. Fischl

 
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