Poi ti sei svegliata e non eri nel tuo letto ma su un divano a
righe crema e bordeaux.
Arriva una donna, piacente e puttana, ci son cose che si notano
subito, ha una tazza di latte - freddo - in mano.
Si avvicina col sorriso e un rossetto fuoco immacolato.
' Ben svegliata ' ti dice e ti rovescia il latte in faccia.
Ride sguaiata e scappa su per le scale di legno chiaro.
Senti uno stonfo, deve essere caduta, pensi.
No, non è caduta; sono passi di scarpe pesanti. Lenti. Lenti.
Lui è biondo e butterato, mani grandi da scazzottatore, si appoggia
alla madia e inizia una tiritera senza senso, con voce grattata:
"No, ma dico, ma tu, tu, chi cazzo ti credi di essere, questa mica crederai che è casa tua, Questa ancora è casa mia. Non ci puoi dormire sul mio cazzo di divano, chiaro. Non puoi. Perchè io con quella cosa che è salita su non posso starci a letto. Puzza. Quindi non ti ci fissare. Lavati i denti e vai su, figlia "
Salti giù dal divano a piedi scalzi, in mutande e canottiera e vai a lavarti i denti.
Hai sei anni.
Lo spazzolino lo infili più giù che puoi, sotto le tonsille e vomiti.