SIBYL

le storie di halloween


Tutto l'anno, i pescatori che stavano di giorno al sole sugli scogli circostanti,colla lenza in mano, non vedevano altro che lo spumeggiare della marea,quando s'internava muggendo nella «Camera del Prete»,e il chiarore verdognolo che ne usciva colla risacca;ma non osavano gettarvi l'amo.Un palombaro che s'era arrischiato a penetrarvi, nuotando sott'acqua,uno che non badava né a Dio né al diavolo,pel bisogno che lo stringeva alla gola, e i figliuoli che aspettavano il pane,aveva visto il chiarore ch'era lì dentro, azzurro e ondeggianteal pari di quei fuochi che s'accendono da sé nei cimiteri,il pietrone liscio e piatto, come una gigantesca tavola da pranzo,e i sedili di sasso tutt'intorno, rosi dall'acqua, e bianchi quali ossa al sole.L'onda che s'ingolfava gorgogliando nella caverna, scorreva lenta elivida nell'ombra, e non tornava mai indietro; come non tornò più quel poveretto che s'era strascinato via.L'estate, nell'ora in cui ogni piccola insenatura della riva risonava della gazzarradei bagnanti, l'onda calma scintillava, rotta dalle braccia di qualche ragazzo che nuotava verso le sottane bianche, formicolanti come fantasmi sulla spiaggia. - Così quel prete, un sant'uomo, aveva perso l'anima e la ragione dietro i fantasmi delle terrene voluttà, il giorno in cui Lei - la tentazione - era venutaa confessargli il suo peccato, nella chiesetta solitaria ridente al soledi Pasqua, col seno ansante e il capo chino, su cui il riflesso dei vetri scintillanti accendeva delle fiamme impure.Da cent'anni le sue ossa, consunte dal peccato, posavano nella fossa, stringendosi sul petto la stola maculata.Ivi non giungevano gli strilli provocanti delle ragazze sorprese nel bagno,né il canto bramoso dei giovani, né le querele delle lavandaie,né il pianto dei fanciulli abbandonati.La luna vi entrava tacita dallo spiraglio aperto nella roccia,e andava a posarsi, uno dopo l'altro, su tutti quei cadaveri stesiin fila nei cataletti, sino in fondo al sotterraneo tenebroso,dove faceva apparire per un istante delle figure strane.L'alba vi cresceva in un chiarore smorto, che al fuggire delle ombresembrava far correre un ghigno sinistro sulle mascelle sdentate.Il giorno lungo della canicola indugiava sotto le arcate verdognole,con un brulichìo furtivo di esseri immondi in mezzo all'immobilità di quei cadaveri.