Pensieri sparsi
Sentiero di un percorso srotolatomi davanti
Da un dentro del profondo
di un punto indefinito s’alza impetuoso
e spinge,vuole uscire un male
che temi possa frantumare tutto
far male non solo a te che lo trattieni
ma pure a chi ti sta di fronte
se ti sfugge dalle briglie
eppure il sole è lo stesso di ieri
e la primavera è fiorita di una vitalità gioiosa
che ti contraddice
ma il tuo respiro è breve
incapace d’inalare questa vita,
indefinibile e indefinita che a volte esalta
e talaltra spaventa:pare senza consistenza,
come l’aria,eppure quando sfugge ti manca.
Hai smarrito la serenità dell’animale
che lascia corso
al ritmo cadenzato del tempo e della vita
vuoi seguirlo e trattenerlo
farlo schiavo,
per domarlo e carpirne il senso.
Ti fa inquieto quel vivere sospeso
entro un tempo ormai passato
dove prevale l’oscura tinta
di quel malanno umano che cerca una vittoria
finendo per spegnere ogni cosa
…e tra un futuro che non sai capire
perché pieno di richieste
a cui non riesci a stare dietro
perché corre via troppo veloce
…e ami la fatica che ti sfianca
per svaporare un poco quello spasmo
in un fare dissennato per occupare il tempo
che inarrestabile ti scorre tra le dita
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Quando sopraggiunge la tempesta
non sono le secchiate scrosci
che incutono paura
ma la sua epifania:
quel turbinar d’impetuoso vento minaccioso
quel torcersi scomposto delle nubi scure,basse
fino a deprimere il respiro
ma quell’attimo rimasto in sospensione
prima che inizi il suo precipitare
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Le piane del cuore
conoscono le intemperie e sanno
la fatica di veder spuntare un seme
minacciate da notti ghiacciate
da giornate riarse
prive di future certezze
Tenacia e paura torcono la carne
tengono desto
per ghermire al momento propizio
ogni singolo frammento
sfuggito a questo avaro mondo:
nutrimento che porterà ogni seme
ad impiantar le radiche
a vendicar tanta selvaggia asprezza
con tempesta di variopinta tavolozza
un colpo di fioretto
che solo la vita sa fare
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Se un attimo sosto, mi chiedo:
-è lo spirito che sostiene il mio peso
che a volte diviene oppressivo?
L’attimo incantato regge la fatica di un peso
senza corruccio
ma l’animo afflitto non regge neppure sé stesso
…e il corpo si piega:
ha bisogno di un sostegno:
non è la mano poggiata sulla spalla che serve
ma il calore che da essa traspira
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A me pare un gioco
quello di catturare una mosca
sotto un bicchiere
per vederne l’affanno
l’inutile sbattere d’ali.
mentre guardo quella creatura viva
in cerca di una via d’uscita
mi sovviene che pure io
sono in balia di un codesto gioco
…e non so cosa sceglie
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Inviato da: gigando1953
il 20/04/2011 alle 21:23
Inviato da: riflessisolari
il 08/04/2011 alle 23:23
Inviato da: riflessisolari
il 08/04/2011 alle 09:56
Inviato da: riflessisolari
il 25/03/2011 alle 20:25
Inviato da: riflessisolari
il 25/03/2011 alle 20:23