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Post n°23 pubblicato il 20 Marzo 2012 da InevitabileDolcezza
Trovare la propria natura selvaggia
Sentire, pensare o agire cronicamente in uno dei modi seguenti significa aver parzialmente reciso o completamente perduto la relazione con la psiche istintuale profonda, con la propria natura selvaggia, con l’anima femminile. Ricorrendo al linguaggio delle donne ecco di cosa si tratta: sentirsi straordinariamente aride, affaticate, fragili, depresse, confuse, imbavagliate, appiattite. Sentirsi impaurite, senza ispirazione, senza vivacità, senza sentimento, senza senso, cronicamente sterili, compresse, impotenti, sempre in dubbio, incapaci di determinazione, di dare la propria vita creativa agli altri, iperprotettive nei propri confronti, inerti, incerte, titubanti, incapaci di darsi un ritmo o di porsi dei limiti. Non insistere sul proprio ritmo e la propria misura, essere impacciate, essere affogate nel lavoro, nell’inerzia, perché questo è il posto più sicuro per chi ha perduto i suoi istinti. Paura di avventurarsi da sole o di rivelarsi, paura di cercare una guida, una madre, un padre, paura di occuparsi di altri, perdere energia di fronte a progetti creativi, trasalire, ritrarsi, provare umiliazione, angoscia, torpore, ansia. Paura di ribattere quando null’altro resta da fare, paura di provare il nuovo, paura di affrontare, paura di parlare, pro e contro, mal di stomaco, crampi allo stomaco, tagliate a metà, strangolate, troppo facilmente pronte a essere concilianti o carine, vendetta. Paura di fermarsi, paura di agire, sempre a contare fino a tre senza cominciare mai, complesso di superiorità, ambivalenza, eppure sentirsi pienamente capaci, funzionanti appieno. Queste separazioni sono una malattia non di un’era o di un secolo, ma diventano un’epidemia ovunque e tutte le volte che le donne sono catturate, tutte le volte che la natura selvaggia rimane intrappolata. La donna sana assomiglia molto al lupo: robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante. Eppure la separazione della natura selvaggia fa si che la personalità della donna diventi povera, sottile, pallida, spettrale. Non siamo nate per essere cuccioli spelacchiati e incapaci di balzare in piedi, di generare nuova vita. Con la propria natura selvaggia come alleata, guida, modello, maestra, noi vediamo con due occhi, ma con gli occhi dell’intuito. Quando facciamo valere l’intuito, siamo come una notte stellata: fissiamo il mondo con migliaia di occhi. Le porte per aprirsi alla propria natura selvaggia sono poche, ma preziose. Se si ha una cicatrice profonda, se si ama il cielo e l’acqua, se si desidera fortemente una vita più profonda, una vita piena, una vita sana… si hanno le porte giuste… Ora che so di avere la porta giusta..sono sulla buona strada per somigliare sempre più a un lupo…
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