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Peter Pan, quando l'aiuto arriva dalle favole

Post n°36 pubblicato il 13 Novembre 2006 da eltosco

A vederla così, dall’esterno, con il suo intonaco che pare verniciato di fresco, immersa nel cuore di Trastevere, la Casa di Peter Pan sembra un albergo per ricchi turisti. In realtà di “villeggianti” ce ne sono molti, ma né  ricchi né tanto meno turisti.

Sono i protagonisti di una favola toccante quanto quella dell’eterno bambino volante, forse meno allegra ma per cui comunque ci si augura, fin dall’inizio, un lieto fine. Sono bambini malati di cancro, accompagnati dai loro genitori.

Ma che cosa è la casa di Peter Pan? È qualcosa di più di un semplice pensionato in cui alloggiano famiglie sfortunate: è un sogno divenuto realtà.

Un cammino cominciato nel 1994 dagli incubi di alcuni genitori che avevano vissuto sulla propria pelle la lunga degenza dei figli; un’esperienza sicuramente toccante, che ha portato alla decisone di mettere a disposizione di altre famiglie in difficoltà il prezioso bagaglio della propria esperienza, per offrire a chi è stato appena colpito da questo dramma tutto il sostegno necessario per rendere meno duro il lungo iter delle terapie.

“Il principale obiettivo dell’Associazione Peter Pan – dice Flavia Romano, assistente alle risorse umane - è stato da subito quello di riuscire ad offrire un ambiente confortevole alle famiglie costrette a lasciare la propria casa per curare il bambino in un centro specializzato. Un ambiente che, per il clima di serenità e per i valori trasmessi, potesse rappresentare un contributo positivo alla terapia stessa”. Per queste famiglie, per questo sogno, l’Associazione ha lottato fino a realizzare, nel 2000, la Casa di Peter Pan, un porto sicuro nella tempesta della malattia; ora la famiglia non è più disgregata, i papà non dormono più nelle macchine, i bambini non sono più costretti ad interminabili ricoveri in ospedale..

La casa, situata in via di San Francesco di Sales 16, una traversa di via della Lungara nelle immediate vicinanze dell’Ospedale Bambino Gesù, accoglie i piccoli pazienti in cura presso il reparto di oncologia e le loro famiglie, che qui possono vivere come se fossero a casa propria.

Tutto è pensato per i bambini: le pareti color pastello, i fumetti preferiti dei bambini dipinti ovunque, persino intarsiati nel parquet, e ancora, i grossi spazi ludici pieni di libri, le matite e i giochi, le finestre affacciate sull’Orto Botanico, la grande cucina e la sala da pranzo in comune e il sorriso degli oltre 120 volontari sempre pronti ad aiutare i loro “piccoli ospiti”, dai momenti del gioco fino al trasporto in ospedale per le terapie.

La cosa che stupisce è che nel mondo di Peter Pan tutto è gratuito, perché l’Associazione, oltre all’impegno per la gestione della casa, è costantemente attiva nella raccolta fondi: organizzazione di spettacoli, gare sportive, feste ed eventi d’entertainment, tutto è finalizzato al sostegno delle sue strutture d’ospitalità e assistenza. E c’è spazio per tutti i tipi di offerte, dalle coppie di sposi che possono comprare le bomboniere realizzate dai volontari mani felici, fino alle aziende, che con 10.500 euro l’anno possono “adottare” una stanza della casa pagandone tutte le spese di gestione, dal sapone alle lampadine. Regalando a Peter Pan le vostre miglia accumulate nel programma Mille Miglia Alitalia, poi, bambini e le loro famiglie potranno viaggiare gratuitamente.

Ma la Casa di Peter Pan non è solo un tetto, è quasi un mondo a sé, dove si prova a dimenticare per un attimo l’asprezza della realtà, costruendo una rete di relazioni umane per sconfiggere l’altro mostro che è l’immancabile compagno della malattia: la solitudine. Perché Peter Pan ha voluto creare un posto veramente tranquillo per chi è costretto dalla malattia a stare lontano da casa, un luogo dove si possano trovare tutte le comodità di una abitazione tradizionale e che allo stesso tempo offra l’opportunità di condividere con altre famiglie preoccupazioni e speranze, per superare l’isolamento trovando conforto nell’aiuto reciproco.

“La casa di Peter Pan è un porto sicuro dove riposare e rilassarsi ritrovando il calore del proprio ambiente familiare – continua la Romano - e per molti rappresenta l’ unico punto fermo un frammento, questo, della loro vita. E in un ambiente familiare, non istituzionalizzato, i bambini, liberi di ridere e di giocare malgrado la malattia, sotto la guida di assistenti ludici, sono certamente in grado di recuperare più rapidamente le forze e sopportare meglio le terapie”. Senza contare che la possibilità di essere ospitati nella Casa di Peter Pan permette alla famiglia riunita, e quindi psicologicamente più forte, di affrontare con maggiore serenità l’iter della malattia. In quattro anni sono stati accolti circa 170 bambini con le loro famiglie.

“La maggior parte dei casi riguarda nuclei familiari provenienti dal centro e dal sud dell’Italia – dice la responsabile alle risorse umane - ma abbiamo avuto ospiti anche alcuni bambini che arrivano dall’estero: dal Kosovo alla Cina, passando per il Mozambico e l’Albania. Tutti casi in cui le famiglie non avrebbero potuto permettersi di vivere in una città cara come Roma per l’intero periodo, spesso lungo, dei ricoveri”.

E se le dodici stanze/abitazioni della Casa sono piene, non c’è problema: un accordo siglato con l’APRA (Associazione Provinciale Albergatori Romani) garantisce ospitalità gratuita alle famiglie negli alberghi vicino all’Ospedale nei casi in cui il numero delle richieste pervenute alla Casa superi quello della disponibilità delle stanze.

Nella Casa, Peter Pan ed altri personaggi del suo mondo incantato operano per assicurare la massima serenità ai suoi ospiti. Ed ecco allora che anche i volontari hanno nomi da fiaba: si va dagli assistenti Trilly, che accolgono i bambini e soprattutto le loro famiglie offrendo loro compagnia, ascolto e sostegno nelle ore serali, fino alle Wendy, che organizzano il tempo libero dalle terapia con animazione, giochi, corsi di studio personalizzati e passeggiate nel week end, e fino ancora ai Timonieri, che gestiscono i trasporti, e ai Mastro Geppetto che eseguono lavori di piccola manutenzione nella Casa.

“La Casa è un mondo che non ti aspetti – dice una volontaria dell’Associazione -. Quando arrivi qui credi di trovare tristezza e solitudine, invece trovi tanta vita, tanti bambini che hanno solo voglia di ridere e giocare, e ti fai in quattro per farli divertire. È l’unico spirito con cui è possibile affrontare questo dramma senza cadere in depressione. E stupisce che ad insegnartelo per primi siano spesso proprio i genitori dei bambini malati”.

Simone Toscano

 
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