Invidio il vento

Non lasciate i figli a casa


Era la poesia scelta da "Internazionale" sul numero di ieriNon lasciate i figli a casa Non lasciate i figli a casa a smussare l'ironia degli spigolia relazionarsi con la tranquillità degli angolia impossessarsi del buioa scegliere sul divano le pietre di paragonea fare la guardia alle finestre del giardinoa terrorizzare le facce dentro gli specchi dei bagnia lavarsi le mani per ogni giorno che passanon lasciate i figli a casa a riordinare i cassetti dove sistemare i cattivi maestria chiamarti papà quando sono stanchia muoversi in equilibrio sopra un filo di ventoquando le foglie si staccanoe pesano sulla loro immaginazioneNon lasciare i figli a casa a capire da soliil perché di questo cadere naturale, senza una spiegazione(Andrea de Alberti)Piacerebbe anche a me di scriverne cosi. E' al suo secondo libro: "Solo buone notizie". Nel primo ("Basta che io non ci sia") era un figlio, nel secondo un padre. Dice che"La scrittura non è cambiata in questi anni, forse si è solamente sollevata a pelo d'acqua, diventando meno melmosa e complicata."Quel fatto di essere "melmosi" ecco, quella sarebbe la mia materia: melmosa e complicata. Mi vien naturale. Secondo me, la melma e il complicato è la materia del poeta. Dovevo fare un figlio anch'io. E allora vedevi. " diventando padre hai bisogno di rimpicciolire il mondo per proteggere la tua creatura ", dice. Poi penso al bambino che ci teniamo dentro. In qualche modo siamo tutti padri. Bambino- Adulto - Genitore. I tre stati dell'io, secondo la psicologia transazionale. Quel bambino, il dialogo incessante che sostiene con le altre componenti di quel che sono, queste "transazioni" che, in parte si rivelano anche nei post, nel gioco d'invenzione, nella poesia, nel sogno infantile ecco, forse è anche questo uno dei modi di dargli voce, di non lasciarlo a casa da solo, di prendersi cura. Scopro che De Alberti ama molto Raffaello Baldini e la poesia in dialetto. Lui scopre che Baldini è, come lui figlio di osti. E cosi siamo in tre, intanto, di figli di osti. Che sia per quello?Nursery Cryme (Criminal song) Uno dei pochi video che azzecco in tema.Peter Gabriel è proprio un ragazzino. La canzone è una rivisitazione macabra di giochi innocenti. Filastrocche per bambini, ninne nanne, dove ryme viene sostituito da cryme. Teste mozzate e bambini assassini. Non aprite i coperchi dei carillon. Potreste trovarvi nel corpo di un adulto ma con la mente del bambino che cerca poi di sedurre Cintya, una bambina.Autismi Troppo incomprendibileindecifrabile a doverne dar conto.Quali insospettabili vie, del silenzio,la grammatica.Non lasciateci soli, a dover capirequel che infine neanche vien detto.Solo voci che parlavanoper domandare, per proibire, per comandare.E cosi il bambinostava decidendo di non rispondere più.Fu cosi che scelse il silenzio.L'esercizio dellla minor resistenza.Lasciando che il tempo scorressenon suo, indifferentePreservato da quell'innocenzastando fuori dal tempo.Non lasciateci soli a dover capireciò che neanche vien detto.Non dire più niente. "Basta che io non ci sia"in questo incontro mai avvenuto.Non lasciateci soliad imposessarci del buio. (simurgh)Ne avevo messo un'altra poesia sua quà, in un post. "L'amore al tempo dell'Aulin"