Creato da sincereparole il 10/02/2006
Sincereparole
Il mio mondo visto dall'altra parte dello specchio.......
2 gennaio Evviva ! Mi hanno dato la patente ! Finalmente posso guidare la mia macchina senza dover stare ad ascoltare l'istruttore che ripete continuamente : Attenta ! Senso vietato", "Stai andando contromano!","Attenta a quella vecchietta, frena, frena!", ed altre frasi del genere. Proprio non so come ho fatto a sopportarlo per due anni... 8 gennaioL'autoscuola ha organizzato una festa perchè ho finito. Gli istruttori si sono commossi. Uno ha detto che avrebbe fatto dire una messa di ringraziamento, un altro mi e sembrato che avesse le lacrime agli occhi e tutti hanno detto che avrebbero fatto un brindisi per celebrare l'avvenimento. E' stato tutto molto carino, ma penso che la mia patente non meritasse una tale esagerazione. 12 gennaioHo comprato una macchina ! Sfortunatamente l'ho dovuta lasciare dal concessionario perchè mi sostituisca il paraurti posteriore: quando ho provato ad uscire, ho messo la marcia indietro invece della prima. Deve essere la mancanza di pratica, e una settimana che non guido! 14 gennaioEd eccola, la mia macchina. Ero talmente soddisfatta uscendo dal concessionario che ho deciso di fare un giro. Evidentemente, un sacco di altra gente ha avuto la stessa idea perché sono stata seguita da un numero incredibile di automobilisti che suonavano come ad un matrimonio! Ho deciso di stare al loro gioco e ho ridotto la velocità da 10 a 5 km l'ora... Agli altri la cosa e piaciuta parecchio e hanno suonato ancora di più. 22 gennaioI miei vicini di casa sono veramente super. Hanno messo dei cartelli con scritto, in grande: "ATTENZIONE alle manovre"; mi hanno dato il posteggio più grande e hanno proibito ai loro bambini di uscire quando faccio manovra. Penso che sia per non darmi fastidio! Ci sono ancora persone gentili a questo mondo... 31 gennaioGli altri automobilisti suonano continuamente e mi fanno dei segni. Io penso che sia simpatico ma anche un poco pericoloso. Ce n'era uno che mi voleva dire qualcosa, ma non ho trovato il bottone per abbassare i vetri. Mentre lo stavo cercando, a momenti tamponavo un tizio. Fortunatamente andavo alla mia velocità di crociera di 10 km/h. 10 febbraioGli altri automobilisti hanno delle abitudini bizzarre. Non solo fanno un sacco di segni, ma passano il loro tempo ad urlare. Non so che cosa dicono perché ho i vetri chiusi ma credo che cerchino di darmi delle informazioni. Se dico cosi e perché credo di averne sentito uno che diceva "tornatene a casa tua". E' veramente stupefacente. Come ha fatto a sapere dove stavo andando? Sia come sia, quando avrò scoperto dov'e il bottone per abbassare i vetri, mi chiariro parecchi dubbi! 19 febbraioLa citta e male illuminata. Oggi, ho fatto la mia prima uscita notturna e ho dovuto girare sempre con gli abbaglianti accesi, per riuscire a vedere bene. Tutti quelli che ho incrociato sembravano essere d'accordo con me perché anche loro accendevano gli abbaglianti; qualcuno ha acceso anche degli altri fari che aveva sull'auto. L'unica cosa che non ho capito e perché suonavano. Forse per spaventare un cane, o un gatto. Và a sapere! 26 febbraioOggi ho avuto un incidente. Sono entrata in una rotonda e siccome c'erano parecchie macchine (non voglio esagerare ma dovevano essere almeno quattro), non sono riuscita ad uscire. Ho continuato a girare stando vicino al centro attendendo una occasione. Questo mi ha fatto girare la testa e ho finito per andare a sbattere contro il monumento al centro della rotonda. Dovrebbero limitare la circolazione all'interno delle rotonde ad una sola vettura alla volta! 3 marzoLa sfortuna mi perseguita. Sono andata a prendere la macchina al garage e, mentre stavo uscendo, ho sbagliato a premere il pedale, accellerando a fondo invece di frenare! Ho urtato una macchina che passava, rovinandogli tutta la fiancata destra. Il caso ha voluto che l'autista fosse l'esaminatore che mi aveva dato la patente. Un buon uomo, senza alcun dubbio. Ho insistito sul fatto che era solo colpa mia, ma lui, molto cortesemente, non ha smesso di ripetere: "Che Dio mi perdoni, che Dio mi perdoni!" |
Il buio. L’invisibilità. In quella dimensione si sentiva protetta. E poteva essere se stessa; ci sono persone che nascosti nell’ombra si illudono di poter ingannare gli altri (o se stessi…), di poter indossare una maschera che alla luce del giorno li farebbe sentire ipocriti e bugiardi. Lei aveva la consapevolezza che proprio nella realtà ognuno è chiamato a impersonare di volta in volta il personaggio che quel giorno e in quella condizione il regista-destino ci obbliga a impersonificare…e allora il buio la liberava; in quella sala cinematografica si rifugiava quando il peso delle maschere si faceva pesante, quando i ruoli della vita si facevano opprimenti, quando non aveva voglia di recitare….chiudeva il copione che la vedeva protagonista e diventata spettatrice della vita che scorreva sullo schermo.Nella penombra del piccolo cinema era di volta in volta spettatrice emozionata o annoiata, perché non sempre la scelta delle pellicole rispecchiava i suoi gusti, allora capitava che i fotogrammi scorressero davanti ai suoi occhi distratti mentre l’attenzione era calamitata da altri particolari...il ragazzo che si alzava per appartarsi in corridoio a rispondere al telefono, la signora che faceva cadere senza farsi vedere la carta dei pop-corn e una sera anche lui…non sapeva che cosa l’aveva resa consapevole della sua presenza visto che le stava praticamente di spalle, tre file più indietro, ma da quella sera lo sguardo di quell’uomo l’accompagnava e la riscaldava come un balsamo che lenisce le ferite, come un soffio che accarezza la pelle bruciata. Era una presenza assidua del circolo cinematografico e la sua presenza era costante, non importava quale fosse la trama del film in programma o quali gli attori; come se fosse superfluo cosa proponesse il calendario della programmazione; come se fosse lì per cercare rifugio, una barca all’ancora in un porto tranquillo dopo una navigazione faticosa…un posto in cui cercare riparo dopo una giornata a combattere i venti contrari…una baia placida in cui ammainare le vele e lasciarsi cullare dal rollio della marea. Forse era la sensazione di essersi trovati lì per caso, ma con lo stesso intento e bisogno che le faceva sentire quella presenza amica seppur sconosciuta; era un’entità di cui non aveva paura, che la faceva sentire tranquilla…anzi in qualche modo curata, coccolata, sfiorata rispettosamente. Per questo si lasciava seguire con piacere da quello sguardo che le proteggeva le spalle, che accompagnava i suoi movimenti lenti, che le lambiva impercettibilmente il corpo e l’ abbandonava solo al termine dello spettacolo, quando le luci tornavano ad accendersi e ognuno ridiventava protagonista della propria sceneggiatura. Allora lei riprendeva la strada di casa e lui la seguiva da lontano con lo sguardo, fino al prossimo film, fino alla prossima volta che si sarebbero visti…fino alla sera in cui al suo sguardo si aggiunsero i gesti e le parole: le loro mani si strinsero e le loro voci si fusero. Sapeva che sarebbe dovuto accadere, ne avvertiva l’urgenza da parte di lui e anche lei aveva bisogno di sapere che suono aveva la sua voce e che ritmo avessero i suoi movimenti, eppure in un certo senso aveva paura che la realtà lo avrebbe allontanato da lei. Aveva paura che al di fuori del guscio protettivo in cui si rifugiavano, il gioco della vita li avrebbe visti combattenti e non alleati. Non aveva fretta di farlo entrare nella sua vita, non perché non gradisse la sua presenza, ma al contrario perché di quella presenza sentiva di iniziare a fidarsi e non voleva che ancora una volta la luce della realtà infrangesse le sue certezze; avrebbe voluto che lui entrasse nella sua vita secondo il copione che lei gli stava scrivendo, ma sapeva di non poter chiedere tanto ..non voleva chiedere tanto. Eppure….immaginava che il loro film scorresse lento e placido come un piccolo gioiello di vite tranquille, non le piacevano i film i cui protagonisti si lasciano travolgere da passioni pazze e ossessive, in cui gli amanti finiscono per ferirsi nonostante l’illusione del "grande amore". Poi arrivò la pioggia a dirigere la loro commedia e la sceneggiatura che lei stava scrivendo cambiò finale. Il temporale era scoppiato all’improvviso, mentre per strada camminavano senza fretta e apparentemente senza una meta, snocciolando una conversazione inutile sul film appena terminato; in verità a lui mancava il coraggio di chiederle l’unica cosa che in fondo gli interessava: "Vuoi salire da me a bere qualcosa?" …le prime gocce enormi erano arrivate a dare una mano al destino e a obbligarli a guardarsi negli occhi per decidere che…si, lei sarebbe salita da lui. Era bastato uno sguardo, guardare in quegli occhi scuri, color del cioccolato fuso e lei prese il coraggio di allungare la mano verso quella di lui per farsi guidare al riparo. Corsero un po’ sotto la pioggia calda poi arrivarono bagnati e ansimanti in quella piccola casa vicino al mare dove lui aprì una bottiglia di vino leggero. Lei aveva i lunghi capelli che gocciolavano piccole perle luccicanti sul volto e guance rotonde su cui quelle gocce fredde rotolavano via veloci, lui la guardò mentre le allungava il bicchiere e desiderò raccogliere ognuna di quelle lacrime dolci con le labbra. La mattina arrivò dolce e lenta, la luce cresceva lieve di intensità attraverso le tende spesse che oscuravo le grandi finestre della camera. Lei aprì gli occhi piano, gli girava le spalle, ma avvertì come sempre lo sguardo di lui che le sfiorava la pelle accaldata. Si voltò e con lo sguardo lo incatenò a se…"Non farmi male…" sussurrò in un soffio; lui pensò di aver solo immaginato quella richiesta strana "Pensa a me come a un animale ferito da un cacciatore inesperto: sa di aver bisogno di aiuto, ma è impaurito e colpisce per difendersi…io sono così". Lui non rispose per timore di sbagliare parole, ma con le mani calde e un po’ ruvide le prese il volto e con le labbra le sfiorò le palpebre: sapevano di buono, c’era sulla pelle della ragazza il profumo di campagna ed ebbe voglia di tornare bambino a rotolarsi nel fieno fresco…l’abbracciò piano. Il petto di lei era morbido e caldo contro la sua pelle e desiderò tenerla lì per sempre, carne contro carne a unirsi in un battito solo, a musicare la vita con una melodia che avrebbero cantato solo loro. Ma sapeva che lei non glielo avrebbe concesso; sentiva che non era il momento, non ancora. Quella partita lei non l’avrebbe giocata. L’aveva capito la sera prima quando si erano rifugiati nell’appartamento e lei aveva raccontato la sua storia… "Ho perso. Ho giocato le mie carte nell’unico modo in cui sapevo farlo; non ho barato e non ho chiesto carta, sapevo di rischiare tutto per tutto e l’ho fatto consciamente, non è colpa mia né sua; ma ho bisogno di tempo – non so ancora quanto – per ritrovare la voglia di giocare per il semplice gusto di farlo, per il divertimento di raccogliere una sfida." Era un fiume di parole che lui non volle fermare… "All’inizio non volevo accettare la partita, sono una giocatrice inesperta e sentivo che la sfida era fuori della mia portata, ma poi mi sono chiesta se avrei sopportato il peso del rimpianto o se forse avrei preferito il rimorso e ho finito per lasciarmi tentare. Avevo chiesto solo una cosa, un gioco onesto: senza carte truccate e senza bluff. Uno dei miei errori è stato quello. Quando si accetta di giocare senza regole non si deve aver fiducia in niente e nessuno e alla fine l’unica cosa in cui ho potuto credere è stato il sapore amaro della sconfitta. A poco è servito sapere che neppure l’altro si sentisse vincitore…io sapevo di aver perso e la cosa più difficile da accettare è stata quella di non capire dove ho commesso l’errore, cosicchè alla prossima partita sarò comunque impreparata." Le si adagiò con il volto sul petto e lui la cullò al ritmo del suo cuore fino a quando il respiro si fece lieve e regolare, continuò a sfiorarle i capelli castani che profumavano di vaniglia e menta; sentì che nel sonno si abbandonava a lui, fidandosi e lasciandosi avvicinare. Era una giovane cerbiatta impaurita sorpresa sul limitare di un bosco…l’istinto la chiamava al riparo, ma la curiosità la bloccava allo scoperto…Adesso era nelle sue mani, adesso toccava a lui decidere se mirare e colpire per fare suo l’animale o lasciare che essa imparasse a non vederlo come una minaccia e che col tempo si avvicinasse senza pericolo a lui. |
Ho trovato, nel vasto modo di INET la possibilità di comparare la propria foto con quelle di persone del mondo dello spettacolo, e dopo l'elaborazione fatta dal computer i risultati sono questi: Assomiglio a: - William Powell per il 60% - Ben Affleck per il 56% - Julian McMahon per il 52% - Anna Paquinn per il 50% - Abhishek Bachchan per il 49% Se volete provare anche Voi potete cliccare su questo link e arriverete nel sito. Buona fine d'anno e al prossimo POST. |
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un mix imprevedibile di gioia e malinconia, sogni e realtà... piccole e grandi contraddizioni, saggezza e stupidità, maturità e qualche infantilismo. Sono ciò che sono e non sono perfetto, ne' pretendo di esserlo, e in fondo la perfezione è così noiosa alle lunghe...
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