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«Studiato in tutto il mondo, tu sei stato quasi dimenticato in Italia. Forse oggi anche la sinistra italiana non ama più il pensiero, forse anch'essa è salita sul carro della cultura intesa come esibizione e spettacolo»  - [GIULIANO GRAMSCI - lettera al padre Antonio Gramsci]

 

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16 marzo: alle ore 9,15 un commando di brigatisti rossi (composto secondo le risultanze dei processi, da nove persone più una vedetta) tendono un agguato in via Mario Fani ad Aldo Moro, Presidente del Consiglio nazionale della DC, mentre va a Montecitorio per il dibattito sulla fiducia al 4° governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del Pci. In pochi secondi i brigatisti uccidono i due carabinieri che accompagnano Moro e i tre poliziotti dell'auto di scorta. L'on. Moro viene caricato a forza su una fiat 132 blu. Poco dopo, le Brigate Rosse rivendicano l'azione con una telefonata all'Ansa...

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Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 27 Maggio 2008 da sinistracologno

Dei falsi rivoluzionari da smascherare

di Alessio Arena

Visto che, in occasione del 40° del '68 le ricostruzioni e gli "approfondimenti", tutti faziosi, si sprecano, vi giro un piccolo contributo. Si tratta di ampi estratti, da me tradotti, di un aricolo di Georges Marchais, allore vice-segretario, poi segretario del Partito Comunista Francese dal 1972 al 1994, sui movimenti dell'estrema sinistra di quegli anni.

Innanzitutto mi pare utile restituire voce al solo attore di quel periodo, il PCF appunto, alle cui posizioni oggi non viene garantito alcuno spazio, nonostante esso rappresentasse elettoralmente un quarto dei francesi. In secondo luogo mi pare che fondamentalmente la posizione che lo scritto sostiene si sia rivelata esatta alla prova dei fatti.
Basti pensare alle evoluzioni successive dei vari protagonisti dell'estremismo dell'epoca: in Francia,ad esempio,  André Glücksmann è finito a sostenere la candidatura di Sarkozy all'Eliseo (all'epoca incolpava il PCF di aver rifiutato la lotta armata negli anni '40 e si dichiarava ammiratore della Rivoluzione Culturale cinese, da contrapporre al "revisionismo" del Partito), mentre Cohn Bendit, oggi leader verde, ha sostenuto i bombardamenti della NATO in Serbia, le privatizzazioni e la Costituzione Europea (all'indirizzo
http://www.youtube.com/watch?v=R48apOrHcxA&eurl=http://pcf-paris14.over-blog.org/ potete ascoltarlo in un recente dibattito mentre mette in chiaro che la sua battaglia nel '68 era contro il PCF, identificato col totalitarismo, e che "Marchais fa schifo" - affermazione condita con un'accusa di antisemitismo motivata dalla menzione che di lui si fa nell'articolo in allegato, in cui le sue origini ebraiche non vengono neanche lontanamente menzionate); in Italia è sufficiente pensare alle posizioni assunte da Brandirali (leader maoista passato all'UDC), Liguori (da Lotta Continua al PDL), Lerner (da Lotta Continua alla destra PD), Sofri (da Lotta Continua alla destra PD) ecc... Ovviamente si tratta di posizoni assolutamente legittime, ma che la dicono lunga sui loro sostenitori.

Dei falsi rivoluzionari da smascherare

 

di Georges Marchais

su l’Humanité, 3 maggio 1968

 

 

Come sempre accade quando progredisce l’unione delle forze operaie e democratiche, i gruppuscoli di estrema sinistra si agitano dappertutto. Essi sono particolarmente attivi tra gli studenti; all’Università di Nanterre, ad esempio, si trovano: i “maoisti”; la “Gioventù Comunista Rivoluzionaria” che raggruppa una parte dei trotzkisti; il “Comitato di Collegamento degli Studenti Rivoluzionari”, anch’esso a maggioranza trotzkista; gli anarchici; diversi altri gruppi più o meno folkloristici.

 

Malgrado le loro contraddizioni, questi gruppuscoli – qualche centinaio di studenti – si sono uniti in quello che chiamano il “Movimento 22 Marzo: Nanterre”, diretto dall’anarchico tedesco Cohn-Bendit.

 

Non contenti dell’agitazione che conducono nell’ambiente studentesco – agitazione che va contro gli interessi delle masse studentesche e favorisce le provocazioni fasciste – ecco che questi pseudo-rivoluzionari si arrogano la pretesa di impartire lezioni al movimento operaio. Li si trova sempre più spesso ai cancelli delle fabbriche o nei centri dei lavoratori immigrati a distribuire volantini o altro materiale di propaganda.

 

Questi falsi rivoluzionari devono essere energicamente smascherati perché, oggettivamente, essi servono gli interessi del potere gollista e dei grandi monopoli capitalistici.

Uno dei maître à penser dell’estrema sinistra è il filosofo tedesco Herbert Marcuse, che vive negli Stati Uniti. Le sue tesi possono essere riassunte come segue: i partiti comunisti “hanno fallito”, la borghesia ha “integrato la classe operaia che non è più rivoluzionaria”, la gioventù, soprattutto nelle università, “è una forza nuova, piena di possibilità rivoluzionarie” e si deve organizzare “per la lotta violenta”.

Ben inteso, i seguaci di Marcuse, da noi, devono tener conto della forza, dell’influenza del Partito Comunista Francese e della combattività della classe operaia. Ma pur attenti alle forme, essi indirizzano i loro colpi contro il nostro Partito – e la CGT – e cercano di mettere in discussione il ruolo fondamentale della classe operaia nella lotta per il progresso, la democrazia, il socialismo.

 

Le tesi e l’attività di questi “rivoluzionari” potrebbero suscitare il riso. Per di più si tratta, in generale, di figli di grandi borghesi – che disprezzano gli studenti di origine operaia – che archivieranno rapidamente la loro fiamma rivoluzionaria per andare a dirigere la fabbrica di papà e sfruttarne i lavoratori nelle migliori tradizioni del capitalismo.

 

Tuttavia non va sottovalutata la loro azione negativa che tenta di gettare turbamento, dubbio e scetticismo tra i lavoratori e soprattutto tra i giovani. Ancor più dal momento che le loro attività s’iscrivono nel contesto della campagna anticomunista del potere gollista e delle forze reazionarie. In più dei giornali, delle riviste, dei settimanali – tra cui alcuni che si dichiarano di sinistra – accordano loro importanza e diffondono su intere colonne le loro elucubrazioni. Infine e soprattutto, perché l’avventurismo estremista porta il più grande pregiudizio al movimento rivoluzionario.

 

Sviluppando l’anticomunismo, i gruppuscoli estremisti servono gli interessi della borghesia e del grande capitale.

 

Il Partito Comunista Francese è il miglior difensore degli interessi immediati dei lavoratori manuali e intellettuali. Esso rappresenta una forza essenziale nella battaglia per eliminare il potere dei monopoli e sostituirgli un regime democratico nuovo, che permetta di avanzare sulla via del progresso sociale, dell’indipendenza nazionale e della pace. Esso è il migliore artefice dell’unione delle forze operaie e democratiche e dell’intesa tra tutti i partiti di sinistra, condizione decisiva per raggiungere degli obiettivi. Senza il Partito Comunista non è possibile un governo davvero di sinistra né una vera politica di progresso. […]

Per raggiungere i suoi obiettivi il nostro Partito Comunista fonda la sua azione innanzitutto sulla classe operaia, che è la forza sociale decisiva della nostra epoca. La grande missione storica della classe operaia è di liquidare il capitalismo ed edificare il socialismo, sola società veramente umana. E’ perché la classe operaia non possiede ancora nessun mezzo di produzione che essa è la classe più sfruttata, e quindi la sola classe veramente rivoluzionaria sino alla fine. E ancora, è perché le condizioni stesse di sviluppo della produzione fa sì che la classe operaia sia la meglio organizzata, la più disciplinata e la più cosciente.

 

Gli pseudo-rivoluzionari di Nanterre e di altrove possono pure sforzarsi, ma non potranno cambiare nulla di questa realtà storica. […] Noi dobbiamo anche ricordare loro queste parole indirizzate da Anatole France agli intellettuali: “Per combattere e vincere i nostri avversari ricordatevi, cittadini, che dovete marciare con gli artefici dell’emancipazione dei lavoratori manuali, con tutti i difensori della giustizia sociale e che non avete nemici a sinistra. Ricordatevi che senza i proletari non siete che un pugno di dissidenti borghesi e che uniti, mescolati al proletariato, siete la moltitudine al servizio della giustizia.” […]

 
 
 
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