Suonatore Jones

I fiori del male


AL LETTORE... Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le cagne, le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti, fra i mostri che guaiscono, urlano, grugniscono entro il serraglio infame dei nostri vizi,uno ve n'è, più laido, più cattivo, più immondo. Sebbene non faccia grandi gesti, né lanci acute strida, ridurrebbe volentieri la terra a una rovina e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo.È la Noia! L'occhio gravato da una lagrima involontaria, sogna patiboli fumando la sua pipa. Tu lo conosci, lettore, questo mostro delicato - tu, ipocrita lettore - mio simile e fratello![...]SPLEENHo più ricordi in me che se mille anniavessi. Un grosso mobile a cassettistipato di bilanci, versi, lettered'amore, di verbali, di romanze,e di pesanti ciocche di capelli avvolte da quietanze, non nascondesegreti quanto il mio cervello triste:piramide e immensa tomba, celapiù morti che comune sepoltura.Io sono un cimitero dalla lunaaborrito, in cui vermi lunghi, comerimossi si trascinano, e che sempres'avventano sui morti miei più cari.Sono un vecchio salotto, d'appassiterose ricolmo, dove alla rinfusale mode sorpassate insieme giacciono,dove pastelli lamentosi e i pallidi Boucher, soli, respirano il profumodi una fiala sturata.Nulla eguagliain lentezza quei giorni zoppicanti,quando immortali proporzioni assumela Noia, della triste indifferenzail frutto, sotto il peso del fioccarenelle annate nevose. E non sei ormai,viva materia, che una roccia strettada un incerto terrore, addormentatain un Sahara nebbioso, una sfingeignorata dal mondo indifferente,dimenticata sulle mappe: cantail suo selvaggio umore solamentesotto il raggio del sole che tramonta.[...]Quando basso e pesante il cielo gravaCome un coperchio al gemebondo spiritoPreda di lunghe accidie, e a noi, abbracciandoTutto il cerchio dell'orizzonte, versaUn buio lume, più triste che notte;Quando la terra si trasforma in umidoCarcere dove la Speranza, comeUn pipistrello, se ne va sbattendoContro i muri la sua timida ala,Urtando il capo a putridi soffitti;Quando la pioggia, stendendo le sueImmense strisce, imita le sbarreD'una vasta prigione, e un muto popoloDi ragni infami al fondo del cervelloViene a tenderci le sue reti, - a un trattoCampane erompono furiose e lancianoVerso il cielo uno spaventoso urlo,Come spiriti erranti e senza patriaChe diano in gemiti, ostinatamente.E dei lunghi, funerei cortei Vanno sfilando nell'anima mia Senza tamburi né musica, lenti.È in lacrime, ormai vinta, la Speranza;L'atroce Angoscia mi pianta, dispotica,Sul cranio chino il suo vessillo nero.C. Baudelaire,  I fiori del male  [ … ]